Comunicazione a tutte le sedi

Carissimi Catechisti,

pace e fecondità a voi tutti in Cristo, crocifisso per nostro amore.

Con questa comunicazione sono lieto di riprendere i contatti ufficiali con voi.

Questa volta l'argomento è quello della preparazione della nostra Assemblea straordinaria che dovrebbe portarci alla revisione delle nostre Regole e Costituzioni, attraverso una più approfondita conoscenza della nostra vocazione e un più generoso impegno di corrispondenza.

Da tempo, ormai, noi tutti avvertivamo questa necessità.

Qual cosa in questo senso lo abbiamo pure tentato durante l'Assemblea ordinaria del 1966.

Ma la constatazione di non essere ancora pronti per un lavoro di tanto impegno e di così grande importanza, ci ha sin qui trattenuti dall'impresa.

Tuttavia, non possiamo nasconderci che tale revisione è indispensabile e urgente, e ce ne sentiamo sempre più sollecitati dal desiderio di rispondere, figlialmente, alle attese della Chiesa, tesa nello sforzo del suo rinnovamento e del suo aggiornamento.

Anche se per gli Istituti Secolari nulla di preciso è stato stabilito, siamo convinti che il Concilio Vaticano II impone anche a noi di rinnovarci e di aggiornarci, nel più breve tempo possibile.

Questo compito ci è altresì richiesto dalla nostra consacrazione al Signore e dal nostro impegno di apostolato e di servizio agli uomini del nostro tempo.

Perciò, anche se siamo pochi e sparsi e assai affaticati dalle molte incombenze e dal moltissimo lavoro, anche se viviamo in ambienti provati da gravi crisi ideologiche teologiche sociali politiche pastorali, dobbiamo accingerci al suddetto rinnovamento e aggiornamento, anche, ma non solo, su di un piano istituzionale e normativo.

È quanto ha stabilito ufficialmente il Consiglio Generalizio dell'Unione.

La nostra speranza e la nostra fiducia sia nel Signore Gesù e nel Suo Spirito, che Egli ha meritato d'inviarci con la sua morte di croce.

Il nostro animo sia pure costantemente rivolto alla Madre di Dio e anche nostra, alla Sposa del Paraclito.

Dobbiamo procedere con coraggio anche se il solo lavoro umano da svolgere supera, di gran lunga, le nostre povere forze.

Con l'Apostolo dobbiamo ripeterci: "Chi ci potrà strappare dall'amore del Cristo"? ( Rm 8,25 ) "Tutto posso in colui che mi conforta".

"Sappiamo ancora che Dio fa cooperare tutto al bene di coloro che lo amano"( Rm 8,28 ).

Ecco il fondamento della nostra fiducia e l'alimento per il nostro coraggio.

D'altra parte, fossimo pure in gran numero e assai più sapienti e capaci, nulla potremmo da soli per ciò che riguarda il regno di Dio.

Dunque, è confidando nell'amore e nella potenza del Signore che dobbiamo accingerci al nostro rinnovamento e aggiornamento.

Si badi però che il lavoro da intraprendere trova nella revisione delle Regole e Costituzioni soltanto una parte del suo risultato, poiché il rinnovamento che conta più di ogni altro è quello che deve effettuarsi dentro di noi, come singoli e come gruppo.

Esso deve essere continuo e incessante, anche se a un certo punto si esprimerà e si manifesterà nelle nuove Regole e Costituzioni.

Sarebbe perciò deleterio il finalizzare ogni cosa alla sola redazione di alcuni documenti e non invece, e principalmente, alla migliore conoscenza della volontà del Signore e alla sempre migliore nostra corrispondenza.

Prima che sulla carta la Regola rinnovata dovrà essere realizzata nella nostra vita e nelle nostre opere.

La carta è per l'uomo e non l'uomo per la carta, e l'uomo è per Dio e non per se stesso, per mezzo di Gesù crocifisso e, perciò, risorto.

Oltre allo scoraggiamento, gli altri pericoli da evitare sono la presunzione e la superficialità.

Ogni parola, ogni proposta, ogni scelta dovrà essere affinché, noi e quelli che verranno dopo di noi, si sia veramente per Iddio, in Cristo Gesù, e per i nostri fratelli.

Ogni cosa intorno a cui rifletteremo o che faremo, deve - subito - essere intesa e attuata nell'amore del Signore e aiutarci a crescere in Lui.

