Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se al dono della scienza corrisponda la terza beatitudine: « Beati coloro che piangono, perché saranno consolati »

I-II, q. 69, a. 3, ad 2, 3; In 3 Sent., d. 34, q. 1, a. 4

Pare che alla scienza non corrisponda la beatitudine [ Mt 5,5 ]: « Beati coloro che piangono, perché saranno consolati ».

Infatti:

1. Come il male è causa di tristezza e di pianto, così il bene è causa di gioia.

Ma la scienza manifesta più il bene che il male, poiché il male stesso è conosciuto mediante il bene: infatti Aristotele [ De anima 1,5 ] scrive che « una linea retta è giudice di se stessa e di quella obliqua ».

Perciò la suddetta beatitudine non corrisponde al dono della scienza.

2. La considerazione della verità è un atto di scienza.

Ora, la considerazione della verità non implica tristezza, ma gioia, poiché sta scritto [ Sap 8,16 ]: « La sua compagnia non dà amarezza, né dolore la sua convivenza, ma contentezza e gioia ».

Quindi la beatitudine indicata non corrisponde bene al dono della scienza.

3. Il dono della scienza consiste più nella speculazione che nell'operazione.

Ma per quanto riguarda la speculazione ad esso non corrisponde il pianto: poiché, secondo Aristotele [ De anima 3,9 ], l'intelletto speculativo « non dice nulla di ciò che va imitato o rifuggito », come non dice nulla di lieto o di triste.

Perciò la beatitudine indicata non corrisponde al dono della scienza.

In contrario:

S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,4.11 ] insegna: « La scienza si addice a coloro che piangono, i quali hanno appreso come essi furono incatenati da quei mali che avevano cercato come altrettanti beni ».

Dimostrazione:

La scienza propriamente ha il compito di giudicare rettamente delle creature.

Ora, le creature danno occasione all'uomo di allontanarsi da Dio.

Così infatti si legge nella Scrittura [ Sap 14,11 ]: « Le creature di Dio sono divenute un abominio e un laccio per i piedi degli stolti », i quali appunto non ne hanno un retto giudizio, pensando che in esse si trovi il bene perfetto: per cui, costituendo in esse il proprio fine, peccano e perdono il vero bene.

E questo danno viene conosciuto dall'uomo mediante il retto giudizio sulle creature, che è dovuto al dono della scienza.

Perciò si dice che la beatitudine del pianto corrisponde al dono della scienza.

Analisi delle obiezioni:

1. I beni creati non provocano la gioia spirituale se non in quanto sono riferiti al bene divino, dal quale deriva propriamente tale gioia.

Perciò la pace dello spirito, e la gioia che la accompagna, corrispondono direttamente al dono della sapienza.

Invece al dono della scienza corrisponde prima di tutto il pianto per gli errori del passato, e in seguito la consolazione che viene dall'ordinare le creature al bene divino mediante il retto giudizio della scienza.

E così in questa beatitudine troviamo come merito il pianto e come premio la consolazione che ne deriva.

La quale poi, iniziale nella vita presente, sarà perfetta in quella futura.

2. L'uomo gode della considerazione stessa della verità, ma ciò non toglie che possa rattristarsi delle cose di cui considera la verità.

Ed è in questo senso appunto che alla scienza viene attribuito il pianto.

3. Nessuna beatitudine corrisponde alla scienza dal lato della speculazione: poiché la beatitudine dell'uomo non consiste nella considerazione delle creature, ma nella contemplazione di Dio.

Invece la beatitudine umana, dico la beatitudine della vita presente, consiste in qualche modo nel debito uso delle creature e nell'affetto ordinato verso di esse.

E così alla scienza non viene attribuita alcuna beatitudine di ordine contemplativo, contrariamente a quanto si fa con l'intelletto e la sapienza, che hanno per oggetto le realtà divine.

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