Summa Teologica - III

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Articolo 1 - Se in Cristo la divinità e l'umanità abbiano un'unica operazione

In 3 Sent., d. 18, q. 1, a. 1; C. G., IV, c. 36; De Verit., q. 20, a. 1, ad 2; e unione, q. 1, a. 1, ad 16; a. 5; Comp. Theol., c. 212

Pare che in Cristo la divinità e l'umanità abbiano un'unica operazione.

Infatti:

1. Dionigi [ De div. nom. 2 ] scrive: « Si è fatta conoscere la misericordiosa operazione divina nei nostri riguardi per il fatto che, come noi e a partire da noi, il Verbo trascendente ogni sostanza si è veramente e integralmente umanato, facendo e soffrendo ogni cosa come si addiceva alla sua operazione umano-divina »; e nomina una sola operazione umano-divina, che in greco si dice teandrica.

C'è dunque in Cristo una sola operazione composta.

2. L'agente principale e lo strumento compiono insieme una sola operazione.

Ma la natura umana era in Cristo uno strumento della natura divina, come si è detto sopra [ q. 2, a. 6, ob. 4; q. 7, a. 1, ad 3; q. 8, a. 1, ad 1; q. 18, a. 1, ad 2 ].

Quindi in Cristo la natura divina e la natura umana hanno una stessa operazione.

3. Essendoci in Cristo due nature in una sola ipostasi o persona, bisogna porre un unico essere appartenente all'ipostasi o persona.

Ma l'operazione viene attribuita all'ipostasi o persona, poiché è sempre il supposito sussistente che opera; per cui, come dice il Filosofo [ Met. 1,1 ], « gli atti appartengono ai singolari concreti ».

Quindi la divinità e l'umanità hanno in Cristo un'unica e identica operazione.

4. L'operare, come l'essere, spetta all'ipostasi sussistente.

Ma per l'unità d'ipostasi c'è in Cristo un solo essere, come si è detto sopra [ q. 17, a. 2 ].

Quindi per la medesima unità c'è in Cristo anche una sola operazione.

5. Se unica è l'opera, unica è anche l'operazione.

Ora, l'opera compiuta insieme dalla divinità e dall'umanità, come la guarigione di un lebbroso [ Mt 8,3 ] o la risurrezione di un morto [ Mt 9,25; Lc 7,14s; Gv 11,43s ], era unica.

Quindi in Cristo l'umanità e la divinità avevano un'unica operazione.

In contrario:

S. Ambrogio [ De fide ad Grat. 2,8 ] si domanda: « Come possono princìpi diversi produrre un'identica operazione?

Può un principio inferiore operare come un principio superiore?

Ci può essere unità di operazione dove le sostanze sono diverse? ».

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ q. prec., a. 1 ], gli eretici che ponevano in Cristo una sola volontà ponevano in lui anche una sola operazione.

E per capire meglio il loro errore bisogna tenere presente che dovunque c'è una serie ordinata di cause agenti, la causa inferiore viene mossa da quella superiore, come nell'uomo il corpo dall'anima, e le potenze inferiori dalla ragione.

Così dunque le azioni e i movimenti compiuti dalle cause inferiori, più che operazioni, sono opere, mentre è propriamente operazione ciò che compie la causa suprema.

Nell'uomo, p. es., il camminare dei piedi e il palpare delle mani sono opere dell'uomo compiute dall'anima, l'una per mezzo dei piedi e l'altra per mezzo delle mani; e siccome è la stessa anima che compie l'una e l'altra cosa, dalla parte dell'operante che è il primo principio movente si ha una sola operazione indifferenziata, mentre dalla parte delle opere stesse c'è diversità.

Ora, come in un puro uomo il corpo è mosso dall'anima e l'appetito sensitivo da quello razionale, così nel nostro Signore Gesù Cristo la natura umana veniva mossa e governata dalla natura divina.

