Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se ci sarà un giudizio universale

Pare che non ci sarà un giudizio universale.

Infatti:

1. Nella Scrittura [ Na 1,9 Vg ] si legge che « Dio non giudicherà due volte la stessa cosa ».

Ora, Dio già adesso giudica ciascuna delle opere dell'uomo: poiché dopo la morte egli distribuisce a ciascuno le pene o i premi secondo i meriti; e anche durante la vita presente talora premia o castiga per le opere buone o cattive.

Quindi non ci sarà in avvenire un altro giudizio.

2. Nessun giudizio viene preceduto dall'esecuzione della sentenza.

Ora, la sentenza del giudizio di Dio riguarda o il conseguimento del Regno o l'esclusione da esso, come risulta dal Vangelo [ Mt 25,31ss ].

Siccome quindi alcuni hanno già conseguito il regno eterno, e altri ne sono esclusi in perpetuo, sembra che non ci debba essere un altro giudizio.

3. Certe cose devono essere sottoposte a giudizio perché è dubbio ciò che se ne deve decidere.

Ma già prima della fine del mondo per ciascuno dei dannati è determinata la condanna, e per ognuno dei santi la rispettiva beatitudine.

Quindi sembra che non ci debba essere in seguito un altro giudizio.

In contrario:

1. In S. Matteo [ Mt 12,41 ] si legge: « Quelli di Ninive si alzeranno nel giorno del giudizio a giudicare questa generazione e la condanneranno ».

Perciò è evidente che dopo la risurrezione ci dovrà essere un giudizio.

2. In S. Giovanni [ Gv 5,29 ] sta scritto: « E ne usciranno quanti fecero il bene per la risurrezione della vita, e quanti fecero il male per la risurrezione del giudizio ».

Quindi dopo la risurrezione ci dovrà essere un giudizio.

Dimostrazione:

Come l'operazione riguarda il principio delle cose, mediante il quale esse vennero prodotte nell'essere, così il giudizio riguarda il termine, mediante il quale la cosa viene ricondotta al suo fine.

Ora, in Dio si distinguono due operazioni.

La prima con la quale inizialmente ha prodotto le cose nell'essere, istituendo la natura e distinguendo quanto rientra nella perfezione di essa: opera dalla quale si dice nella Genesi [ Gen 2,2 ] che Dio « si riposò ».

La seconda è invece quella che egli compie governando le creature, e di cui il Signore dice nel Vangelo [ Gv 5,17 ]: « Il Padre mio opera sempre, e anch'io opero ».

Allo stesso modo dunque si devono distinguere due giudizi, però nell'ordine inverso.

Il primo corrisponde all'opera del governo, che non può svolgersi senza un giudizio.

E con questo giudizio ognuno viene giudicato singolarmente per le proprie azioni non solo per quanto riguarda lui, ma anche in rapporto al governo dell'universo: per cui il premio individuale viene differito per il bene degli altri, come nota la lettera agli Ebrei [ Eb 11,39s ], e le pene dell'uno vengono ordinate a vantaggio degli altri.

È quindi necessario che ci sia anche un qualche giudizio universale, il quale corrisponda invece alla prima produzione di tutte le cose nell'essere: per cui come allora tutti gli esseri derivarono immediatamente da Dio, così venga dato al mondo il suo ultimo completamento, col ricevere ciascuno alla fine quanto a lui è dovuto personalmente.

Perciò in tale giudizio apparirà evidente la divina giustizia in tutte quelle cose che adesso rimangono occulte per il fatto che talvolta si dispone di uno, a vantaggio degli altri, contrariamente a quanto appare dalle opere esterne.

Inoltre ci sarà la separazione totale dei buoni dai cattivi: poiché allora non ci sarà più la possibilità di vantaggi reciproci provenienti dalla loro convivenza, vantaggi che attualmente la giustificano, mentre la vita presente è governata dalla divina provvidenza.

Analisi delle obiezioni:

1. Ogni uomo è insieme persona singolare e parte di tutto il genere umano.

Perciò egli deve subire due giudizi.

Il primo individuale, che avverrà dopo la morte, quando ognuno « riceverà la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo » [ 2 Cor 5,10 ]: sebbene non totalmente, poiché verrà rimunerato non nel corpo, ma solo nell'anima.

Il secondo giudizio deve riguardarlo invece in quanto è parte di tutto il genere umano: come anche secondo la giustizia umana si dice che uno è giudicato quando si dà un giudizio anche della comunità di cui uno fa parte.

Perciò quando si farà il giudizio universale di tutto il genere umano mediante la separazione totale dei buoni dai cattivi, ciascuno verrà per conseguenza sottoposto al giudizio.

Tuttavia Dio non giudicherà « due volte la stessa cosa », poiché non infliggerà due castighi per un unico peccato, ma il castigo che prima del giudizio non era stato inflitto completamente, lo sarà invece nell'ultimo giudizio, con il tormento dei malvagi sia nel corpo che nell'anima.

2. La sentenza propria del giudizio universale è la separazione totale dei buoni dai cattivi, la quale non precederà tale giudizio.

Ma neppure rispetto alla sentenza individuale l'effetto del giudizio è anticipato: poiché i buoni verranno premiati più abbondantemente dopo il giudizio [ universale ], sia per la gloria del corpo, sia per il completamento del numero degli eletti; e i cattivi saranno maggiormente tormentati per l'aggiunta della pena del corpo e per il completamento nell'inferno del numero dei dannati: poiché bruceranno di più quanti più saranno.

3. Il giudizio universale riguarda più direttamente l'insieme dell'umanità che non i singoli sottoposti a giudizio.

Perciò, sebbene prima del giudizio finale ognuno sia certo della propria dannazione o salvezza, non tutti però ne saranno a conoscenza.

Per cui sarà necessario tale giudizio.

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