Origini della "Divozione"

I Fratelli nulla debbono abbandonare

Dunque, i Servi di Dio Fra Leopoldo e Fratel Teodoreto hanno camminato spalla a spalla insieme dallo stesso giorno 2 agosto 1906, senza conoscersi, per lo stesso apostolico sentiero di Adorazione-Divozione a Gesù Crocifisso, fino a che la voce dall'Alto non si è levata più forte e li ha fatti reciprocamente accorgere del loro comune cammino convergente: il venerdì 25 ottobre 1912 ( precisamente tredici anni prima dell'istituita festa liturgica di Cristo Re ).

Da allora le cose procedono rapidamente.

Il 31 maggio 1914, giorno di Pentecoste, segna con un Ritiro memorando « il Cenacolo e la vera nascita dell'Unione », mentre Fra Leopoldo prega con angelico fervore che siano benedetti « tutti i giovani e tutti quelli che appartengono a questa Santa Adorazione » ( si voglia notare: i giovani e coloro che li accompagnano sono vive membra dell'Adorazione, perché ne hanno fatto propria la lettera) ed è invitato a sollecitare Fratel Teodoreto perché chieda « aiuto in tutte le case della sua Congregazione » senza stancarsi mai.

Il 18 gennaio 1915 Sua Santità il Papa Benedetto XV indulgenzia la Divozione, apponendo un prezioso autografo alla sua fotografia, benedicendo Direttore e giovani, perché «… i secolari, con la santità della vita, debbono sempre " praedicare Jesum Christum, et Hunc crucifixum " ».

Si è raggiunto il calor bianco. Ci sarebbe molto da dire.

Ma, fedele al proposito informatore di queste pagine, debbo limitarle nell'ambito delle mie indagini.

E le riprendo.

Nel pomeriggio del 16 ottobre 1951, nel parlatorio del collegio San Giuseppe, m'ero intrattenuto con Fratel Teodoreto per alcuni chiarimenti.

Tra l'altro, gli domandai : « Chi fu quel personaggio importante che nel 1915 voleva sopprimere nella Divozione la recita del Pater e dell'Ave, come si legge a pagina 148 del Suo libro?».

Mi parve che il Fratello sentisse difficoltà a rispondere, perché ci fu una pausa, non per ricordare, ma per riflettere.

Dopo di che disse come a malincuore: « Furono il gentiluomo del Cardinale e suo fratello ». E non aggiunse altro.

Il resto mi fu chiarito poi da Mons. Canonico Adolfo Barberis, già segretario particolare del Cardinale Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino.

Il quale, pur ignorando il fatto in sé, mi spiegò come per l'appunto in quegli anni avesse incominciato a farsi strada in parte del clero la tendenza ad « una semplificazione di esercizi pii, con conseguente riduzione di formule di preghiera ».

Doveva essere presumibilmente di quell'idea anche il gentiluomo del Cardinale, cav. Pietro Deluca, che rifletteva le opinioni del fratello Canonico Vincenzo, proclive a quella corrente.

( Come si sa, il Pater e l'Ave non furono soppressi, in conformità alle risposte segnate il 2 maggio 1915 nel Diario di Fra Leopoldo, riferite al Crocifisso ed alla Madonna ).

Ma, rifacendomi a quello stesso colloquio dell'ottobre 1951, non mi ritenni soddisfatto ed incalzai così : « Mi perdoni, signor Direttore, fu quello stesso personaggio che volle togliere ai Fratelli l'incarico di diffondere la Divozione, insistendo a tal punto che Fra Leopoldo non vide altra via d'uscita che quella di ricorrere a Mons. Angelo Bartolomasi, allora Vescovo ausiliare di Torino ? ».

«Sì». « Ed allora a chi si sarebbe voluto affidare la Divozione? ».

Altra pausa. Altra riflessione. Poi : « Ai Salesiani », disse.

