Rapporti con l'Unione  

III. I fratelli delle Scuole Cristiane e l'Unione

L'avvenire

Dopo tutto quello che ho già detto, posso essere breve:

1. L'Istituto Lasalliano deve ricavare dal fatto dell'Unione ( e da un rinnovamento nella Divozione a Gesù Crocifisso ) una forte spinta verso l'autentico apostolato specifico dell'educazione cristiana, con ogni zelo e consapevolezza.

Il bisogno c'è; e questa può essere la via di arrivo.

2. Perchè la necessaria conoscenza di tutto "questo" possa diventare una realtà forse sarà conveniente una Circolare del Superiore Generale o chissà, un numero del Bollettino?

oppure un foglietto scritto dai Fratelli italiani e vagliato dal Consiglio Generale?

Oltre a ciò che segue ( nei numeri qui appresso ) potrebbe essere suggerito nella pubblicazione la costituzione di un delegato per Assistenza o Nazione, incaricato ufficialmente dei rapporti con l'Unione.

Non è facile però dire quale sarebbe esattamente il contenuto, e meno ancora il tono di questa pubblicazione.

Ma, mi si dirà che la Circolare c'è stata! ( n° 328 ).

È vero, ma mi permetto di far vedere:

- che era, per intenzione e scopo dichiarato, informativa: alla fine vuol essere impegnativa, ma troppo dolcemente.

- che in questa informazione il tema capitalissimo del fine apostolico dell'Unione è confuso.

Per molti infatti l'impressione è stata che si trattasse di un'opera apostolica, principalmente catechistica, ma sviluppata o spiegata all'infuori della giornata normale di lavoro o nelle domeniche; allora si desta un sentimento di ammirazione per questi Catechisti, ma non vi si vede un oggetto raggiungibile da mettere come ideale alla portata dei nostri ragazzi.

E poi il rapporto tra catechesi e diffusione della Divozione-Adorazione non è chiaro ( Cfr. circolare, pp. 3/4, 10,12,16,22 ).

- che è discreto, delicato, quasi un po' impaurito direi, sui due problemi che creano disagio quando parliamo a tutto un Istituto universale.

E sono: l'origine straordinaria dei detti a Fra Leopoldo ( pp. 21 e 22 solo ) e l'Adorazione, chiaramente annegata nella cornice rigogliosa di una dottrina sulla divozione al Crocifisso.

In fondo, la posizione io la trovo prudente, come dirò subito.

- e in fine, qual è stato il frutto e quali sono stati gli echi di questa circolare?

Non so se l'esistenza dell'Unione ci ha fatto pensare alla nostra missione specifica, come voleva la circolare;

non so se molti Fratelli hanno pensato a far conoscere l'Unione ( forse io sono fra i pochi che in quella primavera del 1949 abbiamo parlato dell'Unione ai loro allievi, poco dopo la ricezione della Circolare; ma con quella difficoltà di intelligenza; sul fine apostolico) ;

non so se si fa una diffusione dell'Adorazione, nata da una convinzione nella pratica stessa; temo, anzi, che la pratica abbia impedito un vero rinnovamento nella Divozione al Crocifisso per il fatto che è più facile e concreto distribuire un fogliettino che inculcare una dottrina e far vivere di essa;

so che la Giornata del Crocifisso, ricordata dal Calendrier, si faceva nelle Case di formazione ( non però dappertutto ); adesso non si ricorda più; ma forse le pratica è rimasta perchè di fatto si sceglieva il venerdì di Passione o il venerdì Santo.

3. I Fratelli, se conoscono bene l'Istituto secolare, potranno offrire questo ideale - ai giovani coraggiosi dei loro istituti o collegi, attratti dalla vocazione alla vita consacrata nel mondo.

Ritengo che così come io intendo la finalità specifica ci saranno non pochi, poiché si tratta di una funzione troppo necessaria alla quale per forza Dio chiamerà tanti;

- ai giovani allievi o ex-allievi di altri Istituti religiosi votati all'educazione, persino tra gli istituti femminili, in vista al ramo femminile dell'Unione.

Lavoro, questo, forse, dei Delegati nazionali.

- ai fratelli che lasciano l'Istituto ancora giovani, perchè non se la sentono per un celibato per la vita intera, ma spinti da un vero spirito apostolico, che potrebbero essere invitati a raggiungere l'Unione da membri Associati.

Ne conosco degli esempi ben chiari.

4. I Fratelli possono essere chiamati fortemente a intensificare una Divozione profonda a Cristo Redentore, e concretamente sotto la forma di Gesù Crocifisso; man mano questo passerà ai nostri allievi e alle loro famiglie, specialmente se un giorno Roma si pronunciasse in modo più o meno incoraggiante.

Fra tante pratiche possibili a questa divozione, certi Fratelli preferiranno utilizzare proprio l'Adorazione alle Cinque Piaghe.

