Summa Teologica - III

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Articolo 8 - Se sia vera questa proposizione: dal pane si ottiene il corpo di Cristo

In 4 Sent., d. 11, q. 1, a. 4

Pare che sia falsa questa proposizione: dal [ ex ] pane si ottiene il corpo di Cristo.

Infatti:

1. Ogni cosa da cui se ne ottiene un'altra diventa l'altra, ma non viceversa: diciamo infatti che dal bianco si ottiene il nero e che il bianco diventa nero; ma sebbene diciamo che un uomo diventa nero, non diciamo tuttavia che da un uomo si ottiene il nero, come osserva Aristotele [ Phys. 1,5 ].

Se dunque è vero che dal pane si ottiene il corpo di Cristo, sarà vero che il pane diventa il corpo di Cristo.

Il che è falso, poiché il pane non è il soggetto della conversione, ma ne è piuttosto il termine di partenza.

Non è quindi esatto dire che dal pane si ottiene il corpo di Cristo.

2. Il divenire ha per termine l'essere, o l'essere divenuto.

Ma non è mai vera questa proposizione: il pane è il corpo di Cristo, e neppure quest'altra: il pane è divenuto il corpo di Cristo; oppure: il pane sarà il corpo di Cristo.

Non è vera dunque nemmeno questa: dal pane si ottiene il corpo di Cristo.

3. Ogni cosa da cui se ne ottiene un'altra, si converte in questa.

Ma la proposizione: il pane si converte nel corpo di Cristo è falsa: poiché tale conversione è più miracolosa della creazione, per descrivere la quale tuttavia non si dice che il non ente si converte nell'ente.

Quindi è falsa anche la proposizione: dal pane si ottiene il corpo di Cristo.

4. Ciò da cui si ottiene un'altra cosa ha la capacità di diventare quest'ultima.

Ma è falso dire: il pane può diventare il corpo di Cristo.

Quindi è falso anche dire: dal pane si ottiene il corpo di Cristo.

In contrario:

S. Ambrogio [ De sacram. 4,4 ] afferma: « Quando sopraggiunge la consacrazione, dal pane si ottiene il corpo di Cristo ».

Dimostrazione:

Questa conversione del pane nel corpo di Cristo sotto certi aspetti assomiglia alla creazione e alla trasmutazione naturale, e sotto altri differisce dall'una e dall'altra.

È infatti comune a tutte e tre la successione dei termini, cioè che una cosa sia dopo l'altra: infatti nella creazione abbiamo l'essere dopo il non essere, in questo sacramento abbiamo il corpo di Cristo dopo la sostanza del pane e nella mutazione naturale abbiamo il bianco dopo il nero, o il fuoco dopo l'aria; inoltre è comune la non coincidenza di detti termini.

Tale conversione assomiglia inoltre alla creazione per il fatto che in entrambe è escluso un soggetto comune ai due estremi, mentre in ogni trasmutazione naturale si verifica il contrario.

Questa conversione ha poi un'affinità con la trasmutazione naturale sotto due aspetti, però in modi diversi.

Primo, per il fatto che in ambedue i cambiamenti uno degli estremi si converte nell'altro: il pane nel corpo di Cristo e l'aria [ p. es. ] nel fuoco, mentre il non ente non si converte nell'ente.

Tuttavia nei due casi il trapasso è diverso.

Infatti in questo sacramento l'intera sostanza del pane si converte in tutto il corpo di Cristo, mentre nella mutazione naturale la materia di una cosa riceve la forma di un'altra dopo la perdita della forma precedente.

- Secondo, esse convengono nel fatto che in ambedue i trapassi rimane un dato permanente: il che non si verifica nella creazione.

Però con questa differenza: che mentre nelle trasmutazioni naturali rimane identica la materia o il soggetto, in questo sacramento rimangono identici gli accidenti.

E da ciò si rileva quali siano le differenze di linguaggio da osservarsi in proposito.

Poiché infatti in nessuno dei tre processi indicati i termini estremi sono simultanei, in nessuno di essi un estremo può essere predicato dell'altro con un verbo di tempo presente che indichi la sostanza: infatti non diciamo che il non ente è ente, o che il pane è il corpo di Cristo, oppure che l'aria è il fuoco, o che il bianco è nero.

Tenendo conto invece del fatto che gli estremi si succedono, possiamo nei tre casi usare la proposizione da [ ex ], per designare la successione.

Infatti possiamo dire con verità e proprietà di linguaggio che dal [ ex ] non ente si ha l'ente, e dal [ ex ] pane si ha il corpo di Cristo, dall'aria il fuoco o dal bianco il nero.

