Giovanni Baiano

Quaderno IV

Conferenze di Fratel Teodoreto tratte dal IV quaderno - 9 febbraio 1936 - 1° aprile 1936

1 - Domenica 16 febbraio 1936 - ore 15.15

Considerare la povertà come madre.

Così come avviene della madre nella famiglia, che istruisce e forma il suo bambino.

Con la santa povertà ci si istruisce e ci si forma nella Chiesa.

Gesù Cristo stesso ce ne diede l'esempio con la sua nascita poverissima.

Quindi noi dobbiamo ricevere le sue direttive, le sue istruzioni.

Il bambino tanto più segue le istruzioni della madre, tanto più la ama.

Così è di voi amando la povertà; e se la povertà sono tenuti a seguirla tutti i cristiani, tanto più lo dobbiamo noi: soltanto amandola con vero amore noi seguiremo gli insegnamenti di Gesù Cristo.

I santi ce ne diedero un esempio luminoso: S. Francesco ne fu il seguace più perfetto; S. Giovanni Battista La Salle imitò la povertà del serafico Francesco.

Così noi, come seguiamo in parte la povertà di S. Francesco e si S.Giov.Batt. La Salle, dobbiamo praticarla ogni giorno con un atto quotidiano, per piccolo ch'esso sia facciamolo, privandoci il più possibile, con un oggetto di minor valore, di minor bellezza.

Fare ed agire con santa economia e non già di avarizia.

Mirare alla santità, tendendo alla nostra perfezione.

Tenerla come santa difesa, come fortezza, come muraglia di protezione: difesa dell'anima nostra dalle tentazioni diaboliche ( il lusso, la vanagloria, l'ambizione ).

La povertà tiene il nemico alla lontana.

Qualche pietra la tirerà certamente, ma non recherà gran danno allo spirito di povertà: con la mortificazione, il distacco dalle creature, dai beni della terra.

Con la povertà noi saremo umili e non ameremo la superbia.

Perfezionare lo spirito di povertà.

Così come le famiglie hanno una fisionomia particolare e quindi la madre procura di comunicare questo spirito al suo figliolo, così noi acquisteremo il vero spirito con la meditazione.

La difesa del povero è la fuga: lui debole fugge.

Curare lo spirito di meditazione con la riflessione.

Ritornare nell'argomento meditato, raccogliendoci e sottraendoci dall'affanno del mondo che tenta di farci cadere (?).

Sforziamoci a fare così; il Signore ci aiuterà Lui.

La finalità nostra: dove ( che cosa ) ci conduce a Dio.

Attenzione a non sbagliare strada.

Prepariamoci alla lunga, riflettiamo, ripensiamo al nostro fine: questo ci servirà quale preparazione remota che ci disporrà meglio alla nostra meditazione del mattino.

2 - Domenica 23 febbraio 1936 - ore 15.15

n.4. Se si è in famiglia alla povertà non si potrà unire delle abitudini in generale, ma in spirito, senza farsi accorgere.

Quel quasi necessario, per chi l'intende. Capisce molte cose, la povertà di spirito.

n.5. Nel colloquio settimanale avete modo di consigliavi, quindi massima rispondenza ai vostri superiori, ( anche se ) vi dice di tralasciare le occupazioni troppo assorbenti e magari lucrose.

n.6. Coltivare una confidenza particolare in Dio.

Per questo vi potete aiutare con la meditazione nelle opere di carità e di beneficenza.

Riflettere anche la nostra Unione.

S. Giov. Batt. La Salle non ha usato del suo patrimonio per la sua Opera, ma volle far tutto nella massima e vera povertà.

Escludere ogni apprensione per il nostro avvenire.

La tranquillità d'animo è propria di chi è povero.

Tenete in conto quanto si trova nelle vostre sedi, avendo diligente cura in tutto quanto.

Il padrone ( Dio ) è contento dei suoi servi, quando hanno cura delle Sue cose.

Art 45 - Il Regolamento suppone tutti i casi che vi posano accadere.

I beni che noi potremo ricevere li dobbiamo ai nostri superiori, i quali soli potranno disporre.

Art 46. Il Regolamento è l'espressione della volontà di Dio.

Abbiate cura di tener sempre tutto in ordine e pulito.

Curare la mortificazione e la rinuncia delle piccole cose, per quanto sta a noi, senza recar noia in famiglia, abituarsi all'austerità sin da giovani.

Prendere l'abitudine di mortificarsi.

3 - Domenica 8 marzo 1936 - ore 15.30

Noi abbiamo bisogno di coltivare la vita interiore, appunto perché viviamo in mezzo al mondo.

Vita interiore si intende vita da viversi con Dio, con la SS. Trinità. Sforzarsi di vivere con Gesù, imitando le sue virtù: l'umiltà, la pazienza, l'abnegazione della propria volontà.

Confondersi con Lui.

L'umiltà si pratica convinti di non aver diritto d sprezzare chiunque, ma trattar bene tutti, compatirli.

L'umile compatisce, tratta bene, anche quando avrebbe diritto di rivalersi.

Tenersi alla presenza di Dio, sempre, quali creature meschine.

Mettere la nostra nullità dinanzi a Dio.

Una presenza di Dio spontanea, diffusa in tutto noi stessi: so che Dio è con me, mi accompagna, mi difende, mi guida, così come il bambino si trastulla sotto gli occhi di sua madre.

Così dobbiamo esserlo noi, tranquilli, calmi, fiduciosi in Colui che tutto può, ci difende e ci guida.

