Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la beatitudine eterna sia l'oggetto proprio della speranza

III, q. 8, a. 4; In 3 Sent., d. 26, q. 2, a. 2, ad 2; De Virt., q. 4, aa. 1, 4

Pare che la beatitudine eterna non sia l'oggetto proprio della speranza.

Infatti:

1. L'uomo non spera ciò che sorpassa qualsiasi moto del suo spirito: poiché l'atto della speranza è un certo moto dell'animo.

Ora, la beatitudine eterna sorpassa qualsiasi moto dello spirito umano: come infatti dice l'Apostolo [ 1 Cor 2,9 ], essa « non entrò in cuore di uomo ».

Quindi la beatitudine non è l'oggetto proprio della speranza.

2. La preghiera è l'interprete della speranza, poiché sta scritto nei Salmi [ Sal 37,5 ]: « Manifesta al Signore la tua via, confida in lui: compirà la sua opera ».

Ora, come è evidente dal Padre Nostro, l'uomo chiede lecitamente a Dio non soltanto la beatitudine eterna, ma anche i beni della vita presente, sia spirituali che temporali, come pure la liberazione dai mali, che mancheranno del tutto nella beatitudine eterna.

Quindi la beatitudine eterna non è l'oggetto proprio della speranza.

3. Oggetto della speranza sono le cose ardue.

Ora, per l'uomo non è ardua soltanto la beatitudine eterna, ma sono ardue anche molte altre cose.

Quindi la beatitudine eterna non è l'oggetto proprio della speranza.

In contrario:

L'Apostolo [ Eb 6,19 ] afferma: « Abbiamo una speranza che penetra al di là del velo », « ossia che fa penetrare », come dice la Glossa [ interlin. e P. Lomb. ], « nella beatitudine celeste ».

Quindi la beatitudine eterna è l'oggetto della speranza.

Dimostrazione:

Abbiamo detto [ a. prec. ] che la speranza di cui parliamo raggiunge Dio stesso, fondandosi sul suo aiuto per conseguire il bene sperato.

Ora, è necessario che l'effetto sia proporzionato alla causa.

Perciò il bene che propriamente e principalmente dobbiamo sperare da Dio è un bene infinito, proporzionato alla virtù divina che viene in nostro aiuto: infatti è proprio di una virtù infinita condurre a un bene infinito.

Ma questo bene è la vita eterna, che consiste nella fruizione di Dio medesimo: poiché da lui non si deve sperare qualcosa che sia al disotto di Dio medesimo, dal momento che la sua bontà, mediante la quale comunica il bene alle creature, non è inferiore alla sua essenza.

Perciò l'oggetto proprio e principale della speranza è la beatitudine eterna.

Analisi delle obiezioni:

1. La beatitudine eterna non può entrare perfettamente nel cuore dell'uomo così da far conoscere all'uomo viatore quale essa sia, ma può essere percepita dall'uomo secondo un concetto generico, cioè come il bene perfetto.

Ed è così che il moto della speranza muove verso di essa.

Per cui l'Apostolo dice espressamente che la speranza penetra « al di là del velo »: poiché quanto speriamo è ancora velato per noi.

2. Non dobbiamo chiedere a Dio alcun altro bene se non in ordine alla beatitudine eterna.

Perciò la speranza riguarda principalmente la felicità eterna, e tutte le altre cose che vengono chieste a Dio le considera come secondarie, e in ordine a questa felicità.

Esattamente come la fede, che ha per oggetto principalmente Dio e secondariamente le cose che sono a lui ordinate, come sopra [ q. 1, a. 1; a. 6, ad 1 ] si è spiegato.

3. A un uomo che aspira a qualcosa di grande pare piccolo tutto ciò che è inferiore ad esso.

E così chi spera la beatitudine eterna nulla considera arduo in confronto a tale speranza.

Tuttavia in rapporto alle capacità di chi spera possono essere ardue anche altre cose.

E sotto tale aspetto anche queste possono essere oggetto di speranza, sempre in ordine al suo oggetto principale.

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