La paternità spirituale di Fratel Teodoreto

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La paternità spirituale è il dono dei vergini e degli apostoli che richiede la rinuncia di sé e la dedizione completa alla causa di Dio nella ricerca e nell'attuazione della Sua volontà.

Essa è, come la paternità naturale, una diretta partecipazione di quella di Dio, ma più eccellente della prima perché mira a formare le anime ad uno stile proprio, qualche volta solo intravisto e ad avviarle alla vita eterna.

È una divina vocazione a cui alcune anime sono predestinate e insensibilmente formate da Gesù « Padrone delle santificazioni », a cui si deve rispondere con generosità e prontezza lasciandosi condurre dallo Spirito Santo.

L'uomo prescelto si forma ad una data spiritualità a seconda delle caratteristiche personali e di ambiente, quindi la trasmette ai figli che il Signore gli dà, come il padre genera alla vita fisica con le proprie caratteristiche psicologiche.

Fr. Teodoreto ricevette tale dono in germe insieme con la sua contrastata vocazione religiosa, rispondendo alla quale con miraggio alla santità ottenne la fecondità spirituale, frutto della completa rinuncia di sé e dell'assoluta uniformità alla volontà di Dio.

L'idea madre di fondare l'Unione, ch'Egli per la prima volta intuì a Lembeck-les-Halls nel 1906, fu già uno sviluppo del primo germe di paternità e tale idea lo trovò pronto, ma sempre vigilante di attuare in tutte le cose la «sola volontà di Dio».

Ma chi l'avrebbe assistito e confermato in tale ricerca?

Pregò e meditò per ben sette anni dal 15 settembre 1906 al mese di aprile 1913 ed infine deliberò dopo l'approvazione giuntagli da Gesù tramite il Servo di Dio Fra Leopoldo: «Dirai al Fratel Teodoreto di fare ciò che ha in mente» alle cui parole si aggiunse il consenso esplicito dei suoi Superiori, in particolare del Fr. Assistente Candido che l'incoraggiò all'opera.

Tali approvazioni furono il suo viatico ed ebbero una forza intrinseca a cui Egli docilmente si piegò.

Qual era il programma elaborato in tanti anni di vigile attesa che il Fratel Teodoreto avrebbe dato all'opera vagheggiata?

Non poteva essere che un programma di santità che potenziasse la scuola cristiana per la quale Egli si era consacrato.

Altri suoi confratelli avevano scorto nell'agone sportivo il mezzo per riunire i giovani e per mantenerli uniti ai Fratelli anche dopo il periodo scolastico ed avevano ottenuto risultati umanamente lusinghieri.

Partecipazione a manifestazioni sportive di prim'ordine, conquista di primati, di medaglie e di allori, persino quello ambitissimo conferito da S.S. Pio X, Il Papa Santo, alla migliore squadra ginnica tra quelle che si erano esibite nei giardini vaticani; ma dopo tutto ciò scarsa era la partecipazione alla Messa festiva e la frequenza ai SS. Sacramenti.

Ecco il bilancio consuntivo che tradiva e stroncava l'opera educativa dei Fratelli e faceva torto a molte anime elette di giovani che si sentivano attratti ad una più intensa vita spirituale.

Fr. Teodoreto intuì che la Scuola stessa doveva essere la palestra di santità ed incominciò ad invitare un gruppo di allievi per una prima adunanza e presentò in cinque punti un programma di vita cristiana più vissuta, che si concludesse nell'apostolato del buon esempio da esercitarsi dentro e fuori la scuola, durante e dopo gli studi.

In seguito (22.2.1926) raccomanderà di «mettersi in relazione coi Direttori delle case, affinché si cerchi un giovane buono per ogni classe che sia il fondamento dell'Unione.

Si potrà così stabilire una sezione in ogni casa di Fratelli».

Dalla scuola tali elementi più formati sarebbero poi passati nel mondo per restarvi e santificarlo, guidati anche allora dalla mano esperta del Fratello Educatore.

In questa concezione d'opera Fratel Teodoreto incominciava la sua paternità spirituale che gli sarebbe costata fatiche, preghiere e anche lacrime fino alla morte.

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