5. La presentazione dunque che si farebbe ai Fratelli ( a questo riguardo ), e quella che i Fratelli farebbero dell'Unione e della Divozione tralascierebbe sia i fatti soprannaturali avvenuti a Fra Leopoldo, sia la pratica dell'Adorazione.

Questa presentazione si farebbe più tardi, dall'Unione stessa, ai giovani che vi si avvicinerebbero.

L'opposizione e sopratutto l'indifferenza che l'Unione trova oggi tra i Fratelli può derivare da questi "fatti" e "pratica", o sicuramente almeno essi si aggiungono per rafforzare quell'indifferenza.

6. Dubito ( contro il suggerimento della circolare 328 ) che i Fratelli debbano creare i Zelatori o gli Ascritti, innanzitutto perchè lì c'è l'Adorazione che sembra affiancarsi all'apostolato catechistico, o addirittura primeggiare su di esso.

Se qualcuno vuol farlo nella sua classe …, benissimo.

Se l'Unione, per mezzo dei suoi membri o simpatizzanti, vuol farlo, dovrebbe essere tanto libera.

Però non dimentichiamo che ciò che conta per la vitalità di un movimento apostolico è la sua spontaneità sia nella costituzione, sia nella autonomia e nella susseguente attività.

7. Il problema della Casa di Carità di Torino è un problema locale.

Non saprei suggerire niente in merito.

Epilogo e riflessione finale

È facile vedere, da quanto ho detto, qual è il mio scopo nei riguardi della Divozione.

Vorrei infatti aprire la via al rinnovo nella Chiesa della Divozione a Gesù Crocifisso - dietro alla spinta che ci viene dall'Unione dei Catechisti - come sintesi del mistero della Redenzione; nella Chiesa ho detto, quindi, tra le anime contemplative come tra quelle attive, tra le anime preconciliari nonché tra quelle postconciliari, e questo a scapito, se fosse necessario, della diffusione di una formula concreta per quanto essa sia ortodossa e ricca di contenuto dogmatico e ascetico.

Per quel che riguarda l'Unione stessa, io tendo a far sì che possa crescere in numero, ciò che non può significare indebolimento della qualità.

Ma è qui che mi trovo dinnanzi a certe contraddizioni:

- I catechisti fondano una speranza di crescita nei detti di Fra Leopoldo come questo:

"L'Opera che nascerà sarà un'opera mondiale …" ( 17.1.1912 ).

"Anche se saranno diffusi sotto ogni cielo non dovranno formare se non un cuore" ( 28.3.1917; pag. 162 )

- oppure quello dell'8.7.1918, a pag. 250.

Ma d'altra parte si constata il leggerissimo sviluppo in 50 anni, e sentiamo dire che preferiscono sacrificare il numero pur di conservare la qualità ( sempre che ci sia da scegliere tra i due, evidentemnte ) ( Circolare 328, p.15 );

idea che mi ha ripetuta il dott. Conti sotto un'altra forma: Non cerchiamo numero, bensì qualità; speriamo però il numero nella terza generazione, come predisse Fratel Teodoreto".

Oltre a queste apparenti contraddizioni ( non chiaramente nei termini ma piuttosto dietro le quinte ), ci sono nell'Unione certe cose che costituiscono degli ostacoli ad uno sviluppo numerico possente:

- a) il genere di vita che si presenta con tante attività per così pochi, tanto diverse, e fatte per lo più all'infuori della giornata normale di lavoro, fa ammirare ma non attrae … ( si leggano i brani citati sopra, p.5/6 )

b) Il testo fondamentale ripetuto anche da Fr. Teodoreto ( pag. 249 ): pietà, assistenza mutua, umiltà, attività, modestia, carità" fa pensare a un gruppo di cristiani ferventi che vivono per predicare col testimonio, ma non tanto a un Istituto secolare di Educatori o Catechisti.

- c) Certi scritti di Fra Leopoldo, ricevuti rispettosamente da Fra tel Teodoreto, sono pensati chiaramente per lui, per un contemplativo.

- d) Il fondamento più o meno diretto dell'Unione a partire da rivelazioni private trova molti spiriti sull'attenti!

- e) La diffusione di una pratica concreta di divozione anzichè di una Divozione fondamentale produce a prima vista un'impressione alquanto fanatica di alterazione nel subordinamento normale dei valori.

Sí va o non si va al numero?

Quindi forse ho sbagliato tutto lo sforzo.

Un piccolo numero - anche più numeroso di quello attuale - sarà sempre possibile, che accetterà l'Unione così come ora si presenta.

Riconosco che lavoravo in un'altra direzione.

Non credo però che lo sforzo sia stato inutile.

Fr. Saturnino Gallego fsc Roma, 27.5.68

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