La paternità spirituale di Fratel Teodoreto

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Come sentiva la paternità Fratel Teodoreto

La sua profonda umiltà e il severo controllo di se stesso gli moderarono sempre il suo temperamento sensibilissimo e affettuoso e per molto tempo riuscì a nascondere la sua paternità con l'attribuire a Fra Leopoldo tutto il merito della fondazione dell'Unione, solo più tardi, certamente per consiglio ricevuto, si arrese a parlare e a scrivere sulla «Rivista Lasalliana», ( anni I, n. 2 – giugno 1934), una serie di articoli sulle origini dell'Istituto dei Catechisti.

E fu preciso nel programma senza venir meno alla sua umiltà; «Formare alla santità i giovani delle Scuole Cristiane in un corpo unico di Associati e Congregati».

In un colloquio intimo ebbe a dire: «Me l'ha detto il confessore: il Signore Le ha dato quei figlioli; quindi vi ripeto: cari figlioli, restate uniti, formate un corpo unico, associati e congregati». (Giorno dei Santi 1935)

Ed è sempre per incoraggiarci alla santità che ci apriva il suo grande cuore: «Cari figlioli, sento che il Signore mi ha dato per voi un affetto paterno e perciò vi raccomando di vivere con umiltà, con amore a Dio, senza preoccuparvi delle cose materiali e neanche della scarsità di vocazioni.

Se vi santificherete il Signore vi manderà vocazioni straordinarie». (25.7.1943)

Durante la prima guerra mondiale (1915-18) quando l'Unione fu ridotta al lumicino giacché tutti i suoi soci erano partiti per il fronte salvo tre riformati, non solo Fratel Teodoreto non si scoraggiò nel vedere la sua opera quasi stroncata, ma interpretò l'avvenimento doloroso un segno del Cielo e ai rimasti esortava «di pregare perché lo spirito dell'Unione si conservi» (26.8.1918) «perché – soggiungeva poco dopo – in relazione ai consigli ricevuti da Gesù a mezzo di Fra Leopoldo, questo è il tempo di mettere le radici all'Unione». (6.10.1918)

E il suo cuore di padre non dimenticava i figli lontani nelle trincee e nei campi di concentramento e con la preghiera e la corrispondenza li seguiva e li confortava.

A fine poi di tenerli uniti allo spirito dell'Unione spediva loro un breve resoconto del ritiro mensile.

Stralciamo da un foglio dattilografato riproducente la nitida scrittura del Fratel Teodoreto, la seguente lettera di introduzione:

Viva Gesù nei nostri cuori! Sempre.

Torino, data del bollo postale

Carissimi soci militari,

Volendo assecondare il giusto desiderio da voi ripetutamente espresso, quello di essere informati dell'andamento dell'Unione nostra e pensando che questo si può specialmente rilevare dal nostro Ritiro mensile, il 5 maggio 1918, giorno di ritiro, in apposita adunanza si è deliberato quanto segue:

1°) S. Messa e Comunione giornaliera, secondo l'intenzione dei nostri cari Soci militari;

2°) Compilare ogni mese una rubrica fra Soci e aspiranti per esprimere le impressioni lasciate su ciascuno agli esercizi particolari del Ritiro.

Siamo certi che quanto sopra sarà al SS. Crocifisso di sommo gradimento e a voi di grande vantaggio aiutandovi a rimanere nello spirito della nostra Pia Unione.

Con affettuoso abbraccio vi salutiamo.

La Direzione

Quando poi, conclusasi la guerra, Fratel Teodoreto previde il ritorno dei soci militari, intensificò le sue vive raccomandazioni alla vita interiore.

«Bisogna – diceva ai giovani che frequentavano l'adunanza – mettersi con slancio a praticare le virtù perché fra qualche giorno incominceranno ad arrivare i soldati e bisognerà che trovino il vero spirito». (15.11.1918)

«I soci militari verranno a casa pochi per volta e si troveranno nella necessità di seguire i nostri passi». (2.8.1918)

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