Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se l'imprudenza sia un peccato

Pare che l'imprudenza non sia un peccato.

Infatti:

1. Come dice S. Agostino [ De vera relig. 14.27 ], qualsiasi peccato è volontario.

Ma l'imprudenza è involontaria: infatti nessuno vuole essere imprudente.

Quindi l'imprudenza non è un peccato.

2. Eccetto quello originale, nessun peccato nasce con l'uomo.

Invece l'imprudenza nasce con l'uomo: per cui i giovani sono imprudenti.

E d'altra parte non è il peccato originale, che si contrappone alla giustizia originale.

Quindi l'imprudenza non è un peccato.

3. Tutti i peccati vengono tolti dalla penitenza.

Ma l'imprudenza non viene eliminata dalla penitenza.

Quindi l'imprudenza non è un peccato.

In contrario:

Il tesoro spirituale della grazia non può essere distrutto che dal peccato.

Ora, esso viene distrutto dall'imprudenza, poiché sta scritto [ Pr 21,20 ]: « Tesori preziosi e profumi sono nella dimora del saggio, ma l'uomo imprudente li dissiperà ».

Quindi l'imprudenza è un peccato.

Dimostrazione:

L'imprudenza può essere concepita in due modi: come privazione e come vizio contrario alla prudenza.

- Come semplice negazione invece il termine sarebbe improprio, poiché allora verrebbe a indicare la sola inesistenza della virtù: e tale imprudenza può essere senza peccato.

- Si parla dunque di imprudenza in senso privativo quando uno manca di quella prudenza che può e deve avere.

E allora l'imprudenza è un peccato a motivo della negligenza con cui si trascura l'impegno per acquistare la prudenza.

Si parla invece di imprudenza in senso contrario quando la ragione procede o agisce in modo contrario alla prudenza.

Se p. es. la retta ragione agisce consigliandosi, l'imprudente disprezza il consiglio: e così per tutte le altre funzioni da osservarsi nell'atto della prudenza.

E in questo caso l'imprudenza è un peccato che colpisce il costitutivo proprio della prudenza.

Infatti non può essere che uno agisca contro la prudenza senza allontanarsi dalle regole che danno la rettitudine della prudenza.

Se quindi ciò avviene con l'allontanamento dalle regole divine, si ha un peccato mortale: quando cioè uno agisce con precipitazione quasi disprezzando e ripudiando le prescrizioni divine.

Se invece uno agisce prescindendo da esse, ma senza disprezzo e senza pregiudizio per le cose indispensabili alla salvezza, si ha un peccato veniale.

Analisi delle obiezioni:

1. Nessuno vuole la deformità dell'imprudenza: però il temerario che vuole agire con precipitazione vuole un atto di imprudenza.

Per cui anche il Filosofo [ Ethic. 6,5 ] ha scritto che « colui che pecca volontariamente in materia di prudenza è meno accettato ».

2. Ciò vale per l'imprudenza puramente negativa.

- Si deve però notare che la mancanza di prudenza e di qualsiasi virtù è inclusa nella mancanza della giustizia originale, che dava la perfezione a ogni parte dell'anima.

E in base a ciò la mancanza di tutte queste virtù può essere ricondotta al peccato originale.

3. Con la penitenza viene restituita la prudenza infusa, e così cessa la privazione di questa virtù.

Però non viene restituito l'abito della prudenza acquisita, ma viene solo eliminato l'atto contrario, che propriamente costituisce il peccato di imprudenza.

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