Ma poiché nella creazione un estremo non si converte nell'altro, parlando della creazione non possiamo usare il termine conversione, e quindi non possiamo dire che il non ente si converte nell'ente.

A tale termine invece possiamo ricorrere in questo sacramento, come anche nelle trasmutazioni naturali.

Siccome però in questo sacramento si converte tutta una sostanza in tutta un'altra sostanza, tale conversione viene detta propriamente transustanziazione.

Ancora, dato che in questa conversione non esiste un soggetto, tutto ciò che si riscontra nelle conversioni naturali a motivo del soggetto non può essere applicato a questa conversione.

E innanzitutto è chiaro che la potenza all'opposto è dovuta al soggetto; ed è in relazione ad esso che valgono le espressioni: il bianco può essere nero, e l'aria può essere fuoco.

Sebbene in questo secondo caso l'espressione non sia così appropriata come nel primo: infatti il soggetto del bianco in cui si trova la potenza al nero è tutta la sostanza di tale soggetto bianco, non essendo il bianco una parte della sostanza; invece il soggetto della forma dell'aria è una parte dell'aria, e quindi dire che l'aria può essere fuoco è vero in forza della parte, per sineddoche.

Al contrario nella transustanziazione, e similmente nella creazione, non essendovi alcun soggetto, non si dice che un estremo può essere l'altro: p. es. che il non ente può essere l'ente, oppure che il pane può essere il corpo di Cristo.

- E per la stessa ragione non si può dire propriamente che dal non ente si ha l'ente, o che dal pane si ha il corpo di Cristo: poiché questa preposizione da [ de ] indica una causa consustanziale, e tale consustanzialità degli estremi nelle trasmutazioni naturali dipende dalla comunanza del soggetto.

Similmente non è consentito dire che il pane sarà il corpo di Cristo, o che il pane diventa il corpo di Cristo; come non è consentito nel caso della creazione dire che il non ente sarà l'ente, o che il non ente diventa l'ente, poiché questo modo di dire è vero nelle trasmutazioni naturali a motivo del soggetto: p. es. quando diciamo che il bianco diventa nero o che il bianco sarà nero.

Siccome tuttavia in questo sacramento, a conversione avvenuta, rimane qualcosa di immutato, cioè gli accidenti del pane, come si è detto sopra [ nel corpo e a. 5 ], secondo una certa analogia alcune delle proposizioni esaminate possono essere accettate: cioè che il pane è il corpo di Cristo, che il pane sarà il corpo di Cristo, oppure che dal pane si ottiene il corpo di Cristo, intendendo con il termine pane non la sostanza del pane, ma indeterminatamente ciò che è contenuto sotto le specie del pane, sotto le quali si trova prima la sostanza del pane, e poi il corpo di Cristo.

Analisi delle obiezioni:

1. Ciò da cui un'altra cosa deriva talora indica il soggetto assieme a uno degli estremi della mutazione, come quando si dice che dal bianco si ottiene il nero.

Talora invece indica solo l'opposto, o l'estremo, come quando si dice che dal mattino si fa giorno.

E allora non è consentito dire che questo diventa quello, cioè che il mattino diventa giorno.

E così pure nel nostro caso, sebbene si dica con proprietà che dal pane si ottiene il corpo di Cristo, tuttavia l'espressione il pane diventa il corpo di Cristo non può essere usata con proprietà di linguaggio, ma solo secondo una certa analogia, come si è detto [ nel corpo ].

2. La cosa da cui se ne ottiene un'altra diventerà a un certo momento l'altra [ solo ] in forza del soggetto implicato.

Siccome dunque in questa conversione sacramentale non c'è un soggetto, non è possibile fare lo stesso ragionamento.

3. In questa conversione ci sono più cose difficili che nella creazione, nella quale è difficile solo il fatto che una cosa venga dal nulla: il che tuttavia rientra nel modo di operare che è proprio della causa prima, che non presuppone nulla alla sua azione.

Invece nella transustanziazione non solo è difficile il fatto che questo tutto si converta in un altro tutto in modo che non resti nulla del primo, il che non rientra nel modo comune di agire di nessuna causa, ma è difficile anche il fatto che gli accidenti permangano dopo la conversione della sostanza, e molte altre cose di cui si parlerà in seguito [ q. 77 ].

Ciò nonostante il termine conversione viene accettato in questo sacramento e non invece nella creazione, come si è visto [ nel corpo ].

4. La potenza, come si è detto [ ib. ], spetta al soggetto, che manca in questa conversione.

E così non è lecito dire che il pane può essere il corpo di Cristo, poiché questa conversione non viene compiuta in virtù della potenza passiva della creatura, ma solo in virtù della potenza attiva del Creatore.

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