Ogni punto del nostro itinerario di rinnovamento e di aggiornamento, deve sempre configurarsi come risposta fedele al Signore, nella misura in cui ci sarà dato di comprendere.

Non si dimentichi poi, che l'Unione è già una realtà, non nata da noi, realtà che dobbiamo comprendere meglio e rinnovare, ma non creare di nuovo, poiché questa non è la nostra vocazione.

In quanto autentica chiamata del Signore, l'Unione deve ricevere continuamente la nostra risposta fedele.

Guai a noi se sospendessimo questo consenso per dare luogo a un tempo di solo studio e di sola ricerca.

Chi operasse in questo modo si porrebbe perciò stesso fuori dell'Unione, fuori della sua vocazione.

D'altra parte, il dubbio circa l'Unione come nostra vocazione, ci metterebbe nella impossibilità di operare qualcosa per il suo rinnovamento o, meglio, per il nostro rinnovamento considerato per rapporto al dover essere dell'Unione.

Dunque, non si può attendere il risultato del nostro nuovo lavoro, per riprendere poi, chissà quando, il nostro colloquio con Dio e la fedele risposta alla sua chiamata, proprio perché il nostro lavoro di rinnovamento deve essere attuato, sin dall'inizio, come più fedele e generosa offerta al Signore.

Altrimenti avremmo operato ogni cosa soltanto con il nostro cervello e l'Unione non sarà quella che vuole il Signore, ma quella che vorremmo noi.

Il che sarebbe la fine.

"I membri di qualsiasi istituto ricordino anzitutto che, con la professione dei consigli evangelici, essi hanno risposto ad una chiamata divina in virtù della quale non solo sono morti al peccato ( cfr. Rm 6,11 ), ma rinunziando anche al mondo, devono vivere per Dio solo.

Tutta la loro vita, infatti, è stata posta al servizio di Dio, e ciò costituisce una specia le consacrazione, che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale, e ne è l'espressione più perfetta.

Avendo poi la Chiesa ricevuto questa loro donazione di sé, sappiano essi di essere al servizio della Chiesa.

Tale servizio di Dio deve in essi stimolare e favorire l'esercizio delle virtù, specialmente dell'umiltà e dell'obbedienza, della fortezza e della castità, con cui si partecipa all'annientamento di Cristo ( cfr. Fil 2,7-8 ), e insieme alla Sua vita nello spirito ( cfr. Rm 8,1-13 ).

I religiosi dunque, fedeli alla loro professione, abbandonando ogni cosa per amore di Cristo ( cfr. Mc 10,28 ), Lo seguano ( cfr. Mt 19,21 ) come l'unica cosa necessaria ( cfr. Lc 10,42 ), ascoltando le sue parole ( cfr. Lc 10,39 ) e facendosi premura per le cose sue ( cfr. 1 Cor 7,32 ).

Perciò è necessario che i membri di qualsiasi istituto, cercando unicamente e sopra ogni cosa Dio, congiungano tra loro la contemplazione, con cui procureranno di aderire a Dio con la mente e con il cuore, e l'ardore apostolico, con cui si sforzeranno di collaborare all'opera della Redenzione e dilatare il Regno di Dio. ( Decreto sul rinnovamento della vita religiosa, Perfectae caritatis, 5 ).

Il rinnovamento nostro e dell'Unione ci richiede oltre " al continuo ritorno alle fonti di ogni vita cristiana e allo spirito primitivo dell'istituto" anche "l'adeguamento alle esigenze dei tempi" e "l'adattamento dell'istituto alle mutate condizioni dei tempi" "Adeguamento" e "adattamento", in primo luogo richiedono che si sappia intendere quali siano le "esigenze" a cui adeguarsi e quali siano le "condizioni" a cui adattarsi.

Ciò non ci potrà essere dettato, per es., da alcuna "sociologia" religiosa o laica.

Tutto ci potrà servire, nulla potremo semplicemente adottare come nostro, se non facendolo nostro.

Dovremo cioé essere noi "a leggere" e "a penetrare" fatti e dati diretti o mediati, dovremo noi intuire e comprendere esigenze e condizioni locali e generali secondo quel carisma interpretativo che appartiene allo spirito dell'Unione.

Troppe volte invece si di mentita che un primo apporto al bene della Chiesa e del mondo lo si deve proprio dare con l'interpretare secondo il proprio autentico spirito cristiano le realtà umane e terrene che ci circondano.