Alimentiamo in noi il fuoco dell'unione con Dio, con la preghiera, con le giaculatorie brevi, ma piene di fervore.

Pratica della pazienza.

Con Gesù, con Lui, come la visse Lui nella sua vita terrena, specie nella sua Passione.

Esercitarla coi familiari, coi vicini, coi parenti.

L'abnegazione della propria volontà, ossia rinuncia della propria volontà.

Cercare la volontà di Dio e non già quello che piace a noi, che presto sarà occasione dei nostri malcontenti.

Il cibo di Gesù era "fare la volontà del Padre mio".

Per disporvi alla volontà di Dio consultate i Comandamenti ed il vostro Regolamento, e per certe decisioni consultatevi col vostro superiore.

Rinunciare alla nostra volontà per fare quella di Dio: per essere pronti a questa rinuncia ci vuole la retta intenzione ossia l'offerta di tutte le nostre azioni: solo per Voi per la Vostra gloria.

Rinnovarla di frequente lungo la giornata: "per voi!".

Con questo si rinnova brevemente l'offerta. Beati noi che possiamo cominciare subito.

L'umiltà si alimenta mettendoci alla presenza di Dio; la pazienza, sottomettendoci alla volontà di Dio; l'abnegazione, unendoci a Gesù con frequenti giaculatorie.

4 - Domenica 22 marzo 1936 - ore 15.15

Gesù rifiuta la proclamazione di Re, che quelle turbe saziate dalla sua bontà vorrebbero farlo.

Lui ben altra regalità tendeva di estendere: Lui veramente Re, Re dell'universo.

Lui re di diritto, perché redentore, il suo regno sta nel dominio del nostro cuore.

Del corpo mistico Gesù è il capo, noi le membra, lo Spirito Santo ne è l'anima.

Gesù ordina alle membra il loro compito, ad ognuno di noi assegna la nostra vocazione.

Se sto qui mi salvo, se mi muovo mi danno.

Abbiamo il nostro posto fisso; rimaniamo fermi, risoluti.

Il posto assegnatoci da Gesù è questo.

Qui avremo la pace, la salvezza.

Qui avremo tutti gli avvisi di coscienza.

Fuori di questa via avremo la dannazione.

L'individuo che si stacca dal suo posto perde la vita, secca e va all'inferno a bruciare.

Ognuno al suo posto affidatogli dalla Provvidenza ci resta con la perfezione del nostro Regolamento.

 "Allarme (?) gli occhi pensa alla morte … "

Ricevere sovente Gesù nella Comunione, non temete dicerie, superate qualsiasi rispetto umano, unitevi con Gesù, badate a non perdere mai una sola comunione.

Poi vi è la comunione spirituale che vi attacca a Gesù lungo la giornata, attraverso i vostri doveri.

Con desiderio di amore: soltanto così avremo tutti gli aiuti necessari.

Uniti di cuore. Il ringraziamento terminatelo con il terminar della giornata.

Tutto ciò richiede fortezza, coraggio e preghiera.

Raccomandatevi alla Madonna e poi a S. Giuseppe.

Andate da Maria e Giuseppe.

Ama Gesù e poi fa quel che vuoi.

5 - Mercoledì 25 marzo 1936

Dal S. Vangelo: Io sono la vite voi i tralci.

Chi vive in me, avrà la vita e porterà frutto. Chi non è in me, non avrà la vita … ( Gv 15,1-17 )

Se noi siamo in Gesù, avremo la Sua vita, e porteremo i frutti.

Frutti nei pensieri negli affetti, negli atti.

Quali frutti io porto? Come penso, come amo Gesù? Penso io a Gesù? Come lo amo?

Cosa faccio io per amore del prossimo? Come mi comporto nelle conversazioni?

Dai frutti conoscerete la pianta.

Mettiamoci sotto la guida dello Spirito Santo: e nella confessione e durante la S. Messa.

Chi resterà unito a me, avrà la mia vita; qualunque cosa mi chiederete l'otterrete.

Eccitiamo in noi il fervore. Cerchiamo di essere uniti a Lui completamente.

6 - Mercoledì 1° aprile 1936

Dei doveri verso i nostri Superiori

Vi raccomando di pregare per il vostro superiore.

Non intrigarsi di nulla di quanto i nostri superiori abbaino fatto o debbano fare.

Mortificare la curiosità.

Facciamo quanto il superiore ci dice senza interessarci di quel che faccia.

Se il superiore di Sede vi negasse qualcosa e di ciò ne parlaste ad un altro superiore è bene accennare anche della risposta avuta dal primo.

Ogni volta che vi presentate al vostro superiore è bene riflettere che vi presentate ad uno investito dall'Autorità di Dio.

Parlargli con rispetto, a voce bassa, a capo scoperto, con venerazione.

Avere in lui umile ed intera confidenza, accennandogli le nostre pene, le nostre difficoltà.

Nelle associazioni, quando c'è reciproca fiducia, si forma un cuore ed un'anima sola.

"Quel giovane lì l'ha preparato Lui, e si vede che dell'Unione vuol fare cose grandi, l'ha scelto proprio Lui …".

Il Rendiconto da farsi al vostro superiore diventa una cosa semplicissima se viene fatto con spontaneità e fiducia.

Non andate a fare il Rendiconto senza una vera e propria preparazione.

I mezzi per andare a Dio vi sono dati dal vostro Superiore.

Ritenere gli ordini che si ricevono dal Superiore, né difficili, né impossibili: possiamo metterli in atto con vero spirito di fede.

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