Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se nella rivelazione profetica Dio infonda nuove specie nella mente del profeta, o soltanto nuovi lumi

De Verit., q. 12, a. 7; In Is., c. 1; In 1 Cor., c. 14, lect. 1

Pare che nella rivelazione profetica Dio non infonda nuove specie nella mente del profeta, ma soltanto nuovi lumi.

Infatti:

1. Secondo S. Girolamo [ Glossa ord. ], i profeti ricorrono alle immagini delle cose ad essi familiari.

Ora, se la visione profetica avvenisse mediante l'infusione di nuove specie, le consuetudini precedenti non avrebbero alcun influsso.

Quindi nell'animo del profeta non vengono infuse nuove specie, ma solo un nuovo lume profetico.

2. Come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,9.20 ], non è la visione immaginaria, ma solo quella intellettuale che fa il profeta: per cui Daniele [ Dn 10,1 ] afferma che « l'intelligenza è necessaria nella visione ».

Ma la visione intellettuale non si compie, secondo il medesimo S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,6.15 ], mediante immagini, bensì mediante la verità delle cose.

Perciò la rivelazione profetica non avviene mediante l'infusione di specie.

3. Lo Spirito Santo col dono della profezia dà all'uomo qualcosa che supera le capacità della natura.

Ma l'uomo con le sue facoltà naturali può formarsi la specie di qualsiasi cosa.

Quindi nella rivelazione profetica non vengono infuse delle specie, ma solo una nuova luce intellettuale.

In contrario:

In Osea [ Os 12,11 ] si legge: « Ho moltiplicato per loro le visioni, e per mezzo dei profeti ho comunicato la mia somiglianza ».

Ora, la molteplicità delle visioni non si ha quanto alla luce intellettuale, che è identica in tutte le visioni profetiche, ma solo quanto alla diversità delle specie, secondo le quali si ha anche la somiglianza.

Perciò nella rivelazione profetica vengono infuse delle nuove specie, e non soltanto una nuova luce intellettuale.

Dimostrazione:

Come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,9.20 ], « la conoscenza profetica appartiene soprattutto alla mente ».

Ora, a proposito della conoscenza della mente umana bisogna considerare due cose: la percezione, o rappresentazione, delle cose e il giudizio sulle cose percepite.

La rappresentazione viene fatta mediante le specie [ intenzionali ]: e nell'ordine naturale bisogna che prima esse vengano presentate ai sensi, in secondo luogo all'immaginazione e in terzo luogo all'intelletto possibile, il quale viene impressionato dalle specie della fantasia mediante l'illuminazione dell'intelletto agente.

Ora, nella fantasia non ci sono soltanto le forme delle realtà sensibili come sono ricevute dai sensi, ma anche quelle elaborate diversamente: o in seguito a qualche alterazione fisiologica, come avviene nei dormienti e nei pazzi furiosi, oppure perché si tratta di fantasmi preordinati dalla ragione alla conoscenza di qualcosa.

Come infatti dalla diversa disposizione delle lettere dell'alfabeto derivano concetti diversi, così anche dalla diversa disposizione dei fantasmi risultano nell'intelletto specie intelligibili diverse.

- Invece il giudizio della mente avviene mediante l'influsso della luce intellettiva.

Ora, il dono della profezia conferisce alla mente umana, nell'una e nell'altra funzione, qualcosa che supera le facoltà naturali: nel giudizio con l'infusione di una nuova luce intellettuale, nella percezione invece e nella rappresentazione delle cose con particolari specie [ intenzionali ].

L'insegnamento umano dunque può paragonarsi alla rivelazione profetica solo per quest'ultima funzione, non già rispetto alla prima: infatti il maestro presenta qualcosa al suo discepolo mediante la parola, ma non può illuminarlo interiormente, come Dio solo può fare.

Ora, tra queste due funzioni la principale nella profezia è la prima: poiché il giudizio è il coronamento della conoscenza.

