Summa Teologica - III

Indice

Articolo 5 - Se il vino di vite sia la materia propria di questo sacramento

In 4 Sent., d. 11, q. 2, a. 3; C. G., IV, c. 69

Pare che il vino di vite non sia la materia propria di questo sacramento.

Infatti:

1. Come l'acqua è la materia del battesimo, così il vino è la materia dell'Eucaristia.

Ma si può battezzare con qualsiasi acqua.

Quindi si può consacrare questo sacramento con qualsiasi vino, p. es. di melagrane, di more o simili; considerando soprattutto che in alcune regioni non crescono le viti.

2. L'aceto è una certa specie di vino che si ottiene dalla vite, come dice S. Isidoro [ Etym. 20,3 ].

Ma con l'aceto non si può consacrare questo sacramento.

Quindi il vino di vite non è la materia propria di questo sacramento.

3. Dalla vite, come si ottiene il vino puro, così si ottiene anche l'agresto e il mosto.

Ma con questi non pare che si possa consacrare validamente, come dichiara il Concilio Trullano [ cf. Decr. di Graz. 3,2,6 ]: « Abbiamo saputo che in alcune chiese i sacerdoti per il sacrificio spremono le uve e poi ne dispensano al popolo il succo.

Prescriviamo dunque che nessun sacerdote continui a farlo per l'avvenire ».

E S. Giulio Papa [ ib., can. 7 ] riprende alcuni che « offrono nel sacramento del calice del Signore del vino appena spremuto ».

Quindi il vino di vite non è la materia propria di questo sacramento.

In contrario:

Il Signore, come si è paragonato al chicco di frumento, così si è paragonato anche alla vite, dicendo [ Gv 15,1 ]: « Io sono la vera vite ».

Ma solo il pane di frumento è la materia di questo sacramento, come si è detto [ a. 3 ].

Quindi solo il vino di vite ne è la materia propria.

Dimostrazione:

Solo il vino di vite può servire per questo sacramento.

Primo, per l'istituzione di Cristo, che stabilì per questo sacramento il vino di vite, come risulta dalle sue stesse parole [ Lc 22,18 ]: « Non berrò più del frutto della vite ».

Secondo, poiché, come si è detto [ a. 3 ], si assume come materia dei sacramenti ciò che propriamente e comunemente rientra in quella data specie.

Ora, si dice vino in senso proprio quello che si ottiene dalla vite, mentre le altre bevande sono dette vino per qualche somiglianza con il vino di vite.

Terzo, perché il vino di vite è più appropriato all'effetto di questo sacramento, che è la letizia spirituale: sta scritto infatti [ Sal 104,15 ] che « il vino allieta il cuore dell'uomo ».

Analisi delle obiezioni:

1. Tali bevande sono dette vino non in senso proprio, ma per una certa analogia.

D'altra parte in quelle regioni dove non cresce la vite il vino vero può essere trasportato in quantità sufficiente per l'Eucaristia.

2. L'aceto è vino corrotto, per cui è impossibile ritrasformarlo in vino, come dice Aristotele [ Met. 8,5 ].

Come quindi non si può consacrare il pane totalmente corrotto, così non si può nemmeno consacrare l'aceto.

La consacrazione è invece possibile con il vino che tende a inacidirsi, come con il pane che inizia a corrompersi, sebbene pecchi chi lo usa, come si è già detto [ a. 3, ad 4 ].

3. L'agresto è in via di formazione, e non ha quindi ancora la natura del vino.

Quindi con esso è impossibile consacrare questo sacramento.

Il mosto al contrario ha già natura di vino: infatti la sua dolcezza attesta la maturazione che « viene compiuta dal calore naturale », come osserva Aristotele [ Meteor. 4,2 ].

Per tale ragione quindi il mosto è materia valida per questo sacramento.

Tuttavia non si deve mescolare a questo sacramento l'uva naturale, perché allora vi sarebbe qualcos'altro assieme al vino.

Inoltre è proibito offrire nel calice del mosto appena spremuto dall'uva, non essendo ciò decoroso per l'impurità del mosto.

Lo si può fare però in caso di necessità; infatti lo stesso Papa S. Giulio [ l. cit. nell'ob. ] dice: « Se è necessario, si sprema un grappolo nel calice ».

Indice