Noi crediamo a Colui che ha detto quelle cose

8-2-2009

Don Mauro Agreste

Indice

1) "Non permetteva ai demoni di parlare perché lo conoscevano"
2) Abbiamo riflettuto oggi nel tema che ci è stato proposto: essere trasfigurati in Cristo
3) Ora bisognerebbe intenderci bene su cosa s'intende per fede. Noi crediamo a Colui che ha detto quelle cose
4) La fede si compone di un legame profondo con il Signore, un legame affettivo e affettuoso
5) Il Signore parla di una salvezza che coinvolge tutta la persona umana. Questa salvezza viene offerta a tutti
6) "Beato lei che ha la fede" Già ma la fede non è semplicemente un dono, è anche una prerogativa umana
7) Noi non siamo fatti per vivere qui sulla terra, noi siamo fatti diversi, il cuore dell'uomo è un abisso
8) Il fatto è che Dio ci conosce molto bene, uno: perché ci ha fatti Lui, due perché l'ha promesso
9) Se voglio che la mia fede cresca, si consolidi, non ho che una cosa semplicissima da fare: stare, esserci, fargli compagnia
10) Il senso dell'Istituto Secolare unisce l'azione e l'apertura al mondo con un'attività apostolica

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo Gesù, uscito dalla Sinagoga, si recò in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre ….

Omelia

1) "Non permetteva ai demoni di parlare perché lo conoscevano"

"Non permetteva ai demoni di parlare perché lo conoscevano".

Forse noi che siamo un pochino più abituati a essere nel tempo delle immagini, dell'apparenza esteriore, forse questa decisione di Gesù non so se l'avremmo approvata fino in fondo perché, secondo un modo un po' strano di ragionare, forse avremmo detto: "Ma come, è tutta pubblicità gratuita.

Persino i demoni si ribellano è una prova evidente che quello che Tu dici è interessante, è credibile, è forte, è autorevole, quindi converrebbe un po' assistere a qualche sceneggiata demonica, così la gente sarebbe molto attenta a quello che succede".

E Gesù dice: "No, mi conoscono" e noi magari avremmo detto: "A maggior ragione".

E no! Perché la fede non è un'evidenza, non è una dimostrazione, e la fede non si trasmette attraverso le emozioni, la fede è un'esperienza di vita.

È un'esperienza di vita contagiosa, è una provocazione, è una prova, è un esperimento, è un cammino; ma non è solo questo.

"Vedi loro mi conoscono perché tanto mi conoscevano prima ancora di ribellarsi, quindi sanno esattamente chi sono.

La loro testimonianza non sarebbe mai una testimonianza di un vissuto, perché loro mi conoscono, però non sanno assolutamente chi io sia veramente.

Sanno che sono il Verbo che si è fatto uomo, ma non capiscono che cosa sia venuto a fare qui in mezzo, e quindi in me non hanno nessuna fede, e quindi quello che loro trasmetterebbero non sarebbe affatto fede, sarebbe solo costatazione".

Già domenica scorsa abbiamo assistito al piagnucolare dei demoni, vi ricordate?

Piagnucolavano: "Sappiamo chi sei tu, sei venuto a liberarci."

E allora questa testimonianza è una testimonianza che fa paura o, nella migliore delle ipotesi, agisce solo a livello emozionale la curiosità, ma la curiosità non suscita necessariamente la fede, forse suscita solo lo stupore.

Tant'è vero che se, ad un certo momento, si spargesse l'idea che in questa chiesa c'è stata un'apparizione, ci sarebbe la gente fin giù per le scale, fino alla strada.

Perché qui è successo qualche cosa, non interessa assolutamente niente che fra qualche minuto su quest'altare accadrà la cosa più straordinaria che la storia possa assistere: il fatto che Dio si renda per noi visibile sotto il mistero di un pane, che non è più un pane, è la Sua presenza reale.

E, soprattutto, nessuno pensa mai che accostarsi a questo mistero sconvolgente.

