Carlo Demaria

Una vita in salita

Il Dr. Carlo Demaria nacque a Torino l'11 giugno 1901.

La famiglia era composta da tre fratelli e due sorelle.

Il padre, Prof. Luigi Demaria, era un latinista, insegnava lettere in Seminario e, come spesso accadeva in quei tempi, si dilettava anche a comporre poesie per le grandi occasioni, quali matrimoni, festività ecc..

La sua attività principale, tuttavia, era quella giornalistica che svolgeva presso i più importanti periodici cattolici.

Lo stipendio non era certo favoloso, ma sufficiente a sostentare una famiglia composta da sette elementi.

La madre di Carlo, Ezilda Leonardo-Mussa era originaria di Castellamonte dove era stata battezzata il 17 dicembre 1858.

A ventisette anni, il 30 aprile 1885, aveva sposato il Prof. Luigi Demaria, trasferendosi a Torino.

Carlo trascorre la propria infanzia in Borgo Dora, frequentando la scuola elementare di Via La Salle gestita dai Fratelli delle Scuole Cristiane e abbinata a quella di Via delle Resine.

La famiglia, a quel tempo, abitava in Corso Napoli: la zona, a chiara vocazione industriale, era stata ravvivata da numerose iniziative cattoliche nate anche grazie all'impegno dei grandi santi sociali torinesi.

Carlo, in particolare, coi fratelli Alessandro e Felice, ebbe modo di frequentare l'Oratorio di San Gioacchino e la relativa sede dell'Azione Cattolica.

La famiglia del giovane era di modeste condizioni, ma l'educazione di chiara matrice cristiana, permetteva ai fratelli Demaria di crescere in un ambiente pervaso da sani valori morali.

La serenità familiare venne interrotta dalla morte di Luigi Demaria, il padre di Carlo, avvenuta il 24 febbraio 1922.

Tale evento segna una svolta decisiva nella vita del giovane, costringendolo ad affrontare nuove e gravose responsabilità.

In verità già da qualche anno Carlo aveva dovuto mettere da parte le proprie ambizioni accademiche per dedicarsi a problemi ben più immediati.

In seguito alle pressanti esigenze familiari, infatti, quando ancora frequentava la scuola di ragioneria, il giovane, dopo un breve tirocinio come fattorino in una banca, era stato costretto a trovarsi un impiego presso l'ufficio di un agente di cambio, il sig. Giubergia.

Ostinatamente deciso a conseguire il diploma di ragioneria, dovette conciliare gli orari di studio con quelli del lavoro, sottoponendosi a gravi rinunce.

Il fratello maggiore Alessandro, intanto, interrotti gli studi tecnici, aveva trovato lavoro presso la Fiat di Via Cigna e, sposatosi, era andato a vivere per proprio conto.

Il resto della famiglia, nel frattempo, si era trasferito in via Baltea 29 ( Barriera di Milano ): qui, a poco più di vent'anni, il giovane Carlo era diventato il nuovo capofamiglia, ma la situazione non poteva certo definirsi prospera e felice.

Margherita e Maria, le due sorelle, erano affette, sin dalla nascita, da gravi patologie: una era soggetta ad un disturbo cronico della vista che la rendeva quasi cieca, l'altra era poliomielitica.

Ovviamente non si sarebbero mai sposate ed, in tempi in cui l'assistenza dello Stato scarseggiava, il loro mantenimento economico e sanitario costituiva un problema non indifferente.

Dopo la morte della Signora Ezilda, Felice, il fratello minore di Carlo, si trasferisce temporaneamente presso la famiglia di Alessandro, il fratello maggiore: nel 1943 anche Felice trova moglie e si sistema.

Di conseguenza tocca a Carlo, rimasto celibe, occuparsi delle sorelle malate e in particolare di quella poliomielitica che era sempre motivo di grande apprensione: come confermato dai parenti ancora in vita la poveretta "fu accudita con amore fino alla fine" ( Sig.ra Salomone ).

Curandola personalmente Carlo conobbe il senso cristiano della sofferenza, abbinando al naturale affetto fraterno quella paziente sollecitudine che i malati cronici richiedono.

Quella tragica esperienza familiare era stata una dura scuola di apostolato ispirato allo spirito di sacrificio e alla carità cristiana.

Le due sorelle verranno a mancare nel 1949 e nel 1953.

Nonostante la difficile situazione personale Carlo riuscì a proseguire gli studi: ottenuto il diploma di ragioneria, si iscrisse all'Università, conseguendo nel 1942 la laurea in Economia e Commercio.

In base ad una nuova legge, che negava ai non laureati l'iscrizione all'Albo degli Agenti di Cambio, Carlo non avrebbe più potuto vantare i titoli necessari per lo svolgimento della sua professione.

In questo senso gli studi universitari, più che un vezzo, furono per lui un obbligo.

Questo periodo di transizione è caratterizzato anche da un nuovo impiego nella sezione amministrativa della Nebiolo, una ditta meccanica specializzata nella produzione di macchine per la stampa.

Intanto, il signor Giubergia, da buon principale, intuendo le doti del suo ex-dipendente, aveva segnalato quel volenteroso impiegato ad un suo cliente, un alto dirigente della STET ( antenata dell'attuale Telecom ).

Nel 1951 avviene l'assunzione: Carlo diviene responsabile dell'Ufficio Azioni STET di Torino, occupandosi di un settore finanziario legato allo scambio dei titoli in Borsa.

Era certamente un incarico di prestigio e ben retribuito.

La sua posizione di dirigente verrà confermata con l'iscrizione all'albo dei Revisori dei Conti.

Le sue preziose capacità organizzative, il puntiglio, l'impegno esemplare lo fecero stimare ben presto da tutti i colleghi.

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