Ma se non si sa vedere con i propri occhi, almeno quanto basta per fondare scelte e attuazioni, come si saprà prospettare un proprio contributo?

Qui, "proprio" non significa puramente nostro, ma attuato da noi secondo lo specifico dono ricevuto da Dio.

E se i "fatti" sono quello che sono, la manifestazione del loro valore e del loro significato dipende dal punto di vista e dal modo con cui vengono considerati.

Questo non è relativismo, ma la semplice constatazione che i "fatti" sono virtualmente inesauribili per rapporto alla ricerca e allo studio umani, e che possono dar luogo a una molteplicità di aspetti a seconda di coloro che li esaminano.

Molteplicità di aspetti che per quello che hanno di vero, cioé di oggettivamente fondato, si completano a vicenda, senza mai contraddirsi, dando luogo al vero dialogo tra gli uomini di gruppi diversi o all'interno di ogni gruppo, con il risultate della crescita di tutti gli interlocutori.

Stiamo dunque attenti a esaminare ogni cosa secondo lo spirito del nostro Istituto, spirito che tutto deve informare e alimentare.

La fedeltà a Cristo e, in Lui, al nostro Fondatore è dunque già necessaria per cogliere le esigenze e le condizioni del nostro tempo e del nostro ambiente.

Ecco, perché il Concilio così ci ammaestra e ci ammonisce: "Il rinnovamento della vita religiosa che si adegua alle esigenze dei tempi comporta nello stesso tempo il continuo ritorno alle fonti di ogni vita cristiana e allo spirito primitivo de gli istituti".

Tale "continuo ritorno" deve ispirare e guidare, altresì, "l'adattamento degli istituti stessi alle mutate condizioni dei tempi". ( Perfectae caritatis, 2 )

Ora, dato che il nucleo fondamentale dello spirito dell'Unione è costituito dalla costante intimità con Cristo, crocifisso per nostro amore: è in Lui, con Lui e per Lui che noi dobbiamo considerare ogni cosa e determinare ogni scelta e ogni impegno.

È sempre adorandolo come il nostro "amabilissimo Signore", "uniti a Maria Sahtissima e a tutti gli Angeli e Beati del cielo".

È sempre attingendo alle sue piaghe sanguinanti e gloriose; è Sempre penetrando più profondamente, per rimanervi costantemente, nel suo Costato, nel suo Cuore trafitto.

Affinché vediamo e operiamo, illuminati dai suoi pensieri e mossi dal suo amore, corroborati dalla vita e dalla forza redentrice che da Lui promanano.

Per avviare il nostro lavoro ho preferito redigere una comunicazione invece che una circolare.

- In pratica, ho preferito comunicare la decisione e l'invito del Consiglio Generalizio.

Cioé l'invito a partecipare alla stessa organizzazione del lavoro che dovremo svolgere, prima di fissarne le direttive di attuazione.

"Un efficace rinnovamento e un vero aggiornamento non possono aver luogo senza la collaborazione di tutti i membri dell'istituto" ( Perfectae caritatis, 4 ).

Ognuno di voi è perciò invitato a esaminare gli allegati uniti alla presente

Anche se secondo le Regole attuali - l'Assemblea Generale sarà composta dai soli Catechisti congregati con voti perpetui, tutti siete invitati, purché catechisti congregati ed effettivi, a presentare le vostre osservazioni e le vostre proposte.

In un secondo tempo, utilizzando le indicazioni che ci perverranno, verrà redatta una circolare per definire tutto il lavoro da svolgere.

Gli allegati che vi trasmetto comprendono l'elenco delle fonti dell'Unione, qualificate secondo il tipo di incidenza.

Vi ho aggiunto l'indicazione degli obiettivi da perseguire e dei temi da trattare, indispensabili al conseguimento dei primi.

Ognuno è invitato a proporre le varianti e anche gli sviluppo che riterrà opportuni; questi ultimi sotto forma di sottotitoli ai singoli obiettivi o ai singoli temi da trattare.

Le diverse fonti vanno utilizzate nell'ambito dello sviluppo sia degli obiettivi, sia dei tempi.

Le fonti però vanno consultate e approfondite guidati dal carisma dell'Unione.

Per questo è importantissimo il partire da un esame attento e meditato delle "fonti determinanti specifiche" dell'Unione.

