Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se Cristo sia stato la causa della propria risurrezione

Expos. in Symb., a. 5; In Psalm. 40; In Ioan., c. 2, lect. 3; In Rom., c. 4, lect. 3; In 1 Cor., c. 15, lect. 2

Pare che Cristo non sia stato la causa della propria risurrezione.

Infatti:

1. Chi è risuscitato da un altro non è la causa della propria risurrezione.

Ma Cristo fu risuscitato da un altro, poiché nella Scrittura [ At 2,24 ] si legge: « Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte », e ancora [ Rm 8,11 ]: « Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali », ecc.

Quindi Cristo non fu la causa della propria risurrezione.

2. Nessuno merita o chiede ad altri ciò di cui egli è causa.

Ora, Cristo meritò la risurrezione con la sua passione: poiché, come dice S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 104 ], « l'umiltà della passione fu il merito della gloria della risurrezione ».

Inoltre Cristo medesimo chiese al Padre di essere risuscitato, secondo le parole del Salmista [ Sal 41,11 ]: « Ma tu, Signore, abbi pietà e risuscitami ».

Perciò Cristo non fu la causa della propria risurrezione.

3. La risurrezione, come spiega il Damasceno [ De fide orth. 4,27 ], non è dell'anima, bensì del corpo, che è abbattuto dalla morte.

Ma il corpo non era in grado di riunire a sé l'anima, che è più nobile di esso.

Quindi ciò che in Cristo risorse non poteva essere la causa della propria risurrezione.

In contrario:

Il Signore [ Gv 10,17s ] ha affermato: « Nessuno mi toglie la mia anima, ma la offro da me stesso, per poi riprenderla di nuovo ».

Ora, risorgere non significa altro che riprendere l'anima.

Quindi Cristo risuscitò per virtù propria.

Dimostrazione:

Come si è spiegato sopra [ q. 50, aa. 2,3 ], con la morte la divinità non si separò né dall'anima né dal corpo di Cristo.

Perciò sia l'anima che il corpo di Cristo morto possono essere considerati sotto due aspetti: primo, sotto l'aspetto della divinità, secondo, sotto quello della natura creata.

In virtù dunque della divinità che gli era unita il corpo di Cristo riassunse l'anima che aveva deposto; e l'anima riprese il corpo che aveva abbandonato.

Per cui l'Apostolo [ 2 Cor 13,4 ] può dire di Cristo che, « sebbene sia stato crocifisso per la sua debolezza, vive però per la potenza di Dio ».

Se invece consideriamo il corpo e l'anima di Cristo dopo la sua morte secondo la virtù della natura creata, allora essi non potevano riunirsi tra loro, ma era necessario che Cristo venisse risuscitato da Dio.

Analisi delle obiezioni:

1. La virtù e l'operazione divina del Padre e del Figlio sono identiche.

Perciò le due affermazioni secondo cui Cristo da una parte venne risuscitato dalla virtù divina del Padre e dall'altra risuscitò da se stesso si implicano a vicenda.

2. Cristo chiese e meritò la propria risurrezione in quanto uomo, non in quanto Dio.

3. Il corpo di Cristo secondo la natura creata non è superiore alla sua anima, tuttavia è superiore ad essa secondo la virtù divina.

E l'anima a sua volta, in quanto unita alla divinità, è superiore al corpo considerato secondo la natura creata.

Il corpo e l'anima quindi si riassunsero reciprocamente secondo la virtù divina, non secondo la virtù della natura creata.

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