Fr. Teodoreto oratore e scrittore

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Parola semplice che convince e costruisce

«Fratel Teodoreto non era un oratore nel senso comune del termine: la parola aveva non facile, anche prima che fosse colpito da afasia; il suo pensiero non brillava di originalità, lo stile suo era dimesso naturalmente e forse anche di proposito.

Il pregio del suo dire stava tutto nella profonda convinzione con cui parlava e ancor più nell'evidenza dell'esempio che precedeva il discorso e nella fama di santità di cui godeva» ( Biogr. Fr Leone P 3 C 12 ).

Così ci presenta l'oratore Fratel Teodoreto il suo biografo Fratel Leone di Maria, che ben lo conosceva.

Altre citazioni ci vengono riferite da Confratelli e Catechisti che ebbero la fortuna di ascoltarlo e tutte sono unanimi nel rilevare la profondità e la forza di convinzione del suo dire.

«Dal punto di vista oratorio le sue conferenze non erano certo dei capolavori, ma nella sua voce si sentiva persuasione, e un non so che di divino, che le sue parole penetravano a fondo nell'anima, suscitandovi i più nobili sentimenti di fede e di amor di Dio.

Rileggendo ora quelle conferenze, mi pare non solo di rivivere i sentimenti provati allora, ma di riudire persino le cadenze con cui Egli pronunziava, a stento, quelle parole», così si esprime un suo Novizio.

«Durante le conferenze, di solito leggeva e, malgrado la dicitura né vivace né brillante, impressionava per l'animo che appariva perfettamente aderente alla dottrina espressa e perché tutti sapevano come rispondesse in tutto alla pratica della sua vita» ( Fratel Cecilio ).

«Sulla cattedra delle conferenze teneva sempre un bel Crocifisso e ogni conferenza terminava con un pensiero alla Vittima divina» ( Fratel Eusebio ).

«Fratel Teodoreto parlava con estrema semplicità, ma raggiungeva il cuore diritto diritto.

Tutto quello che diceva era così vero, così bello, così importante che io non perdevo una sillaba.

Mezz'oretta di conferenza passava in un baleno.

I giovani non erano stanchi di sentirlo parlare, ma Egli possedeva in sommo grado il senso della discrezione e in tutti i suoi interventi era tale da lasciare il desiderio del suo ritorno» ( dott. Tessitore ).

«Ricordo che durante una conferenza ( esattamente il 14 agosto 1924 ) trattando dell'unione con Dio, frutto dello spirito di Fede, d'un tratto lo vedemmo alzare gli occhi dallo scritto e parlare con animazione per una decina di minuti, mettendo una foga insolita e insistendo che assolutamente dovevamo ottenere di "sentire" vicino e presente Dio in noi durante il Ritiro, almeno per qualche breve momento.

Ciò proclamava essenziale alla nostra vita religiosa, al nostro fervore, alla nostra perseveranza.

Era una grazia che Dio certamente voleva farci: ma tutti dovevamo meritarcela, chiedendola insistentemente e corrispondendo con sacrificio a tutti i favori del Ritiro.

Quando finì la sua vivace perorazione quasi tornando in sé, ci pregò di ricordare e dare importanza a ciò che aveva detto, perché non se lo era segnato in precedenza, ma lo aveva espresso per un impulso interiore impreveduto; perciò aveva ragione di credere che fosse il Signore ad averlo ispirato e spinto a dire, e che forse alcuni dei presenti avevano proprio bisogno di sentire "più da vicino" il Signore» ( Fratel Cecilio ).

«Quanta semplicità, quanta piena fiducia in Dio nelle conferenze che teneva agli Esercizi Spirituali sull' "Unione", e quanta umiltà.

Non entrò mai in polemica: esponeva quello che era convinto fosse desiderio di Dio e lasciava a Lui il trionfo dell'Opera sua.

Anche dopo brillanti conferenze di altri oratori, la sua parola calma, priva di ogni attrattiva umana, penetrava profondamente nell'anima, conquideva, ci rendeva più buoni!» ( Fratel Gustavo ).

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