Summa Teologica - II-II

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Articolo 9 - Se sia giusto distinguere nella carità i tre gradi di incipiente, proficiente e perfetta

In 3 Sent., d. 29, q. 1, a. 8, sol. 1; In Is., c. 44

Pare che non sia giusto distinguere nella carità i tre gradi di incipiente, proficiente e perfetta.

Infatti:

1. Tra l'inizio e la perfezione ultima della carità ci sono molti gradi intermedi.

Perciò non è giusto indicare un solo grado intermedio.

2. Appena comincia a esistere, la carità comincia pure a svilupparsi.

Quindi non si deve distinguere tra carità incipiente e carità proficiente [ o in sviluppo ].

3. Per quanto uno abbia perfetta la carità in questo mondo, tuttavia tale carità può sempre crescere, come si è visto [ a. 7 ].

Ma per la carità crescere o svilupparsi è la stessa cosa.

Perciò la carità perfetta non va distinta dalla carità in sviluppo, o proficiente.

Quindi i suddetti tre gradi della carità non sono assegnati convenientemente.

In contrario:

S. Agostino [ In I ep. Ioh. tract. 5 ] afferma: « La carità appena nasce viene nutrita », il che si riferisce agli incipienti; « una volta nutrita viene irrobustita », il che è proprio dei proficienti; « una volta irrobustita viene perfezionata », compito questo dei perfetti.

Quindi ci sono tre gradi di carità.

Dimostrazione:

L'aumento spirituale della carità può essere paragonato da un certo punto di vista alla crescita materiale di un uomo.

Ora, sebbene questa possa essere distinta in molte parti, ha tuttavia determinate distinzioni in base ai determinati atti e compiti che l'uomo raggiunge nel suo sviluppo: si ha cioè l'età infantile prima che raggiunga l'uso di ragione; si distingue poi un secondo stato quando inizia a parlare e a fare uso della ragione; finalmente si ha un terzo stato, che è quello della pubertà, quando inizia a poter generare; e così di seguito fino a che raggiunge lo sviluppo perfetto.

Allo stesso modo dunque si distinguono diversi gradi anche nella carità, in base ai vari compiti che l'uomo è portato ad affrontare con l'aumento di essa.

Infatti da principio l'uomo ha il compito principale di allontanarsi dal peccato e di resistere alle sue concupiscenze, che muovono in senso contrario alla carità.

E ciò appartiene agli incipienti, nei quali la carità va nutrita e sostenuta perché non perisca.

- Segue poi, come secondo compito, lo sforzo di avanzare nel bene.

E questo compito appartiene ai proficienti, che tendono principalmente a irrobustire e ad accrescere in se stessi la carità.

- Il terzo compito finalmente consiste nell'attendere principalmente ad aderire a Dio e a godere di lui.

E ciò appartiene ai perfetti, i quali « desiderano di sciogliersi dal corpo e di essere con Cristo ».

- Come anche nel moto fisico vediamo che la prima cosa è l'abbandono del termine di partenza, la seconda l'avvicinamento al termine di arrivo e la terza la quiete nel termine raggiunto.

Analisi delle obiezioni:

1. Tutte le distinzioni particolari che si possono rilevare nello sviluppo della carità si riducono alle tre suddivisioni indicate [ nel corpo ].

Come ogni divisione di un continuo si riduce, come insegna il Filosofo [ De caelo 1,1 ], a queste tre cose: il principio, il dato intermedio e la fine.

2. Il compito principale di coloro nei quali la carità è incipiente, pur non escludendo il progresso, consiste nel resistere ai peccati, di cui essi soffrono l'assalto.

In seguito invece, sentendo meno questo assalto, essi attendono quasi con maggiore sicurezza a progredire; però se da un lato compiono l'opera, dall'altro hanno la mano alla spada, come dice il secondo libro di Esdra [ Esd 4,17 ] a proposito dei ricostruttori di Gerusalemme.

3. Progrediscono nella carità anche i perfetti: ma non è questa la loro occupazione principale, poiché ormai essi tendono soprattutto a stare uniti a Dio.

E sebbene cerchino questo anche gli incipienti e i proficienti, questi ultimi tuttavia sentono maggiormente altre preoccupazioni: gli incipienti quella di evitare i peccati e i proficienti quella di progredire nelle virtù.

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