Congresso Mondiale degli ex-allievi lasalliani

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Spirito religioso dell'Unione

Un profondo spirito religioso e un'intensa vita di pietà costituiscono il fondamento spirituale dell'Unione.

L'Unione, nella sostanza, è una vera e propria "religione", cioè una comunità di vita e di opere stabilmente, interamente e irrevocabilmente consacrate a Dio e all'onore di Dio.

Tutti e membri, e in primo luogo i Catechisti Congregati stretti da obblighi votali e poi anche i Catechisti Associati, in virtù di una loro propria "consacrazione" debbono fare di se stessi, di tutti i loro doveri e attività anche "profane", un olocausto di adorazione e di riparazione, un'incessante espressione religiosa.

Il mondo contemporaneo tra le innumerevoli e strepitose conquiste scientifiche tecniche e sociali è insidiato e soverchiato da una radicale irreligiosità.

Il mondo delle relazioni politiche e sociali, economiche e culturali è improntato laicisticamente e largamente secolarizzato.

A ben vedere, non si tratta soltanto di inappetenza religiosa, di un certo indifferentismo agnostico verso Dio e la religione, ma si tratta anche di una precisa volontà di sconsacrare ogni forma di attività e di vita.

Siamo giunti persino a porre in termini culturali e sociali, finanche in termini di costume, la più empia delle alternative. o Dio, o l'uomo.

Empia alternativa non già in quanto potrebbe implicare una certa "rinuncia", un certo "disprezzo" del mondo al fine di conseguire Dio, conseguimento che in definitiva ridonderebbe a salvezza dell'uomo integrale e della totalità del suo mondo.

empia alternativa invece poiché pretende di sostenere la radicale incompatibilità e l'essenziale incompossibilità tra la pienezza umana della vita e la religione, tra l'uomo e Dio.

Affinché l'uomo possa godere di una propria autonomia e perciò avere una sua propria consistenza e vantare un proprio valore, affinché l'uomo possa davvero confidare in se stesso ed assumere nella sua iniziativa una piena responsabilità, perché egli possa affermare nel pensiero e nell'azione la propria creatività, non deve esistere iddio.

Ammettere che Dio esiste, riferirsi a Lui e a Lui ricorrere, non sarebbe per l'uomo che la massima delle alienazioni, la più grave delle frustrazioni, la peggiore delle degradazioni.

Colpe ed errori succedutisi nei secoli hanno portato alla secolarizzazione della Cristianità occidentale.

Molti oggi non solo hanno relegato il "modus vivendi" cristiano nell'ambito della condotta privata, lasciando che il mondo esterno della società e della politica andasse per la sua strada, ma hanno accettato il mondo sociale esterno come norma oggettiva della realtà, giudicando come soggettivismo, finanche illusorio, il mondo della fede e della religione.

Con l'affievolirsi della fede e della ispirazione cristiana nei rapporti dell'uomo con il mondo e nei vari settori della vita sociale, con la rottura dell'unità religiosa, la cristianità si è via via profondamente secolarizzata.

Questa secolarizzazione attuatasi come apostasia, ha di molto contribuito a che si smarrisse il senso dell'autenticità "oggettiva" sul piano del pensiero, e il senso dell'autentica "soggettività" sul piano della vita di relazione.

Siamo cioè caduti in varie forme di "soggettivismo" e di "oggettivismo" ideologico e pratico, da quello della razza, della classe e dell'istinto, a quello positivistico, sociologico, esistenzialistico.

Tutte concezioni della vita e dell'uomo ostentatamente "profane", e in realtà quale più quale meno "impietose", "irriverenti", "irreligiose", non solo verso Dio, ma anche verso l'uomo, verso la sua misteriosa "densità" irriducibile di persona, la sua singolare "alterità", pur nella sua essenziale "relazionalità".

Vero è che non mai come nei tempi moderni si è speculato addentro ai problemi sociali per cui si è affermato la problematica dei diseredati e degli oppressi, ma tale problematica è però sfociata nel filantropismo agnostico e nel solidarismo esteriore, tutte forme che soccorrendo e aiutando sul piano del benessere materiale e su quello esterno e della partecipazione politica pretendono di aver esaurito il problema dell'uomo e di avere appagata ogni sua legittima esigenza.

Che l'uomo mangi, che egli lavori, si diverta, voti e paghi le tasse: sembrano infatti essere gli unici imperativi che dominano le società più progredite.

Eppure oggi anche "l'uomo del benessere", l'uomo prodotto dal mondo secolarizzato, gene nel vuoto di sé e accusa nell'isolamento una irrimediabile incomunicabilità; da ciò l'insorgere di mali nuovi che si manifestano nei misfatti collettivi, nelle forme totalitarie e collettivistiche con cui si vorrebbe tutto regolare e livellare.

Anche la stessa sopravvivenza di tutti e di ciascuno è minacciata da una sorta di visione apocalittica e l'uomo moderno finirà, e vive così la sua vita accusando un dilaniante senso di precarietà e provvisorietà.

