Summa Teologica - III

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Articolo 5 - Se un sacerdote in peccato sia in grado di consacrare l'Eucaristia

Supra, q. 64, a. 5

Pare che un sacerdote in peccato non sia in grado di consacrare l'Eucaristia.

Infatti:

1. S. Girolamo [ In Soph., su 3,14 ] scrive: « I sacerdoti che amministrano l'Eucaristia e distribuiscono ai fedeli il sangue del Signore agiscono empiamente contro la legge dl Cristo se credono che a consacrare l'Eucaristia siano le parole del celebrante e non la vita, ovvero che sia necessaria la preghiera solenne e non i meriti del sacerdote.

Di costoro è detto: "Il sacerdote che abbia una qualunque macchia non si accosti a offrire sacrifici al Signore" ».

Ma il sacerdote in peccato, essendo macchiato, non ha né una vita né dei meriti convenienti a questo sacramento.

Quindi il sacerdote in peccato non ha il potere di consacrare l'Eucaristia.

2. Il Damasceno [ De fide orth. 4,13 ] afferma che « il pane e il vino per l'intervento dello Spirito Santo si convertono soprannaturalmente nel corpo e nel sangue del Signore ».

Ma il Papa Gelasio [ Decr. di Graz. 2,1,1,92 ] si domanda: « Come potrà intervenire lo Spirito celeste, invocato per la consacrazione del divino sacramento, se il sacerdote che ne implora la presenza si rivela pieno di atti peccaminosi? ».

Perciò l'Eucaristia non può essere consacrata da un cattivo sacerdote.

3. Questo sacramento viene consacrato dalla benedizione del sacerdote.

Ma la benedizione di un sacerdote peccatore non ha l'efficacia di consacrare questo sacramento, poiché sta scritto [ Ml 2,2 ]: « Maledirò le vostre benedizioni ».

E Dionigi [ Epist. 8,2 ] afferma: « È totalmente decaduto dall'ordine sacerdotale chi non è illuminato; e davvero temerario mi pare costui a porre la mano sui compiti sacerdotali, osando proferire sui divini misteri secondo la forma di Cristo immonde infamie, poiché non posso chiamarle orazioni ».

In contrario:

S. Agostino [ Pasc. Radb., De corp. et sang. Dom. 12 ] ha scritto: « Nella Chiesa cattolica riguardo al mistero del corpo e del sangue del Signore un sacerdote buono non fa nulla di più di un sacerdote cattivo: poiché il mistero si compie non in base ai meriti del consacrante, ma per la parola del Creatore e la virtù dello Spirito Santo ».

Dimostrazione:

Il sacerdote, come si è visto sopra [ a. 1; a. 2, ad 2; a. 3 ], consacra questo sacramento non per virtù propria, ma quale ministro di Cristo.

Ora, uno non cessa di essere ministro di Cristo per il fatto che è cattivo: poiché il Signore possiede ministri o servi buoni e cattivi.

Nel Vangelo [ Mt 24,45 ]infatti il Signore si domanda: « Qual è dunque il servo fidato e prudente »? ecc.; e poi aggiunge [ Mt 24,48 ]: « Se quel servo cattivo dice dentro di sé », ecc.

E l'Apostolo [ 1 Cor 4,1 ] scrive: « Ognuno ci consideri come ministri di Cristo », e tuttavia dice più sotto [ 1 Cor 4,4 ]: « Anche se non sono consapevole di colpa alcuna, non per questo sono giustificato ».

Egli dunque era certo di essere ministro di Cristo, sebbene non fosse certo di essere giusto.

Uno può dunque essere ministro di Cristo senza essere giusto.

E ciò mette in risalto l'eccellenza di Cristo, poiché a lui come a vero Dio servono non solo le cose buone, ma anche quelle cattive, che la sua provvidenza indirizza alla propria gloria.

È chiaro dunque che i sacerdoti, anche se non sono giusti, ma peccatori, sono in grado di consacrare l'Eucaristia.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Girolamo con le parole citate rinfaccia l'errore di quei sacerdoti che credevano di poter consacrare degnamente l'Eucaristia per il solo fatto di essere sacerdoti, anche se peccatori.

E S. Girolamo li rimprovera per il fatto che è proibito accedere all'altare a quanti sono macchiati.

Ma ciò non impedisce che, se essi vi accedono, il loro sacrificio sia valido.

2. Prima di quelle parole il Papa Gelasio aveva scritto: « Il culto sacro conforme alla disciplina cattolica esige tanta riverenza che nessuno deve osare accostarsi se non con la coscienza pura ».

Dal che appare evidente che egli intendeva distogliere il sacerdote peccatore dall'accedere a questo sacramento.

Perciò le parole seguenti: « Come potrà intervenire lo Spirito celeste? », vanno intese nel senso che lo Spirito interviene non per merito del sacerdote, ma per la virtù di Cristo, le cui parole vengono proferite dal sacerdote.

3. Come una stessa azione può essere cattiva in quanto è fatta con intenzione cattiva dal servo, e buona in quanto è fatta con intenzione buona dal padrone, così la consacrazione fatta da un sacerdote in peccato, in quanto viene fatta da lui indegnamente è degna di maledizione, per cui va considerata un'infamia o una bestemmia, e non un'orazione, ma in quanto è proferita in persona di Cristo è santa ed efficace.

Per cui è detto espressamente: « Maledirò le vostre benedizioni ».

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