Essi quindi dicevano che dalla parte della divinità stessa operante c'è una sola operazione indifferenziata, ma le opere sono diverse, in quanto cioè la divinità di Cristo certe cose le faceva direttamente, come « sostenere tutto con la potenza della sua parola » [ Eb 1,3 ], altre invece le faceva per mezzo della natura umana, come camminare corporalmente.

Per cui nel Sesto Concilio [ Costant. III, 10 ] sono riportate le parole dell'eretico Severo che diceva: « C'è molta diversità tra le opere che compiva un solo e medesimo Cristo.

Alcune sono degne di Dio, altre umane.

È certamente umano camminare corporalmente, è divino invece concedere di camminare a delle gambe rattrappite, incapaci ormai di muovere un passo.

Ma l'una e l'altra cosa furono compiute da un unico soggetto, cioè dal Verbo incarnato, e in nessun modo si possono attribuire distintamente le due opere alle due diverse nature.

Né sarebbe giusto ammettere due nature o forme operanti a motivo della differenza delle opere ».

Ma qui essi si ingannavano.

Poiché due sono le azioni di un agente che viene mosso da un altro: l'una dipendente dalla propria forma, l'altra dall'impulso di chi lo muove.

Come l'operazione di una scure secondo la sua forma è di tagliare, mentre l'operazione che compie in quanto viene mossa dall'artigiano è di fare, ad es., una sedia.

L'operazione dunque che appartiene a una certa cosa secondo la sua forma è la sua operazione propria, e non appartiene all'agente principale se non in quanto questi se ne serve per agire egli stesso: come lo scaldare è un'operazione del fuoco e non del fabbro, il quale però usa il fuoco per scaldare il ferro.

Invece l'operazione che appartiene a una certa cosa solo in quanto è mossa da un'altra si identifica con l'operazione dello stesso agente principale: come il fare una sedia non è per la scure un'operazione distinta da quella dell'artigiano.

Perciò dovunque l'agente principale e quello strumentale hanno forme o virtù operative diverse, bisogna distinguere un'operazione propria dell'agente principale e una propria dell'agente strumentale, sebbene quest'ultimo partecipi all'operazione dell'agente principale, e questo si serva dell'operazione dello strumento, per cui ciascuno opera in comunione con l'altro.

In Cristo dunque la natura umana ha la propria forma e virtù operativa, e così pure la natura divina.

Perciò la natura umana ha un'operazione propria distinta dall'operazione divina, e viceversa.

Tuttavia la natura divina si serve dell'operazione della natura umana come di uno strumento; e a sua volta la natura umana partecipa all'operazione della natura divina come lo strumento partecipa all'operazione dell'agente principale.

E questo è il pensiero del Papa S. Leone [ Epist. 28,4 ]: « Compie ciascuna forma », cioè la natura divina e la natura umana in Cristo, « in comunione con l'altra ciò che le è proprio: il Verbo compie le azioni proprie del Verbo, e la carne compie le azioni proprie della carne ».

Se invece ci fosse in Cristo una sola operazione umano-divina, ne verrebbe o che la natura umana non ha una propria forma e virtù ( della natura divina infatti è assurdo dirlo ), per cui allora in Cristo ci sarebbe soltanto l'operazione divina, o che in Cristo la virtù divina e la virtù umana si sono fuse in un'unica virtù.

Tutte e due conseguenze ugualmente inaccettabili: la prima perché porrebbe in Cristo una natura umana imperfetta; la seconda perché confonderebbe le due nature.

Giustamente perciò questo errore fu condannato dal Sesto Concilio [ Costant. III, 18 ], nei cui decreti si legge: « Noi onoriamo nel Signore nostro Gesù Cristo, nostro vero Dio, due operazioni naturali », cioè l'operazione divina e l'operazione umana, « senza divisioni, senza trasposizioni, senza confusioni, senza separazioni ».

Analisi delle obiezioni:

1. Dionigi pone in Cristo un'operazione teandrica o umano-divina non nel senso che le operazioni o le virtù delle due nature siano fuse insieme, ma nel senso che l'operazione divina si serve di quella umana, e questa partecipa della virtù dell'operazione divina.