Di contro alle insidie di cui certe manifestazioni della vita attuale li minacciano nel loro stesso equilibrio emotivo e psichico, gli uomini di oggi - almeno i migliori tra essi - avvertono che è indispensabile ed è possibile costituire un vittorioso fronte apertamente morale e spirituale.

Essi percepiscono che tutto in definitiva emana dall'interiorità del singolo e tutto vi ritorna, compresa la stessa convivenza sociale e politica, la stessa storia dell'umanità.

Ed è proprio nella perenne natura della persona umana che uomini di diversa cultura e tradizione hanno cercato - per esempio, con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo ( 1948 ) - la piattaforma su cui fondare l'unica convivenza pacifica possibile al disopra dei diritti positivi e delle norme giuridiche vigenti.

Questa più o meno conscia ma acutissima tensione verso un fondamento del tutto interiore e ideale della convivenza fraterna e della pace spiega la grandissima risonanza suscitata nel mondo dalle encicliche "Mater et Magistra" e "Pacem in terris" di Papa Giovanni XXIII.

Così come spiega l'enorme speranza accesa fra gli uomini di buona volontà dal Concilio Vaticano II e la intensa attrattiva esercitata dal pur breve pontificato di Papa Roncalli.

Gli uomini d'oggi, i migliori, ricercano la "Paternità" e la "Maternità" che affratelli tutti e ciascuno.

In altre parole essi ricercano la "pietas" e la "religio" della vita e dell'uomo che non possono avere sicuro fondamento se non come proiezioni e aspetti della "religio" e della "pietas" rivolte a Colui dal quale tutto proviene e al quale tutto si riferisce; Colui che è tutto per ciascuno, ama ciascuno con tutto se stesso, si dà tutto a ciascuno e vuole che ciascuno si dia tutto a Lui, affinché ognuno lo goda eternamente.

La piena comunicazione tra gli uomini, cioè il loro operante affratellamento, che si traduce in autentica comunione, non può essere realizzata nel segno di ideali astrattistici configurati in ideologie preconcette, ma solo nell'ambito della comunicazione con il Padre comune e come comunione con Lui, per il Figlio e nello Spirito Santo.

La divina elezione a figli di Dio è di per se stessa la massima e, nelle condizioni storiche, l'unica condizione e più ancora l'unico principio perché gli uomini possano "essere" e, perciò con verità, sentirsi fratelli.

E nella prospettiva che tale comunicazione e comunione si attuino pienamente si pone imperiosa l'esigenza che la virtù di religione e la pietà ritornino ad essere di fatto, come sono di diritto il fondamento, l'ispirazione e il coronamento di tutta la vita morale dei singoli e delle collettività.

La stessa autonomia dell'uomo autenticamente si celebra nel continuo, libero, filiale riferirsi di esso a Dio, adorandolo e lodandolo in tutto e in ogni cosa.

Nel che appunto è la sostanza dello spirito religioso e la pietà.

Un continuo riferirsi a Dio in virtù della religione e della pietà che furono l'essenza della vita di Cristo, segnatamente del suo sacrificio sulla Croce.

Un continuo "riferirsi" a Dio nella religione e pietà diffuse nel mondo sino alla fine dei tempi dallo Spirito Santo che è in noi.

Solo un profondo spirito di religione e di pietà che per l'onore di Dio e per l'amore di Lui, si rivolge a tutto ciò che è di Dio, come realtà naturale e soprannaturale, come passato, presente e futuro - poiché tutto è dono di Dio, o da Dio permesso - può ripristinare la vera "obiettività" nel pensiero e nell'azione e il vero senso dell'altro nella vita di relazione, eciò in quanto l'"appartenere-a-Dio", il "radicale-riferirsi-a-Dio" costituiscono la comune e universale connotazione dell'"essere" di ogni creatura e dell'universo intero.

Il Fratello Teodoreto volle fin dagli inizi che l'Unione fosse scuola di "verità", di "giustizia" e di "autenticità", colle perciò che fosse basata su un profondo spirito religioso e di pietà diligentemente coltivato con pratiche e iniziative appropriate.

"L'ordine che sorgerà sia coltivato prima di tutto con la pietà, con la reciproca assistenza e umiltà, con l'attività, la modestia e con grande carità fraterna: in unione a Gesù Crocifisso portare la croce con gaudio" ( 29 agosto 1908 )

Questo - l'abbiamo già osservato - è il primo "detto" di Gesù Crocifisso che riguarda l'Unione; esso risale al 1908, quando i nostri due Servi di Dio ancora non si conoscevano.

"Siano coltivati innanzi tutto con la pietà"

ed è quello che avvenne - giova ridirlo - dalla fondazione dell'Unione in poi.

La "scuola" che per lunghi anni Gesù Crocifisso tenne a Fra Leopoldo, e tramite quest'ultimo ai membri dell'Unione, fu in primo luogo scuola di devozione e di consacrazione.

Recenti polemiche hanno contrapposto la carità alla virtù di religione; si è insistito che l'amore e non la religione deve essere la virtù predominante della vita cristiana.

