Origini della "Divozione"

Prova

La prima notizia di quel colloquio fu da me riportata a pagina 14-15 di un fascicolo sulla Divozione, battuto a macchina in nove copie e tuttora inedito.

Per ordinarne in tranquillità dati e raffronti e per scriverne buona parte della prima stesura, ero stato ospite a Neuchàtel nel marzo e nel luglio del 1954 in quella cara casa lasalliana, di cui era Direttore il Frère Joseph, vero amante del Crocifisso.

Di nove copie di quella non definitiva stesura in francese, quattro furono sottoposte, già nel luglio del 1954, all'esame dell'On.mo Br. Dionysius van Jezus, allora Vicario Generale ( che volle scriverne subito la presentazione all'Istituto Lasalliano ), del Frère Alcime-Marie, del Frère Nicet-Joseph, allora Direttore del Secondo Noviziato romano, e del Frère Joseph, nominato sopra.

Avevo nel frattempo sentito dire che viveva ancora un Fratello italiano, compagno di viaggio e di Secondo Noviziato di Fratel Teodoreto: Fratel Benedetto, Pro-Direttore Generale della Casa Generalizia.

Nonostante l'avanzata età, la memoria non aveva mai tradito Fratel Teodoreto in qualsiasi comunicazione m'avesse fatta.

Tuttavia, avevo sempre voluto accertarmene per maggior sicurezza.

E così, anche quella volta. Di modo che mi ripromisi di parlare anche con Fratel Benedetto.

Ciò che avvenne nell'ottobre e nel novembre del 1954. ( Fratel Teodoreto ci aveva già lasciati circa sei mesi prima ).

Il primo colloquio ebbe luogo alla Casa Generalizia precisamente il 28 ottobre, presente il Frère Emile, Visitatore Generale del Belgio. ( Ne ricordo la data, perché la sera del giorno stesso fu trasmessa dalla Radio Vaticana una mia conversazione registrata sulla istituzione della festa liturgica della Regalità universale di Maria, in occasione del Congresso mariologico internazionale dell'Anno Mariano e nell'imminenza dell'istituzione di quella festa proclamata dalla Santità del Papa il primo novembre ).

Domanda: «Quando incominciò il Secondo Noviziato del 1906?».

Risposta: « Il 4 agosto sera. Nel viaggio da Torino, impiegammo due giorni, passando per Bruxelles, dove Fratel Teodoreto ed io fummo raggiunti da due Fratelli francesi, se rammento bene, di Lillà.

Anzi,  ricordo questo particolare. Ignorando che ci fossero due stazioni, quella di Hai e quella di Lembeek, quando sentimmo annunciare la fermata di Hai, scendemmo.

Ed apprendemmo che avremmo dovuto proseguire in treno fino a Lembeek: cosa impossibile a quell'ora, perché il nostro era l'ultimo treno.

Decidemmo senz'altro di percorrere a piedi il tratto restante, cioè circa tre chilometri.

Nel buio, incerti sulla via da seguire, fummo rassicurati da tre passanti.

Ed arrivammo finalmente alla Casa Generalizia verso la mezzanotte ».

Domanda: « Rammenta press'a poco quando fu tenuta dal Frère Anaclétus la conferenza sull'Associazione San Benedetto Giuseppe Labre?».

Risposta: « Oh, posso essere più preciso di quanto Lei immagini.

Conservo infatti gli appunti presi allora. Ma li devo cercare. Ritorni tra qualche giorno ».

Tornai esattamente nel pomeriggio del 3 novembre, nel giorno cioè successivo a quello dell'udienza concessa dal Santo Padre ai congressisti del Convegno mariologico-mariano internazionale.

Presente ancora il Frère Emile, al quale si aggiunse circa mezz'ora dopo Fratel Leone di Maria, Postulatore Generale.

Fratel Benedetto, tutto sorridente : « Ecco qua, i quaderni degli appunti ».

E cominciò a sfogliare, giorno per giorno, il mese d'agosto.

« Permetta. Non agosto. Ma settembre, dal quattro o cinque in poi… ».

« Dieci. Undici. Dodici. Tredici. Quattordici… Oh, ecco qua. Quindici settembre, sabato…

Oeuvres de per sévér ance… Les auvres post-scolaires sont absolument nécessairesl…

Ci siamo… Association de St.-Benoit-Joseph-Labre!».

E lesse riga per riga le paginette di quegli appunti, commentando briosamente e sorridendo tra ilare e commosso a quell'ondata di ricordi.

« Con tutto quell'insieme minuzioso di dati e di notizie, carissimo Fratel Benedetto, quella conferenza non poté certo essere improvvisata, ma fu sicuramente preparata qualche giorno prima, almeno alla vigilia, il venerdì 14…!».

« Lo suppongo anch'io », fu la risposta.

E Fratel Benedetto ( doppiamente benedetto per quella preziosa testimonianza! ), dritto come un fuso ( nonostante gli ottant'anni ), scintillante di arguzie che non accusavano declino, mi accompagnò attraverso la proprietà privata della Casa Generalizia, per orti e cortiletti, fino al capolinea del 46.

Commosso, ne ricordo il lieto viso amico e l'ultimo cenno di saluto, col dorso della mano distesa, festosamente agitata all'allontanarsi dell'autobus.

Grato e commosso rendo alla sua compianta memoria doveroso atto di quell'ultima delicatezza, avuta per la mia quasi cecità di guerra.

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