Fa di noi delle eucaristie viventi; non solo assumiamo ma veniamo assunti.

I Padri della Chiesa ce lo dicono: "L'Eucaristia è l'unico "cibo" che invece di essere assimilato ci assimila".

Essere qui per fare la comunione al corpo e al sangue del Signore, non vuol dire solo mettersi d'accordo con il Signore e tutto il Suo corpo mistico, ma vuol dire aspirare, desiderare di essere non solo con Lui, in Lui e per Lui una sola cosa, ma essere il prolungamento della storia, quindi qui a Torino, nel 2009, per tutto il tempo che il Signore ci darà da vivere, di essere il prolungamento della Sua presenza.

2) Abbiamo riflettuto oggi nel tema che ci è stato proposto: essere trasfigurati in Cristo

É questo quello che abbiamo riflettuto oggi nel tema che ci è stato proposto: essere trasfigurati in Cristo.

Il progetto di Dio è, non solo che noi siamo delle creature buone, ubbidienti; molto di più.

Non è solo che noi diventiamo tanti Suoi figli, molto di più, è che noi diventiamo il figlio nel Figlio.

È il mistero che fa parte della storia della natura umana, in cui Dio stesso interviene con la Sua potenza per trasformarci.

Noi non siamo più, ogni volta che partecipiamo all'unica Eucaristia di Cristo, noi non siamo più le stesse persone di prima, a patto che cominciamo a desiderarlo

È vero che dal punto di vista sacramentale, il sacramento opera quello che significa; però ci vuole anche la nostra buona volontà, per permettere che i suggerimenti di Dio diventino vita concreta.

E dunque per ritornare alla testimonianza che Gesù non accetta: è quella dei demoni, perché sanno chi è Lui ma non lo conoscono.

Gesù invece accetta alla testimonianza di coloro che forse non sanno veramente che Lui è il Verbo di Dio che si è fatto carne, forse non lo conoscono ancora, forse la maggioranza di quelle persone sapevano solo che era un giovane Rabbì che quando parlava succedevano cose straordinarie, erano intimiditi, incuriositi; e come sempre accade, ricorrevano a Lui prima per le cose materiali e, forse, qualcuno di loro, essendone stupito, si sarebbe accostato e si sarebbe fatto delle domande.

Tant'è vero che i discepoli a Lui più vicini, non erano ancora stati dichiarati apostoli, vanno a Lui e gli dicono: "Tutti ti cercano, presto torna perché sei desiderato" e Gesù, forse, pensava dentro di sé: "Già ma perché mi cercano? Perché han visto che i demoni scappano via spaventati?

Perché molti sono stati guariti? Forse si aspettano che io guarisca tutti quanti, forse non hanno inteso il fatto che ho guarito tanti ma non tutti".

C'è scritto qui: "Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portarono tutti i malati e gli indemoniati. Punto!

Tutta la città era riunita davanti alla porta. Punto!"

Quindi vuol dire che lì c'erano tutti.

Conseguenza: guarì molti.

Qualcuno potrebbe dire che in aramaico antico molti sta per tutti, è una parte per dire il tutto. Non è così.

Perché c'è un insegnamento che va aldilà delle regole della scrittura tecnica o antica, c'è un significato spirituale qui sotto: dire molti vuol dire che l'intendimento del Signore non era quello di guarire tutti, ma quello di salvare tutti, e la guarigione è solo una parte della salvezza, non è neanche quella determinante, tant'è vero che il brano di Vangelo di questa sera continua e si conclude così: "Andiamocene altrove, andiamo per i villaggi vicini, perché io predichi anche là.

Per questo infatti sono venuto, mica per guarire tutti gli ammalati; non sono mica il grande mago, non sono mica quello che toglie le malattie e scaccia tutti i demoni, sono venuto a portare la salvezza".

E la salvezza si opera nella vita di una persona, quando in quella persona scocca la scintilla della fede.

