Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se sia giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente

In 2 Sent., d. 26, q. 1, a. 5; a. 6, ad 2; De Verit., q. 27, a. 5, ad 5; In Psalm. 22; In 2 Cor., c. 6, lect. 1

Pare che non sia giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente.

Infatti:

1. La grazia è un effetto dell'amore di Dio.

Ora, l'amore col quale Dio ci ama non è mai susseguente, ma sempre preveniente, come appare da quelle parole di S. Giovanni [ 1 Gv 4,10 ]: « Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi ».

Quindi non si deve parlare di grazia preveniente e susseguente.

2. La grazia santificante è unica nell'uomo, essendo essa sufficiente, come sta scritto [ 2 Cor 12,9 ]: « Ti basta la mia grazia ».

Ora, una medesima cosa non può essere anteriore e posteriore.

Perciò non è giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente.

3. La grazia viene conosciuta dagli effetti.

Ma gli effetti della grazia sono infiniti, e uno precede l'altro.

Se quindi si dovesse dividere la grazia in preveniente e susseguente, in base a ciò vi dovrebbero essere infinite specie di grazia.

Ma qualsiasi scienza trascura queste suddivisioni infinite.

Quindi non è giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente.

In contrario:

La grazia di Dio proviene dalla sua misericordia.

Ora, nei Salmi si leggono queste due cose: « La sua misericordia mi previene » [ Sal 59,11 ]; e altrove: « La sua misericordia mi seguirà » [ Sal 23,6 ].

Quindi è giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente.

Dimostrazione:

La grazia, in qualsiasi modo venga intesa, come si divide in operante e cooperante, così si divide in preveniente e susseguente secondo la diversità dei suoi effetti.

Ora, cinque sono gli effetti che la grazia produce in noi: innanzitutto fa sì che l'anima venga risanata; secondo, che voglia il bene; terzo, che possa compiere efficacemente il bene voluto; quarto, che perseveri nel bene; quinto, che raggiunga la gloria.

E così la grazia, in quanto causa in noi il primo effetto, è chiamata preveniente rispetto al secondo; e in quanto causa il secondo è detta susseguente rispetto al primo.

E come un effetto può essere posteriore a un altro, pur essendo anteriore a un terzo, così la grazia relativa a un dato effetto può dirsi sia preveniente che susseguente in rapporto a cose diverse.

Ed è quanto dice S. Agostino [ De nat. et gratia 31.35 ]: « Previene per guarirci, segue perché guariti ci irrobustiamo; previene per chiamarci, segue per glorificarci ».

Analisi delle obiezioni:

1. L'amore di Dio indica qualcosa di eterno: per cui può essere detto solo preveniente.

La grazia invece indica un effetto temporale, che può precedere una cosa ed essere successivo a un'altra.

E così la grazia può essere preveniente e susseguente.

2. La grazia preveniente non differisce da quella susseguente in maniera essenziale, ma solo quanto agli effetti: come si è visto [ a. prec., ad 4 ] per la grazia operante e cooperante.

Poiché anche la grazia susseguente propria della gloria sarà numericamente identica alla grazia preveniente che adesso ci giustifica.

Come infatti la carità della vita presente non viene distrutta, ma è sublimata nella patria, così anche la luce della grazia: poiché entrambe escludono ogni imperfezione nella loro natura.

3. Sebbene gli effetti della grazia possano essere numericamente infiniti, come sono infiniti gli atti umani, tuttavia si riducono tutti a delle specie determinate.

Inoltre tutti concordano nel fatto che l'uno precede l'altro.

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