In realtà si è confuso il prevalere di certi aspetti culturali esteriori, di certe pratiche svolte con spirito quasi magico e superstizioso, con il culto costituito dall'offerta religiosa di se stessi nell'offerta di Cristo al Padre, si è confuso - dicevo - l'attaccamento unilaterale alla formula, con la formula fatta alimento di intima e totale devozione, con la "pietas" che inclina al culto filiale di Dio e che per l'onore di Dio propende per un atteggiamento riverenziale e di servizio verso tutto ciò che è di Dio, che Dio rappresenta, che a Dio si riferisce.

In realtà la "pietas" caratterizza l'autentica "charitas" in quanto produce un atteggiamento interiore veramente compreso del valore degli "altri", proprio perché colti nell'ambito del loro rapporto con L'Altro, l'Altro assoluto.

Di quanto s'attenua o scompare la "pietas" di tanto la carità si affievolisce e si spegne e con essa viene meno la libertà di figlio di Dio.

Così fin dai primordi il Fratello Teodoreto avvia e incoraggia i suoi giovani all'orazione più intensa e fervorosa, ai ritiri e agli esercizi spirituali.

Lo spirito religioso che egli infonde loro è soprattutto spirito di adorazione e di riparazione.

Il culto di Gesù Crocifisso effettuato in unione a "Maria SS e con tutto gli Angeli e Beati del Cielo" è la pratica distintiva e fondamentale dell'Unione.

La "divozione" a Gesù Crocifisso ispirata da Gesù medesimo a Fra Leopoldo e da Lui stesso diffusa, e poi passata ai Fratelli delle Scuole Cristiane, sarà fatta recitare dal Fratel Teodoreto in tutte le adunanze dell'Unione, finché questa sussisterà.

Secondo il Fr. Teodoreto la preghiera pone rimedio a ogni cosa, risolve qualunque difficoltà.

Si prega prima e dopo le principali azioni della giornata, si prega nella buona e nell'avversa sorte, si prega quando tutto scorre facilmente, si prega anche quando è buio e non si sorge il cammino.

Si prega sempre, sempre facendo gravitare tutti i pensieri, e gli affetti attorno alla quotidiana rinnovazione del Sacrificio della Croce e al Sacramento dell'Eucarestia.

Il Fratello Teodoreto è disposto a tollerare molte cose, egli però assolutamente non tollera la mancanza di preghiera, la mancanza di pietà.

Il profondo spirito religioso e di pietà che il Fratello Teodoreto ha voluto fosse come il respiro spirituale dell'Unione si riflette nella stessa denominazione di quest'ultima: Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.

Non importa se il titolo non sarà giudicato "à la page", non fa nulla se esso sembrerà troppo lungo e quindi inadeguato all'epoca delle sigle e degli slogans: il titolo è un'insegna e un programma e il Fratello Teodoreto vuole anche con esso istillare e ricordare quell'atteggiamento interiore di pietà e di devozione che Iddio esige dai Catechisti.

Il dono della pietà perfeziona la virtù infusa della giustizia e conduce alla beatitudine di coloro che hanno "fame e sete di giustizia".

Il Fratello Teodoreto fu davvero uno dei maestri "che insegnarono a molti la giustizia" e nell'intento di potersi dedicare esclusivamente e totalmente a questo insegnamento si era fatto Fratello delle Scuole Cristiane.

Così per questo sacerdozio di educazione alla giustizia rinunciò al sacerdozio sacramento, a cui invece suo padre lo avrebbe voluto avviare.

Con il culto del Crocifisso il Fratello Teodoreto volle che i Catechisti praticassero altresì il culto della Verità, la quale altro non è se non Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso.

Verità nel comportamento, verità nella parola, verità da conoscere e da approfondire, verità da diffondere e da insegnare.

Verità da amare e da far amare.

"Io sono al verità" ( Gv 14,6 ), "io sono la luce del mondo", ( Gv 9,5 ) "quando sarò innalzato da terra trarrò tutti a me". ( Gv 12,32 )

Ci fu qualcuno, specie agli inizi dell'Unione, che ebbe il timore che questa intensa vita di pietà potesse in realtà mascherare o fornire una evasione dai concreti problemi della vita.

Altri la giudicavano efficacie sì per dei frati in convento, ma eccessiva per dei giovani laici e secolari.

Al contrario, solo nell'orientamento religioso della mente e del cuore il Fratel Teodoreto vedeva l'unica e possibile sorgente di luce affinché le esigenze del tempo e dei compiti di ciascuno si potessero manifestare appieno nei loro aspetti positivi e negativi; solo nell'orientamento religioso egli vedeva la sorgente di energia con cui rispondere secondo Dio ad ogni autentico appello e sventare ogni effettiva insidia.

Non per nulla l'Unione si viene sempre più palesando come un'opera attualissima e pienamente rispondente alle migliori aspettative dei tempi e della Chiesa, così come è accaduto per es. per la Casa di Carità Arti e Mestieri con grande stupore e meraviglia di molti.

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