Summa Teologica - II-II

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Articolo 8 - Se la temperanza sia la più grande delle virtù

Supra, q. 123, a. 12; I-II, q. 66, a. 4; In 4 Sent., d. 33, q. 3, a. 3; De Virt., q. 5, a. 3

Pare che la temperanza sia la più grande delle virtù.

Infatti:

1. S. Ambrogio [ De off. 1,43 ] afferma che « soprattutto nella temperanza ci si prende cura dell'onestà, e si cerca il decoro ».

Ma le virtù sono lodevoli in quanto sono oneste e piene di decoro.

Quindi la temperanza è la più grande delle virtù.

2. Compiere ciò che è più difficile è proprio di una virtù superiore.

Ora, è più difficile tenere a freno le concupiscenze e i piaceri del tatto, che sono l'oggetto della temperanza, che non tenere a freno le azioni esterne, che sono l'oggetto della giustizia.

Quindi la temperanza è una virtù superiore alla giustizia.

3. Quanto più una cosa è universale e comune, tanto più è necessaria e nobile.

Ma la fortezza ha per oggetto i pericoli di morte, che sono più rari dei piaceri del tatto, i quali invece si presentano tutti i giorni: per cui l'esercizio della temperanza è più universale e comune di quello della fortezza.

Quindi la temperanza è una virtù più nobile della fortezza.

In contrario:

Il Filosofo [ Reth. 1,9 ] scrive che « le virtù più grandi sono quelle che sono più utili agli altri: e per questo noi onoriamo soprattutto i giusti e i forti ».

Dimostrazione:

Come nota il Filosofo [ Ethic. 1,2 ], « il bene del popolo è più divino del bene di un solo uomo ».

Perciò quanto più una virtù riguarda il bene comune, altrettanto è superiore.

Ora, la giustizia e la fortezza riguardano il bene comune più della temperanza: poiché la giustizia ha per oggetto i rapporti reciproci, e la fortezza i pericoli della guerra, affrontati per il bene comune; la temperanza invece regola solo le concupiscenze e i piaceri individuali.

È quindi evidente che la giustizia e la fortezza sono virtù superiori alla temperanza; sebbene siano ancora più importanti di esse la prudenza e le virtù teologali.

Analisi delle obiezioni:

1. L'onestà e il decoro sono attribuiti in modo speciale alla temperanza non per la sua bontà superiore, ma per la bruttezza del male contrario, da cui essa ritrae: infatti la temperanza regola passioni che sono comuni a noi e agli animali.

2. È vero che la virtù « ha per oggetto il difficile e il bene » [ Arist., Ethic. 2,2 ], ma la grandezza di una virtù dipende più dalla bontà, in cui prevale la giustizia, che dalla obiezioni, in cui prevale invece la temperanza.

3. L'universalità desunta dal riferimento alla moltitudine degli uomini contribuisce alla bontà di una virtù più di quella desunta dalla frequenza del suo esercizio.

Ora, il primo tipo di universalità appartiene più alla fortezza, il secondo più alla temperanza.

Perciò, assolutamente parlando, la fortezza è superiore; sebbene sotto certi aspetti la temperanza possa dirsi superiore non solo alla fortezza, ma anche alla giustizia.

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