Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la divinazione sia una specie della superstizione

Supra, q. 92, a. 2

Pare che la divinazione non sia una specie della superstizione.

Infatti:

1. Un'identica cosa non può essere una specie di generi diversi.

Ma la divinazione è una specie della curiosità, come nota S. Agostino [ De doctr. christ. 2, cc. 23,24 ].

Quindi non è una specie della superstizione.

2. Come la religione è un culto debito, così la superstizione è un culto indebito.

Ma la divinazione non rientra nelle pratiche di un culto indebito.

Quindi non rientra nella superstizione.

3. La superstizione è l'opposto della religione.

Ma nella vera religione non c'è una pratica che corrisponda alla divinazione.

Perciò questa non è una specie della superstizione.

In contrario:

Origene [ In Nm hom. 16 ] ha scritto: « Nel campo della preveggenza c'è un intervento diabolico dovuto alle arti di coloro che si sono dati ai demoni, arti che si possono ridurre ai sortilegi, agli auguri o alla consultazione delle tenebre.

Ora, io non dubito affatto che tutte queste cose avvengano realmente per intervento diabolico ».

Ma secondo S. Agostino [ De doctr. christ. 2, cc. 20,23 ] tutto ciò che deriva dal commercio dei demoni con l'uomo è superstizioso.

Quindi la divinazione è una specie della superstizione.

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ q. 92, aa. 1,2; q. 94, a. 1 ], la superstizione implica un abuso del culto divino.

Ora, una cosa può rientrare nel culto divino per due motivi.

Primo, perché consiste in un'offerta: e allora abbiamo il sacrificio, l'oblazione e altre cose del genere.

Secondo, perché consiste nel servirsi di qualcosa di divino: come nel caso sopra descritto del giuramento [ q. 89, introd.; a. 4, ad 2 ].

Perciò rientrano nella superstizione non soltanto l'offerta idolatrica del sacrificio fatto ai demoni, ma anche il ricorso all'aiuto dei demoni per fare o per conoscere qualcosa.

Ora, qualsiasi divinazione deriva dall'intervento diabolico: o perché i demoni sono espressamente invocati per manifestare il futuro, oppure perché essi intervengono nelle vane ricerche del futuro per irretire le anime umane nella vanità, alla quale invece, come dice il Salmo [ Sal 40,5 ], il giusto « non guarda, come non si volge a chi segue la menzogna ».

Ora, si ha una vana [ e menzognera ] ricerca del futuro quando uno tenta di conoscerlo da dove non può apprenderlo.

Perciò la divinazione è chiaramente una specie della superstizione.

Analisi delle obiezioni:

1. La divinazione appartiene alla curiosità quanto allo scopo perseguito, che è la conoscenza del futuro, ma appartiene alla superstizione per i suoi procedimenti.

2. La divinazione rientra nel culto dei demoni poiché in essa si ricorre a dei patti taciti o espressi col demonio.

3. Nella nuova legge l'anima viene distolta dalla sollecitudine dei beni temporali: perciò nella nuova legge non fu istituita alcuna pratica per conoscere il futuro relativo alle cose temporali.

Invece nell'antica legge, che attirava con promesse terrene, c'erano delle consultazioni sul futuro nell'ambito della religione.

Si legge infatti in Isaia [ Is 8,19 ]: « Quando vi diranno: Interrogate gli spiriti e gli indovini che bisbigliano e mormorano formule », dovete replicare: « Forse che il popolo non ha il suo Dio da consultare per i vivi e per i morti? ».

- Tuttavia anche nel nuovo Testamento ci furono alcuni dotati di spirito profetico, i quali predissero molte cose future.

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