Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se tra Maria e Giuseppe ci sia stato un vero matrimonio

In 4 Sent., d. 30, q. 2, a. 2; In Matth., c. 1

Pare che tra Maria e Giuseppe non ci sia stato un vero matrimonio.

Infatti:

1. S. Girolamo [ Contra Helvid. 4 ] dice che Giuseppe « fu custode piuttosto che marito di Maria ».

Ma se fosse stato un vero matrimonio, Giuseppe sarebbe stato veramente suo marito.

Quindi non ci fu un vero matrimonio tra Maria e Giuseppe.

2. S. Girolamo [ In Mt 1 ] sulle parole del Vangelo [ Mt 1,16 ]: « Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria », osserva: « Quando senti sposo, non ti venga il sospetto delle nozze, ma ricorda l'uso delle Scritture di chiamare sposi i fidanzati e spose le fidanzate ».

Ma un matrimonio non si ha con il fidanzamento, bensì con le nozze.

Quindi non ci fu un vero matrimonio tra la Beata Vergine e Giuseppe.

3. Nel Vangelo [ Mt 1,19 ] si legge: « Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva portarla [ traducere ] in casa sua », si intende per tenerla definitivamente con sé, « pensò di rimandarla in segreto », cioè « di rimandare il giorno delle nozze », come interpreta S. Remigio [ hom. 4 ].

Quindi pare che, non essendo state ancora celebrate le nozze, il loro non fosse un vero matrimonio, specialmente perché dopo la celebrazione del matrimonio non è lecito ad alcuno rimandare la moglie.

In contrario:

S. Agostino [ De cons. evang. 2,1 ] dice che « non è possibile che l'Evangelista », il quale chiama Giuseppe sposo di Maria [ Mt 1,16 ], « ritenesse di dover negare tra Maria e Giuseppe un vero matrimonio per non avere essa generato Cristo da lui, ma in modo verginale.

Ciò infatti fa capire chiaramente ai cristiani coniugati che il matrimonio rimane e conserva il suo nome anche quando di comune accordo si osserva la continenza e non c'è unione sessuale ».

Dimostrazione:

Il matrimonio o coniugio è detto vero quando raggiunge la sua perfezione.

Ma una cosa può avere due perfezioni.

La prima consiste nella forma che dà alla cosa la sua natura specifica, la seconda invece consiste nell'operazione per cui la cosa raggiunge il suo fine.

Ora, la forma del matrimonio consiste nell'indivisibile unione degli animi, che obbliga ciascuno dei coniugi a mantenersi perpetuamente fedele all'altro.

Il fine poi del matrimonio consiste nella generazione e nell'educazione della prole: la prima mediante l'atto coniugale, la seconda mediante le altre attività per mezzo delle quali il marito e la moglie si aiutano a vicenda per nutrire la prole.

Ora, rispetto alla prima perfezione il matrimonio tra la Vergine Madre di Dio e S. Giuseppe fu verissimo, poiché ambedue diedero il consenso all'unione coniugale; non invece espressamente all'atto coniugale se non sotto la condizione: « Se piacesse a Dio ».

Per cui anche l'Angelo chiama Maria sposa di Giuseppe, dicendo a quest'ultimo [ Mt 1,20 ]: « Non temere di prendere con te Maria, tua sposa ».

E S. Agostino [ De nuptiis et concup. 1,11.12 ] commenta: « Per la fedeltà già promessa nel fidanzamento viene chiamata sposa la donna che Giuseppe non aveva e non avrebbe sessualmente conosciuto ».

Rispetto invece alla seconda perfezione, che dipende dagli atti propri del matrimonio, se ci riferiamo all'unione sessuale, attraverso la quale si genera la prole, quel matrimonio non fu consumato.

Per cui osserva S. Ambrogio [ In Lc 2, su 1,26s ]: « Non ti meravigliare che la Scrittura chiami sposa Maria: non è per toglierle la verginità, ma per attestare il legame del matrimonio e la celebrazione delle nozze ».

- Tuttavia tale matrimonio ebbe anche questa seconda perfezione quanto all'educazione della prole.

Scrive infatti S. Agostino [ De nuptiis et concup. 1, cc. 11,12 ]: « Tutti i beni del matrimonio si ebbero nei genitori di Cristo: la prole, la fedeltà, il sacramento.

La prole sappiamo che è lo stesso Signore Gesù; la fedeltà, poiché non vi fu adulterio; il sacramento, poiché non vi fu divorzio.

Vi mancò soltanto l'unione carnale ».

Analisi delle obiezioni:

1. S. Girolamo col termine « marito » intende in quel testo colui che ha consumato il matrimonio.

2. S. Girolamo col termine « nozze » intende l'atto coniugale.

3. La Beata Vergine, come dice il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 1 ], era sposata a Giuseppe e abitava già in casa sua.

« Come infatti la donna che concepisce in casa del marito si presume che concepisca dal marito, così invece quella che concepisce fuori è sospettata di relazione illecita ».

Non sarebbe stata quindi sufficientemente difesa la reputazione della Beata Vergine con il semplice fatto del matrimonio, se essa non fosse stata anche tenuta in casa da Giuseppe.

Perciò le parole: « Non voleva portarla [ traducere ] », si interpretano meglio così: « Non voleva esporla all'infamia pubblica », piuttosto che: « Non voleva portarla in casa ».

Infatti l'Evangelista aggiunge che « voleva rimandarla in segreto ».

Tuttavia, sebbene fosse tenuta in casa a seguito della prima promessa di fidanzamento, non era intervenuta ancora la solenne celebrazione delle nozze, per cui non avevano ancora avuto rapporti coniugali.

Infatti, come scrive il Crisostomo [ In Mt hom. 4 ], « l'Evangelista non dice: "Prima che fosse condotta in casa dello sposo", poiché ci stava già.

Era infatti consuetudine frequente presso gli antichi di tenere in casa le fidanzate ».

Da cui le parole dell'angelo a Giuseppe: « Non temere di prendere con te Maria tua sposa », cioè: « Non temere di celebrare solennemente le nozze con lei ».

- Altri invece sostengono che non era stata ancora portata in casa, ma solo fidanzata.

Tuttavia la prima interpretazione concorda meglio col Vangelo.

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