Supplemento alla III parte

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Articolo 2 - Se il suono della tromba sarà causa della nostra risurrezione

Pare che il suono della tromba non sarà causa della nostra risurrezione.

Infatti:

1. Dice il Damasceno [ De fide orth. 4,27 ]: « Credi che vi sarà la risurrezione per la volontà, la potenza e il cenno di Dio ».

Ora, poiché tutte queste cose sono la causa sufficiente della nostra risurrezione, non c'è bisogno di mettere tra le sue cause [ anche ] il suono della tromba.

2. È inutile suonare per chi non può sentire.

Ora, i morti sono privi dell'udito.

Quindi non è conveniente che si levi una voce per risuscitarli.

3. Un suono può essere causa della risurrezione solo per una speciale facoltà ad esso concessa da Dio: infatti alle parole del Salmo [ Sal 68,34 Vg ]: « Darà alla sua voce una voce di potenza », la Glossa [ ord. di Cassiod. ] aggiunge: « per risuscitare i corpi ».

Ma anche se viene data a qualcuno in modo miracoloso una certa facoltà, l'atto che ne deriva è tuttavia naturale, come appare evidente nel cieco nato a cui fu data per miracolo la vista, ma per vederci naturalmente.

Se quindi un suono fosse causa della risurrezione, la risurrezione sarebbe un fatto naturale.

Il che è falso [ q. 75, a. 3 ].

In contrario:

1. Scrive S. Paolo [ 1 Ts 4,16 ]: « Il Signore stesso, al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo.

E prima risorgeranno i morti in Cristo ».

2. Nel Vangelo [ Gv 5,25.28 ] si legge che « i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata vivranno ».

Ma questa voce non è altro che la tromba, come dice il testo delle Sentenze [ 4,43,2 ].

Quindi, ecc.

Dimostrazione:

La causa deve raggiungere in qualche modo fisicamente l'effetto: poiché, come spiega Aristotele [ Phys. 7,2 ], il movente e il mosso, l'operante e l'operato sono insieme.

Ora, Cristo risorto è la causa univoca della nostra risurrezione [ a. 1 ].

È quindi necessario che egli compia la risurrezione generale dei corpi con un qualche segno materiale.

Ora questo segno, secondo alcuni, sarà letteralmente la voce di Cristo che darà l'ordine di risorgere, come « ordinò al mare e cessò la tempesta » [ Mt 8,26 ].

Secondo altri invece quel segno non sarà altro che la manifesta riapparizione del Figlio di Dio nel mondo, della quale sta scritto [ Mt 24,27 ]: « Come la folgore viene da oriente e brilla fino all'occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo ».

E questi si basano sull'autorità di S. Gregorio [ cf. Alberto M., In 4 Sent., 43,4 ], il quale dice che « suonare la tromba altro non significa che mostrare al mondo il Figlio come giudice ».

Secondo questa interpretazione dunque la stessa apparizione del Figlio di Dio sarebbe denominata sua voce: poiché tutta la natura obbedirà a lui per ricostruire e ricomporre i corpi umani; per cui S. Paolo [ 1 Ts 4,15 ] afferma che egli verrà « nell'atto di comandare ».

Cosicché la sua apparizione equivale alla sua voce, in quanto essa ha la forza di un comando.

E questa voce, qualunque sia, è talora denominata « grido » [ Mt 25,6 ], quasi simile a quello del banditore che cita in giudizio.

- Talora invece è chiamata « suono di tromba »: o per la sua evidente risonanza, come dice il testo delle Sentenze, o per l'affinità con gli usi della tromba che c'erano nell'antico Testamento [ Nm 10 ]: infatti la tromba adunava l'assemblea, incitava alla battaglia e invitava alle feste.

Ora, i risorti saranno convocati in assemblea per il giudizio [ Gv 5,28s ], saranno incitati a quella guerra in cui « tutto il mondo combatterà contro gli insensati » [ Sap 5,20 ] e saranno invitati alla festa dell'eternità [ Mt 25,34 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Il Damasceno in quelle sue parole, che si riferiscono alla causa materiale della risurrezione, accenna a queste tre cose: alla volontà di Dio che la comanda, alla sua potenza che la esegue e alla facilità dell'esecuzione, che egli esprime col termine cenno, a somiglianza di quanto viene compiuto tra noi uomini.

È infatti per noi facilissimo compiere ciò che viene fatto a una nostra sola parola; ma la facilità è ancora maggiore se a un minimo segno della nostra volontà, ossia a un solo cenno, una cosa viene eseguita dai sottoposti, prima ancora che noi parliamo.

E questo nostro cenno causa in qualche modo l'esecuzione suddetta perché induce gli altri a eseguire il nostro volere.

Ora, il cenno di Dio in seguito al quale avverrà la nostra risurrezione non è altro che un segno dato da Dio, a cui tutta la natura obbedirà con la risurrezione dei morti.

E questo segno non è altro che « il suono della tromba », come si è spiegato [ nel corpo ].

2. Come le parole della forma dei sacramenti hanno la capacità di santificare non perché sono ascoltate, ma perché sono proferite, così quella voce, di qualunque natura essa sia, avrà un'efficacia strumentale per risuscitare i morti non perché sarà udita, ma perché sarà proferita.

Come anche la voce sveglia chi dorme con la sola vibrazione dell'aria, ridestando l'organo dell'udito, prima che uno se ne renda conto: poiché il giudizio sulla voce che giunge agli orecchi è posteriore al risveglio, e non è la sua causa.

3. L'argomento sarebbe valido se la facoltà concessa a quel suono fosse un essere perfetto in natura, poiché in tal caso ciò che da esso procede avrebbe quale principio una potenza ormai divenuta naturale.

Ma qui non si tratta di una facoltà del genere, bensì di una di quelle facoltà già descritte a proposito della forma dei sacramenti [ cf. In 4 Sent., d. 1, q. 1, a. 4, sol. 2; III, q. 62, a. 4 ].

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