Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se l'umiltà sia tra le parti della modestia, e quindi della temperanza

Supra, q. 160, a. 2; In 3 Sent., d. 33, q. 3, a. 2, sol. 3

Pare che l'umiltà non sia tra le parti della modestia, e quindi della temperanza.

Infatti:

1. L'umiltà, come si è visto [ a. 3 ], riguarda specialmente la riverenza che spinge a sottomettersi a Dio.

Ma avere Dio per oggetto è proprio delle virtù teologali.

Quindi l'umiltà va posta più tra le virtù teologali che tra le parti della temperanza o della modestia.

2. La temperanza risiede nel concupiscibile.

L'umiltà invece è nell'irascibile, come pure la superbia, che è il suo contrario, e che ha per oggetto le cose ardue.

Perciò l'umiltà non è tra le parti della temperanza o della modestia.

3. L'umiltà e la magnanimità hanno il medesimo oggetto, come risulta evidente dalle cose già dette [ a. 1, ad 3 ].

Ora, la magnanimità non è annessa alla temperanza, bensì alla fortezza, come sopra [ q. 129, a. 5 ] si è spiegato.

Quindi l'umiltà non è una parte potenziale della temperanza o della modestia.

In contrario:

Origene [ In Lc hom. 8 ] ha scritto: « Se vuoi sapere il nome di questa virtù, e come sia chiamata dai filosofi, sappi che l'umiltà di cui Dio si compiace è identica alla virtù che essi chiamano metriotes », cioè misura, o moderazione: la quale rientra evidentemente nella modestia, e quindi nella temperanza.

- Perciò l'umiltà appartiene alla modestia e alla temperanza.

Dimostrazione:

Come si è già notato [ q. 137, a. 2, ad 1; q. 157, a. 3, ad 2 ], nell'assegnare le parti potenziali alle virtù si deve badare soprattutto alla somiglianza nella maniera di agire.

Ora, la maniera propria della temperanza, che ne costituisce il vanto principale, è il frenare e il reprimere l'impeto di certe passioni.

Per cui tutte le virtù che frenano o reprimono gli impulsi di certi sentimenti, o che moderano certi atti, sono considerate parti potenziali della temperanza.

Ora, come la mansuetudine reprime i moti dell'ira, così l'umiltà reprime i moti della speranza, che tendono a grandi cose.

Per cui come la mansuetudine viene posta fra le parti della temperanza, così anche l'umiltà.

Per cui anche il Filosofo afferma che colui il quale tende, secondo le proprie capacità, a cose piccole non è magnanimo, ma « temperante »: ossia umile, diremmo noi.

- E secondo le spiegazioni date [ q. 160, a. 2 ], fra le altre parti della temperanza l'umiltà rientra esattamente nella modestia, nel senso in cui ne parla Cicerone [ De invent. 2,54 ]: poiché l'umiltà non è altro che una certa moderazione dello spirito.

Da cui l'esortazione di S. Pietro [ 1 Pt 3,4 ] a rimanere « nell'incorruttibilità di uno spirito quieto e modesto ».

Analisi delle obiezioni:

1. Le virtù teologali, avendo per oggetto il fine ultimo, che è il primo principio di tutto l'ordine appetitivo, sono la causa di tutte le altre virtù.

Perciò il fatto che l'umiltà venga causata dalla riverenza verso Dio non esclude che sia una parte potenziale della modestia o della temperanza.

2. Le parti potenziali, come si è già detto [ nel corpo ], vengono assegnate alle virtù principali non in base all'affinità della materia o del soggetto, ma in base alla maniera specifica di agire.

Sebbene quindi l'umiltà risieda nell'irascibile, tuttavia per la sua maniera di agire viene posta fra le parti della modestia e della temperanza.

3. La magnanimità e l'umiltà, sebbene abbiano la stessa materia, tuttavia differiscono nella maniera di agire: e per tale ragione la magnanimità viene posta fra le parti della fortezza, e l'umiltà fra quelle della temperanza.

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