La salvezza operata dalla fiducia.

3) Ora bisognerebbe intenderci bene su cosa s'intende per fede. Noi crediamo a Colui che ha detto quelle cose

Ora bisognerebbe intenderci bene su cosa s'intende per fede.

La fede che si basa semplicemente su quello che c'è scritto nel Vangelo, nella Bibbia, è una buona fetta della fede, ma non è tutta la fede.

Infatti noi non crediamo alle parole che ci sono scritte qui sul Vangelo, sulla Bibbia; vi ho stupiti?

Meno male che siete seduti, così non cadete per terra.

Noi crediamo a Colui che ha detto quelle cose, per quello quelle cose sono credibili, perché la nostra fede non è in un testo, la nostra fede è in una persona; e non sto dicendo nulla di strano, nessuno trasalisca, perché già nella Bolla d'Indizione dell'anno santo 2000, il Santo Padre di allora aveva detto chiaramente: "Non una dottrina ci salverà, ma una persona" ve lo ricordate?

"E la persona che ci salverà è Gesù Cristo."

La nostra fede non è dunque in un sistema di dottrine ma è nella persona che ci ha salvati.

Ecco allora da dove scaturisce il senso della fede.

La nostra fede non si basa dal sapere a memoria il Vangelo o la Bibbia o conoscere a memoria tutto il Catechismo, non è questo, questo sono delle normali conseguenze.

Perché se tu hai un legame con Colui che ha detto tutte queste cose, allora qualunque cosa Lui abbia detto ho fatto t'interessa. Amen.

4) La fede si compone di un legame profondo con il Signore, un legame affettivo e affettuoso

Allora quello che è importante è capire che la fede si compone di un legame profondo con il Signore, che per ragioni di semplicità mi sento di voler presentare come un legame affettivo e affettuoso.

Da questo scaturisce l'azione, perché è un legame che ti rende importantissimo l'altro, e l'altro è il Signore.

L'affetto, a diversità della passione, è un qualche cosa che perdura e che è resistente e che difficilmente viene distrutto, neanche durante le difficoltà della vita.

Quando anche nella vita ci fossero dei naufragi tra le relazioni umane, l'affetto durerà, tinto di colori scuri, cupi, nell'amarezza e nel dispiacere, ma l'affetto rimane.

La sofferenza perdura proprio perché c'è l'affetto.

L'affetto è la resistenza che continua nel tempo.

E la fede si compone di questa relazione personale.

Vedete i demoni conoscono Gesù, ma non hanno affetto per Lui., ecco perché la loro testimonianza non è accolta dal Signore, ecco perché tutte le sceneggiate diaboliche che potevano capitare in quel tempo, o che capitano tuttora in certe celebrazioni di cui siamo perfettamente al corrente, non ci interessano perché sono deleterie, pericolose, parlano solo ad un aspetto della persona umana cioè quello dello stupore, della fantasia, dell'emozionalità, ma noi non siamo solo questo.

5) Il Signore parla di una salvezza che coinvolge tutta la persona umana. Questa salvezza viene offerta a tutti

E allora il Signore parla di una salvezza che coinvolge tutta la persona umana.

Questa salvezza viene offerta a tutti. Si tratta di saperla cogliere.

È la fede in Colui che si propone come quello che ti salva, di cui questi sono semplicemente dei segni.

Ora nel cammino della fede, il brano di Vangelo di oggi, ci fa capire anche questo: che si impara a fare tutto, qualunque cosa.

Se avete ascoltato anche nella seconda lettura, avete sentito una parte della testimonianza di San Paolo che scrive alla comunità di Corinto che dice: "Io mi sono dato tutto a tutti, perché ho uno scopo: voglio portarli al Signore; e voglio portare il Signore a ciascuno di loro.

Ho un chiodo fisso: sono pazzamente innamorato di Gesù Cristo, per Lui farei qualunque cosa, anche essere anatema purché gli altri si salvino".

