Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la confessione sia un atto di fede

In 4 Sent., d. 17, q. 3, a. 2, sol. 3; In Rom., c. 10, lect. 2

Pare che la confessione non sia un atto di fede.

Infatti:

1. Un medesimo atto non può appartenere a virtù diverse.

Ma la confessione appartiene alla penitenza, di cui appunto è una delle parti.

Quindi non è un atto di fede.

2. L'uomo talora è trattenuto dal confessare la fede o dal timore o dalla vergogna: infatti l'Apostolo [ Ef 6,19 ] chiede di pregare per lui perché gli sia concessa « una parola franca per far conoscere il mistero del Vangelo ».

Ma non scostarsi dal bene affrontando la vergogna e il timore appartiene alla fortezza, che modera le passioni del timore e dell'audacia.

Perciò la confessione non è un atto di fede, ma di fortezza o di costanza.

3. Il fervore della fede, come porta a confessare esternamente la fede, così porta a compiere altre opere esterne: infatti S. Paolo [ Gal 5,6 ] insegna che « la fede opera per mezzo della carità ».

Ma le altre opere esterne non sono considerate atti di fede.

Quindi neppure la confessione.

In contrario:

Illustrando l'espressione dell'Apostolo [ 2 Ts 1,11 ]: « e l'opera della vostra fede », la Glossa [ ord. ] commenta: « cioè la confessione, che propriamente è l'opera della fede ».

Dimostrazione:

Gli atti esterni propriamente sono atti di quella virtù di cui essi secondo la loro specie raggiungono il fine: digiunare, p. es., secondo la sua specie raggiunge il fine dell'astinenza, che consiste nel reprimere la carne; quindi è un atto di astinenza.

Ora, la confessione delle verità della fede, secondo la sua specie, è ordinata al fine proprio della fede, poiché sta scritto [ 2 Cor 4,13 ]: « Animati da quello stesso spirito di fede noi crediamo, e perciò parliamo ».

Infatti la locuzione esterna è ordinata a esprimere ciò che si è concepito nel cuore.

Perciò come è un atto proprio della fede il concepire interiormente le verità da credere, così lo è pure il confessarle esternamente.

Analisi delle obiezioni:

1. Nella Scrittura vengono raccomandati tre tipi di confessione.

La prima è la confessione delle verità di fede.

E questa è un atto proprio della fede, poiché è ordinata al suo fine, come si è detto [ nel corpo ].

- La seconda è la confessione del ringraziamento, o della lode.

E questa è un atto di latria, essendo ordinata a prestare a Dio un culto esterno, che è il fine della latria.

- La terza è la confessione dei peccati.

E questa è ordinata a togliere il peccato, che è il fine della penitenza.

Perciò appartiene alla penitenza.

2. Ciò che toglie un ostacolo non è una causa per se, ma per accidens, come spiega il Filosofo [ Phys. 8,4 ].

Perciò la fortezza che toglie l'ostacolo alla confessione della fede, cioè la paura o la vergogna, non è la causa propria ed essenziale della confessione, ma quasi una causa per accidens.

3. La fede interna, mediante la carità, causa tutti gli atti virtuosi esterni con l'aiuto delle altre virtù non compiendoli direttamente, ma comandandoli.

Invece produce la confessione come atto proprio, senza l'aiuto di altre virtù.

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