Summa Teologica - I-II

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Articolo 6 - Se si possa meritare per un altro la prima grazia

Infra, a. 7, ad 2; In 2 Sent., d. 27, q. 1, a. 6; In 3 Sent., d. 19, q. 1, a. 5, sol. 3, ad 5; In 4 Sent., d. 45, q. 2, a. 1, sol. 1; De Verit., q. 29, a. 7; In 1 Tim., c. 4, lect. 2

Pare che un uomo possa meritare per un altro la prima grazia.

Infatti:

1. A proposito di quel passo evangelico [ Mt 9,2 ]: « Gesù, vista la loro fede », ecc., la Glossa [ ord. ] commenta: « Quanto deve valere presso Dio la fede propria, se quella altrui valse tanto da sanare un uomo sia nell'anima che nel corpo! ».

Ma il risanamento interiore avviene mediante la grazia.

Quindi l'uomo può meritare la prima grazia per un altro.

2. Le preghiere dei giusti non sono vane, ma efficaci; poiché dice S. Giacomo [ Gc 5,16 ]: « Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza ».

Ma prima aveva detto: « Pregate gli uni per gli altri, per essere salvi ».

Ora, siccome la salvezza dell'uomo non può venire che dalla grazia, sembra che un uomo possa meritare per un altro la prima grazia.

3. Sta scritto [ Lc 16,9 ]: « Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché quando essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne ».

Ma non si è ricevuti nelle dimore eterne che mediante la grazia, con la quale soltanto uno può meritare la vita eterna, come sopra [ a. 2; q. 109, a. 5 ] si è detto.

Quindi un uomo può, con i suoi meriti, acquistare per un altro la prima grazia.

In contrario:

Si legge in Geremia [ Ger 15,1 ]: « Anche se Mosè e Samuele si presentassero davanti a me io non mi piegherei verso questo popolo ».

Eppure costoro ebbero meriti grandissimi presso Dio.

Perciò è chiaro che nessuno può meritare a un altro la prima grazia.

Dimostrazione:

Abbiamo già spiegato [ aa. 1,3,4 ] che le nostre opere possono essere meritorie per due motivi.

Primo, in forza della mozione divina: e per tale motivo uno merita a rigore di giustizia.

Secondo, in quanto derivano dal libero arbitrio e sono compiute volontariamente.

E da questo lato si ha un merito di convenienza: è infatti conveniente che quando un uomo si impegna con le sue forze, Dio operi in maniera superiore secondo l'eccellenza della sua virtù.

Dal che risulta evidente che nessuno può meritare la prima grazia per un altro in maniera rigorosa, a eccezione di Cristo.

Poiché ciascuno di noi è mosso da Dio col dono della grazia affinché raggiunga personalmente la vita eterna, per cui il merito rigoroso non si estende al di là di tale mozione.

L'anima di Cristo invece è mossa da Dio con la grazia non solo per raggiungere personalmente la gloria della vita eterna, ma anche per condurvi gli altri, come capo della Chiesa e autore dell'umana salvezza: per cui la Scrittura [ Eb 2,10 ] lo denomina: « Colui che porta molti figli alla gloria, il capo che li guida alla salvezza », ecc.

Tuttavia uno può meritare a un altro la prima grazia con un merito di convenienza.

Dal momento infatti che un uomo in grazia adempie la volontà di Dio è conveniente, secondo i rapporti dell'amicizia, che Dio adempia la sua volontà salvando un altro: sebbene talora ci possa essere un ostacolo dalla parte di colui la cui giustificazione è desiderata da qualche santo.

E in questi casi valgono appunto le parole di Geremia sopra riportate.

Analisi delle obiezioni:

1. La fede degli altri può meritare la salvezza con un merito congruo, o di convenienza, non con un merito condegno, o rigoroso.

2. L'impetrazione della preghiera si fonda sulla misericordia; il merito rigoroso invece si fonda sulla giustizia.

Quindi l'uomo con la preghiera impetra molte cose dalla divina misericordia che tuttavia non merita secondo giustizia.

Infatti nella Scrittura [ Dn 9,18 ] si legge: « Non presentiamo le nostre suppliche davanti a te basate sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia ».

3. Si dice che i poveri che ricevono le elemosine accolgono gli altri nelle dimore eterne o perché impetrano loro il perdono con la preghiera, o perché lo meritano in senso lato con altre opere buone; oppure anche, in senso letterale, per il fatto che mediante le opere di misericordia compiute a favore dei poveri uno merita di essere ricevuto nelle dimore eterne.

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