E qui, occorre fare ancora una parentesi, ricordando che la sera del 5 giugno 1915, studiando e domandando ai piedi della Croce come stabilire l'Opera di Dio e come presentarsi a Mons. Bartolomasi, Fra Leopoldo sentì queste parole : « I Fratelli delle Scuole Cristiane nulla debbono abbandonare!».

Ciò che conferma quanto il 6 marzo dello stesso anno il Servo di Dio sentì in risposta ai dubbi mossi sullo stesso argomento dal proprio direttore spirituale, Don Giuseppe Maria Pastorino: «La pianta della Pia Unione dei giovani e dell'Adorazione ( Divozione ) del SS. Crocifisso voglio che rimanga dai Fratelli delle Scuole Cristiane».

Quei fratelli laici, nominati il 10 settembre 1906 per la prima volta nel Diario di Fra Leopoldo, sono dunque - per definitiva riprova, espressamente confermata - i Fratelli delle Scuole Cristiane, ai quali è affidato l'incarico di diffondere la Divozione e l'Unione, i due termini ricorrendo insieme come parti inscindibili di una cosa sola.

E chiudendo la parentesi per concludere su quel mio colloquio col caro Fratel Teodoreto, mi venne fatto di porre allora un ultimo quesito sull'argomento: « Quale affinità Ella sente, signor Direttore, con Fra Leopoldo? Per spiegarmi meglio: qual è la pratica di pietà che Ella predilige? ».

« La professione di penitente, alla quale il nostro Santo Fondatore dedica un capitolo dei suoi Trattateli!

È la divozione a Gesù Vittima, al Crocifisso, che egli pone a pietra angolare del suo culto e del suo edificio.

Perciò tutti i Fratelli la coltivano.

Basti citare la recita quotidiana dell'Adoremus Tè, Christe, dell'Orazione a Gesù Crocifisso, delle Litanie della Passione, la pratica della Via Crucis, la meditazione dei Misteri dolorosi.

San Giovanni Battista de La Salle e Fra Leopoldo sono due grandi divoti del Crocifisso ».

Per cui, uscito nella strada ormai fattasi buia, andavo verso casa confermandomi in questi pensieri. '

Fra Leopoldo è investito d'una missione presso l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, per affidargli - nella persona di Fratel Teodoreto - il messaggio della Divozione, in parola, in vita ed in opera, attraverso la scuola e dopo la scuola, ad affrettare il ritorno alla Divina Carità Crocifissa.

Ciò facendo, Fra Leopoldo non evade dallo spirito francescano della propria famiglia, anzi vi si affissa ed incentra, perché la Divozione a Gesù Crocifisso non ha confini; è sorgente propria delle due famiglie; deve affondar radice nel campo della scuola, fino al diploma del transito, tanto più abbondantemente fertile quanto più specialmente coltivato in ogni stagione.

Tutto ciò che ha contenuto universale, è patrimonio di tutti e di ciascuno. Così fu ed è e sarà della Via Crucis dei Francescani, del Rosario dei Domenicani, degli Esercizi Spirituali dei Gesuiti, della Medaglia miracolosa dei Vincenziani.

La Divozione a Gesù Crocifisso è rivolta anch'essa al mondo.

Che importa chiederci perché vi debba scendere per alveo lasalliano? L'importante, il necessario è che vi scenda.

Ma, se una ragione d'ordine generale c'è, questa può essere ricercata nella Volontà provvidenziale, per cui si facciano esemplarmente più saldi e vitali i vincoli in carità tra famiglia e famiglia, distinta l'una dall'altra per forma, sì, ma una di cuore, di spirito, d'anima, in una sola Chiesa, sotto la Croce.

Carità di famiglia che in particolare avrebbe per noi coronamento stupendo quando, aureolati fratres de paenitentìa, ascendessero in immagine e nel culto insieme nella gloria del Bernini il figlio del Santo d'Assisi col figlio del Santo di Reims!

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