È da queste ultime che dobbiamo trarre l'orientamento caratteristico, e caratterizzante, per la consultazione e lo studio di tutte le altre fonti e per tutto il nostro lavoro.

Naturalmente, tale orientamento specifico andrà a sua volta verificato soprattutto in base alle "fonti fondamentali" di ogni vita e spiritualità cristiana. ( Perfectae caritatis, 2 )

Prima di ogni altra cosa però, dobbiamo sempre domandare al Signore la sua luce e la sua grazia per poter capire e assecondare ciò che Egli vuole da noi.

"Coloro che fanno professione dei consigli evangelici, sopratutto cerchino e amino Dio che per primo ci ha amati ( cfr. 1 Gv 4,10 ), e in tutte le circostanze cerchino assiduamete di alimentare la vita nascosta con Cristo in Dio ( cfr. Col 3,3 ), donde scaturisce e riceve impulso l'amore del prossimo per la salvezza del mondo e l'edificazione della Chiesa.

La stessa pratica dei consigli evangelici è animata e regolata da questa carità.

Perciò i membri degli istituti coltivino con assiduità lo spirito di preghiera e la preghiera stessa, alimentandoli alle fonti genuine della spiritualità cristiana.

In primo luogo dunque abbiano quotidianamente fra le mani la Sacra Scrittura, affinché dalla lettura e dalla meditazione dei Libri Sacri imparino "la sovraeminente scienza di Gesù Cristo". ( Fil 3,8 ).

Partecipino alla Sacra Liturgia, soprattutto al sacro santo mistero dell'Eucarestia, con le disposizioni interne ed esterne volute dalla Chiesa, e alimentino a questa ricchissima fonte la propria vita spirituale.

In tal modo, nutriti alla mensa della divina Legge e del sacro altare, amino fraternamente le membra di Cristo; con spirito filiale circondino di riverenza e di affetti i pastori; sempre più intensamente vivano o sentano con la Chiesa e interamente si dedichino alla sua missione. ( Decr. sul rinnovamento della vita religiosa, Perfectae caritatis, 6 ).

A scopo puramente indicativo vi trasmetto pure un primo studio sul titolo programmatico dell'Unione, basato unicamente sulla consultazione delle fonti determinanti specifiche dell'Unione.

Il lavoro andrebbe ampliato e approfondito anche sulla base di tutte le altre fonti e sulla base degli obiettivi da perseguire.

Carissimi amici e fratelli in Cristo, vivamente confido che tutti vi dedicherete con amore e discernimento al compito a cui Dio ci chiama.

È l'ora, quanto mai preziosa, per dissipare ogni dubbio e perplessità, per risolvere i problemi sin qui insoluti, per raccoglie e mettere a miglior frutto ogni nostra riflessione, ogni nostra esperienna di vita e di apostolato.

È l'occasione, grande e benedetta, per rinnovare al massimo la nostra consapevolezza e la nostra accettazione circa l'amore con cui Dio ci ama e che Egli ci manifesta, comunicandocelo, nel Figlio suo crocifisso, al quale ci siamo consacrati dopo che a Lui siamo stati consacrati con il Battesimo.

Questo amore ardentissimo è il fuoco che deve incendiare il mondo che ne ha tanto bisogno, affinché ne sia purificato, illuminato, riscaldato, ricostituito nella verità, nella giustizia, nella libertà, nella fraternità, nella pace.

All'Amore crocifisso noi ci siamo consacrati e votati, così come attesta anche il distintivo che portiamo sul petto.

Ecco, ora dobbiamo portare sino in fondo, alle sue estreme conseguenze, questa nostra, offerta.

O saremo anche noi, con Cristo crocifisso, luce forza calore per il mondo, o saremo tenebre impotenza gelo.

A ognuno di noi la scelta, ricordando che se saremo né caldi né freddi Iddio ci vomiterà. ( Ap 3,16 ).

Sempre ricordandovi vi saluta fraternamente in Cristo Crocifisso e nella Vergine Immacolata il vostro aff.mo cat. Domenico Conti, Presidente Generale.

N.B. Ad ogni catechista congregato e associato deve essere fatta pervenire copia della presente circolare.

Si prega di rispodere individualmente, affinché ognuno abbia modo di esprimere e presentare il suo parere

Il Consiglio Generalizio rimane in attesa sino alla fine di ottobre.

Poi verrà redatta la Circolare per l'organizzazione del lavoro di rinnovamento e di aggiornamento.

Grazie!

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