Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se le pratiche ordinate a trasmutare i corpi, p. es. a produrre la guarigione, o qualcosa del genere, siano lecite

C. G., III, c. 105; De Pot., q. 6, a. 10; Quodl., 12, q. 9, a. 2

Pare che le pratiche ordinate a trasmutare i corpi, p. es. a produrre la guarigione, o qualcosa del genere, siano lecite.

Infatti:

1. È lecito servirsi delle virtù naturali dei corpi per raggiungere gli effetti corrispondenti.

Ma gli esseri naturali hanno delle virtù occulte di cui l'uomo non può dare una spiegazione: S. Agostino [ De civ. Dei 21, cc. 5,7 ] porta, fra l'altro, l'esempio della calamita che attira il ferro.

Quindi non è illecito servirsi di queste cose per trasmutare i corpi.

2. Come sono soggetti agli astri i corpi prodotti dalla natura, così lo sono pure i corpi prodotti dall'arte.

Ma dall'influsso degli astri i corpi naturali ricevono delle virtù occulte che ne accompagnano la specie.

Quindi anche i corpi elaborati dall'arte, come ad es. le immagini, ricevono dagli astri una virtù occulta per produrre determinati effetti.

Quindi non è illecito servirsi di essi, o di altre cose del genere.

3. Anche i demoni, come nota S. Agostino [ De Trin. 3, cc. 8,9 ], possono in più modi trasmutare i corpi.

Ma la loro capacità viene da Dio.

Quindi si può ricorrere lecitamente alla loro capacità per produrre le suddette trasmutazioni.

In contrario:

S. Agostino [ De doctr. christ. 2,20.30 ] afferma che vanno attribuiti alla superstizione « i ritrovati delle arti magiche, gli amuleti e i rimedi condannati dalla medicina stessa, quali sono gli incantesimi, i segni che chiamano caratteri e l'uso di appendere o contrassegnare determinate cose ».

Dimostrazione:

Nei procedimenti che vengono usati per produrre degli effetti corporali si deve considerare se per natura essi hanno la capacità di causare tali effetti.

In tal caso infatti l'azione non è illecita: poiché è lecito usare le cause naturali per produrre gli effetti corrispondenti.

- Se invece essi naturalmente non possono produrre tali effetti, allora ne segue che non sono adoperati come cause, ma come segni.

E allora rientrano « nei segni convenzionali stabiliti con i demoni » [ Agost., De doctr. christ. 2,20.30 ].

Da cui ancora le parole di S. Agostino [ De civ. Dei 21,6 ]: « I demoni sono attratti da creature prodotte non da loro, ma da Dio, e le attrattive sono diverse secondo la diversità dei demoni, i quali accorrono non come animali attirati dal cibo, ma come spiriti attratti da quei segni che sono conformi al gusto di ciascuno, e che variano secondo i vari generi di pietre, di erbe, di legni, di animali, di canti e di riti ».

Analisi delle obiezioni:

1. Se ci si limita a fare uso di esseri naturali per produrre degli effetti che si ritengono proporzionati alle loro capacità naturali, allora ciò non è né superstizioso né illecito.

Se però si aggiungono segni, parole o altre vane osservanze che non possono avere alcuna efficacia di ordine naturale, allora l'azione è superstiziosa e illecita.

2. Le virtù naturali dei corpi naturali conseguono alle loro forme sostanziali, che sono prodotte dall'influsso degli astri: per cui da tale influsso i suddetti corpi ricevono particolari virtù attive.

Invece la forma dei corpi elaborati dall'arte deriva dall'idea dell'artefice; e poiché, come nota Aristotele [ Phys. 1,5 ], essa non va oltre la composizione, l'ordine e la figura, non può avere la virtù naturale di agire.

Di conseguenza tali corpi non ricevono alcuna virtù dai corpi celesti in quanto prodotti dall'arte, ma solo attraverso la loro materia naturale.

È quindi falsa l'opinione di Porfirio il quale pensava, come riferisce S. Agostino [ De civ. Dei 10,11 ], che « con determinate erbe, pietre, animali, suoni, parole, figure, o con certe rappresentazioni di cose osservate in cielo nei moti degli astri, si possano fabbricare da parte dell'uomo sulla terra degli oggetti capaci di subire i vari influssi delle stelle »; attribuendo così gli effetti delle arti magiche all'influsso dei corpi celesti.

Come nota invece S. Agostino [ De civ. Dei 10,11 ], « tutto ciò va attribuito ai demoni, i quali si prendono gioco delle anime loro soggette ».

Perciò anche le cosiddette immagini astronomiche devono la loro efficacia all'intervento diabolico.

E ciò è indicato dal fatto che su di esse è necessario incidere dei caratteri, i quali per natura non hanno operazione alcuna: infatti la figura non è mai principio di un'operazione naturale.

Però tra le immagini astronomiche e quelle dei negromanti c'è questa differenza, che in queste ultime ci sono invocazioni esplicite e apparizioni del demonio, per cui esse rientrano nei patti stabiliti espressamente col diavolo, mentre nelle prime dai simboli di certe figure, o caratteri, affiorano dei patti solo taciti.

3. Il dominio della divina maestà, a cui sono soggetti anche i demoni, implica che Dio può servirsi di essi come vuole.

L'uomo invece non ha ricevuto il dominio sui demoni per potersene servire come vuole, ma deve avere con essi una guerra dichiarata.

Perciò in nessun modo è lecito all'uomo ricorrere all'aiuto dei demoni con accordi taciti o espressi.

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