Se quindi uno riceve da Dio la visione di qualcosa sotto forma di immagini fantastiche, come il Faraone [ Gen 41 ] e Nabucodonosor [ Dn 2; Dn 4 ], oppure sotto forma di immagini materiali, come Baldassarre [ Dn 5 ], costui non è da considerarsi profeta, se la sua mente non viene illuminata per giudicare, ma tali apparizioni sono qualcosa di imperfetto nel genere della profezia: cosicché alcuni [ Mosè Maim., Dux neutr. 2,36 ] le chiamano, come la divinazione dei sogni, « casi di profezia ».

Invece uno è profeta anche se il suo intelletto viene illuminato solo per giudicare [ e interpretare ] le visioni immaginarie di altri: ed è questo il caso di Giuseppe, il quale spiegò il sogno del Faraone [ Gen 41 ].

Però, come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,9.20 ], « profeta è soprattutto colui che eccelle nell'una e nell'altra funzione: nel vedere cioè in ispirito immagini di realtà corporali piene di significato, e nell'interpretarle con la vivacità della mente ».

Ora, Dio presenta le immagini sensibili alla mente del profeta talora esteriormente mediante i sensi: come Daniele [ Dn 5,17ss ] vide le parole scritte sulla parete.

Talora invece lo fa mediante immagini fantastiche, o impresse direttamente da lui senza passare attraverso i sensi, come se nell'immaginazione di un cieco nato venissero impresse le immagini dei colori, oppure servendosi di immagini ricevute dai sensi, come nel caso di Geremia [ Ger 1,13 ], il quale vide « una caldaia sul fuoco inclinata verso settentrione ».

Oppure Dio imprime le specie intelligibili nella mente stessa: ed è il caso di coloro che ricevono la scienza o la sapienza infusa, come Salomone [ 1 Re 3,5ss ] e gli Apostoli [ At 2 ].

La luce intellettuale invece talvolta è infusa da Dio nella mente umana per giudicare cose viste da altri, come nel caso già riferito di Giuseppe e in quello degli Apostoli [ Lc 24,45 ], ai quali il Signore « aprì la mente all'intelligenza delle Scritture »: e a ciò si riduce il dono dell'« interpretazione ».

Altre volte invece questa luce è data per giudicare secondo la verità divina ciò che l'uomo apprende con le sue capacità naturali.

Oppure ancora per giudicare con verità ed efficacia le cose da farsi, secondo le parole di Isaia [ Is 63,14 ]: « Lo Spirito del Signore fu il suo condottiero ».

È quindi evidente che la rivelazione profetica talora viene fatta mediante la sola infusione di nuova luce, talora invece mediante specie intenzionali, o nuove o diversamente combinate.

Analisi delle obiezioni:

1. Come si è detto [ nel corpo ], quando nella rivelazione profetica Dio ricorre alle specie dell'immaginativa ricevute in precedenza dai sensi per comunicare qualche verità, allora le consuetudini precedenti influiscono sulla scelta delle immagini stesse; non invece quando queste vengono infuse totalmente dall'esterno.

2. La visione intellettuale non avviene mediante immagini corporee e singolari, però avviene mediante immagini intellettive: infatti S. Agostino [ De Trin. 9,11.16 ] insegna che « l'animo possiede una certa somiglianza con la forma che conosce ».

E questa immagine intellettiva nella rivelazione profetica talora viene impressa immediatamente da Dio; talora invece deriva, con l'aiuto del lume profetico, dalle immagini già elaborate dalla fantasia: poiché sotto le stesse immagini, grazie all'illustrazione di una luce più alta, si viene a conoscere una verità più recondita.

3. L'uomo ha la facoltà naturale di costruirsi ogni tipo di immagini fantastiche, se queste vengono considerate in modo assoluto, ma non ha il potere di ordinarle in modo che figurino delle verità intelligibili superiori all'intelligenza umana: per questo è infatti necessario l'aiuto di una luce soprannaturale.

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