Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se la giustificazione dell'empio consista nella remissione dei peccati

Infra, a. 6, ad 1; In 4 Sent., d. 17, q. 1, a. 1, sol. 1; De Verit., q. 28, a. 1

Pare che la giustificazione dell'empio non consista nella remissione dei peccati.

Infatti:

1. Come sopra [ q. 71, a. 1 ] si è detto, il peccato non si contrappone soltanto alla giustizia, ma a qualsiasi virtù.

Invece la giustificazione sta a indicare un moto verso la giustizia.

Quindi non ogni remissione dei peccati è una giustificazione, essendo ogni moto un passaggio da un contrario all'altro.

2. Ogni cosa deve essere denominata dal suo elemento principale, come nota Aristotele [ De anima 2,4 ].

Ora, la remissione dei peccati avviene principalmente mediante la fede, secondo l'espressione di S. Pietro [ At 15,9 ]: « Purificandone i cuori con la fede », e mediante la carità, secondo l'espressione dei Proverbi [ Pr 10,12 ]: « L'amore ricopre ogni colpa ».

Perciò la remissione dei peccati deve essere denominata più dalla fede e dalla carità che dalla giustizia.

3. La remissione dei peccati si identifica con la vocazione, o chiamata: infatti viene chiamato chi è distante, e uno è distante da Dio per il peccato.

Ma la vocazione, secondo S. Paolo [ Rm 8,30 ], precede la giustificazione: « Quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati ».

Quindi la giustificazione non consiste nella remissione dei peccati.

In contrario:

La Glossa [ interlin. ], spiegando l'espressione di S. Paolo [ Rm 8,30 ]: « Quelli che ha chiamati li ha anche giustificati », aggiunge: « mediante la remissione dei peccati ».

Quindi la remissione dei peccati non è altro che la giustificazione.

Dimostrazione:

La giustificazione al passivo implica un moto verso la giustizia, come il riscaldamento implica un moto verso il calore.

Ma poiché la giustizia nel suo concetto implica la rettitudine di un ordine, essa può essere presa in due sensi diversi.

Primo, in quanto implica un ordine retto nell'atto medesimo dell'uomo.

E in questo senso, come insegna Aristotele [ Ethic. 5,1 ], la giustizia è una virtù speciale: sia che si tratti della giustizia particolare, che ordina rettamente l'atto di un uomo in rapporto a un'altra persona singola, sia che si tratti della giustizia legale, che ordina rettamente gli atti di un uomo in rapporto al bene comune della collettività.

Secondo, la giustizia può indicare la rettitudine dell'ordine nella stessa disposizione interna dell'uomo: cioè la subordinazione della sua parte superiore a Dio, e delle potenze inferiori dell'anima alla facoltà suprema, ossia alla ragione.

E anche questa disposizione è chiamata da Aristotele [ Ethic. 5,11 ] giustizia in senso metaforico.

E questa giustizia nell'uomo può attuarsi in due modi.

Primo, come semplice generazione, che parte dalla privazione della forma.

E in questo senso la giustificazione può essere attribuita anche a colui che, senza essere in peccato, ricevesse tale giustizia da Dio: è così infatti che Adamo ricevette la giustizia originale.

Secondo, quest'ultima giustizia può attuarsi nell'uomo attraverso il passaggio da un dato termine al suo contrario.

In questo senso dunque la giustificazione implica la trasmutazione da uno stato precedente di ingiustizia a tale giustizia.

Ed è in questo modo che si parla della giustificazione dell'empio, secondo le parole di S. Paolo [ Rm 4,5 ]: « A chi non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio », ecc.

E poiché un moto viene denominato più dal termine di arrivo che da quello di partenza, questa trasmutazione, in cui uno abbandona lo stato di ingiustizia con la remissione dei peccati, viene detto giustificazione dell'empio in base al termine di arrivo.

Analisi delle obiezioni:

1. Qualsiasi peccato, in quanto implica un'insubordinazione dell'anima a Dio, può essere considerato un'ingiustizia, contraria alla giustizia di cui abbiamo parlato [ nel corpo ].

Così infatti si esprime S. Giovanni [ 1 Gv 3,4 ]: « Chiunque commette il peccato commette violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge ».

E in questo senso l'eliminazione di qualsiasi peccato è una giustificazione.

2. La fede e la carità indicano un ordine speciale dell'anima umana verso Dio, secondo l'intelletto o la volontà.

Invece la giustizia indica in generale tutta la rettitudine dell'ordine.

E così la trasmutazione suddetta viene denominata più dalla giustizia che dalla carità o dalla fede.

3. La vocazione dice rapporto all'aiuto di Dio che muove interiormente e sollecita l'anima ad abbandonare il peccato.

Ora, questa mozione divina non è la remissione stessa del peccato, ma la sua causa.

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