Cosicché, come dice egli stesso [ Epist. 4 ], « egli compiva le azioni umane in modo sovrumano, come dimostrano la sua concezione soprannaturale da parte della Vergine e il suo camminare sulle acque ».

È chiaro infatti che l'essere concepito riguarda la natura umana, come anche il camminare, ma l'una e l'altra cosa avvenne in Cristo in modo soprannaturale.

E similmente egli compiva le operazioni divine in maniera umana, come quando risanò il lebbroso toccandolo [ Mt 8,3 ].

Per cui Dionigi aggiunge [ ib. ]: « Essendosi Dio fatto uomo, si ha una nuova operazione di Dio e dell'uomo insieme ».

Che poi egli intenda che le operazioni in Cristo sono due, una della natura divina e una della natura umana, risulta da quanto scrive nel De Divinis Nominibus [ 2 ], dove afferma che « a queste cose », a quelle cioè che riguardano la sua operazione umana, « il Padre e lo Spirito Santo non partecipano in alcun modo se non per la loro benignissima e misericordiosa volontà », avendo cioè voluto il Padre e lo Spirito Santo, per la loro misericordia, che Cristo operasse e soffrisse umanamente.

E aggiunge: « [ Partecipano ] invece alle operazioni divine altissime e ineffabili che egli, fattosi simile a noi, ma senza subire alcun mutamento, compiva come Dio e Verbo di Dio ».

Così dunque risulta chiaro che altra è la sua operazione umana, a cui il Padre e lo Spirito Santo non partecipano se non con la loro benevola accettazione, e altra è la sua operazione di Verbo di Dio, che egli ha in comune con il Padre e con lo Spirito Santo.

2. Lo strumento è qualcosa che è mosso da un agente principale, e che tuttavia può avere un'operazione propria dipendente dalla sua forma, come si è detto [ nel corpo ] a proposito del fuoco.

Perciò l'azione dello strumento in quanto è strumento non si distingue dall'azione dell'agente principale; tuttavia lo strumento può compiere un'operazione distinta in quanto è una realtà per sé stante.

In Cristo dunque l'operazione della natura umana in quanto è strumento della divinità non è distinta dall'operazione della divinità: non c'è infatti una salvezza compiuta dall'umanità di Cristo e un'altra compiuta dalla sua divinità.

Tuttavia la natura umana, in quanto è una determinata natura, ha in Cristo un'operazione propria distinta da quella divina, come si è detto [ nel corpo ].

3. L'operare è proprio dell'ipostasi sussistente, ma secondo la forma e la natura che specifica l'operazione.

Perciò la diversità di specie delle operazioni dipende dalla diversità delle forme o nature, mentre l'unità numerica delle operazioni specifiche dipende dall'unità dell'ipostasi.

Il fuoco, p. es., ha due operazioni specificamente diverse, cioè illuminare e scaldare, secondo la differenza che c'è fra la luce e il calore, e tuttavia il fuoco, una volta acceso, effettua un'illuminazione numericamente unica.

E similmente in Cristo ci devono essere due operazioni specificamente differenti secondo le sue due nature, ma ciascuna operazione nel momento in cui si produce ha in Cristo un'unità numerica: come unico è il suo camminare e unico il suo guarire gli infermi.

4. L'essere e l'agire sono condizionati nella persona dalla natura, ma in modi diversi.

Infatti l'essere appartiene alla stessa costituzione della persona, per cui come tale ha funzione di termine.

Perciò l'unità della persona richiede l'unità dell'essere stesso, completo e personale.

Invece l'operazione è un effetto che la persona produce in dipendenza da una forma o natura.

Per cui la pluralità delle operazioni non impedisce l'unità della persona.

5. Altra è l'opera propria dell'operazione divina in Cristo e altra è quella della sua operazione umana: come l'opera propria dell'operazione divina è il guarire il lebbroso, mentre l'opera propria dell'operazione umana è il toccarlo.

Tuttavia ambedue le operazioni concorrono insieme a una stessa opera, in quanto ciascuna delle due nature agisce in comunione con l'altra, come si è detto [ nel corpo ].

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