Ora capite che tutto questo non è umanamente comprensibile.

Perché secondo il ragionamento umano è meglio dire: "Io mi metto al sicuro, poi cerco di salvare gli altri."

È solo l'amore pazzo di Gesù Cristo che dice: "Io morirò al posto loro".

E quando sentiamo che San Paolo dice una cosa di questo genere, allora capiamo veramente che la potenza dello Spirito Santo ha operato dentro di lui la completa trasformazione in Cristo, è trasfigurato in Cristo, perché ragiona come Lui: "Sono disposto a rinunciare a tutto di me stesso, anche ad essere anatema, pur che gli altri si salvino".

Sulla croce è evidente questo passo. "Mi sono reso la maledizione, sono divenuto la maledizione affinché tutti sollevati dal loro peso ricevano la benedizione".

"Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?"

Con tutto quello che continua questo Salmo 29, si legge una descrizione che è terrificante, non solo dal punto di vista materiale, ma anche dal punto di vista dello svolgimento teologico di tutto questo itinerario che prefigura, esattamente, questo cammino che si chiama: la salvezza.

Fino a qui, i grandi temi, le grandi riflessioni, se volete anche le grandi provocazioni che ci servono per verificare se il nostro cammino è bene impostato.

6) "Beato lei che ha la fede" Già ma la fede non è semplicemente un dono, è anche una prerogativa umana. Abbiamo bisogno di consolidare, di accrescere, il dono della fede, fino a farne diventare una fede battagliera

Ora si tratta di vedere in che modo possiamo costruire, far scoccare la scintilla, custodire la fede; uno può dire: "Beato lei che ha la fede, ma per me non è la stessa cosa."

Già ma la fede non è semplicemente un dono, è anche una prerogativa umana.

L'essere umano non può mai essere tanto umano come nel momento in cui la sua umanità raggiunge la pienezza, e la pienezza del concetto uomo, essere umano, non è solo un corpo ben sviluppato o una mente molto intelligente, è la pienezza della vita dello spirito dell'uomo, e nella pienezza della vita dello spirito dell'uomo c'è questo anelito, questo gettarsi nel vuoto, che per il credente non è un vuoto ma è gettarsi nelle braccia di Dio, che si chiama l'atto di fede.

Incomprensibile per il mondo, perché il mondo ha un'altra mentalità: credo solo a quello che vedo.

Il figlio di Dio invece dice: vedo quello che credo.

Ecco perché mi getto nelle mani di un Padre, che il mondo non vede, ma che io vedo perché credo in Lui; e credo in Lui perché lo conosco, e ho ricevuto, annodato, consolidato, un legame di amore con Lui, e permane in me la dolcezza di un affetto che riempie tutta la mia esistenza, che da il senso di quello che io sono perché ho capito chi è Lui per me.

Ora scendendo dai voli pindarici, che possono essere interessanti ma noi abbiamo bisogno di cose semplici e concrete, direi che il suggerimento potrebbe essere questo.

Abbiamo bisogno di consolidare, di accrescere, di fortificare, di custodire il dono della fede, fino a farne diventare una fede battagliera, il cosiddetto carisma della fede?

Non c'è che una via, che sembra tanto difficile, invece non c'è nulla di più semplice, si chiama la frequentazione.

Tu non puoi conoscere una persona se non stai con lei, giusto?

Tanti di voi sono sposati e prima di fare un passo di questo genere: "Vediamo un po'; che tipo è; come ragiona; come parla; come si veste; che educazione ha ricevuto; quale sensibilità ecc…" è un discernimento terribile, necessario.

E allora si conosce. Nonostante tutto questo si arriva al giorno straordinario in cui si donano le reciproche libertà nelle mani del Signore, davanti all'altare, facendo un atto di fede, perché quella persona la conosci un pochino, ma il cuore dell'uomo è un abisso.

Un vecchio proverbio dice che per conoscere una persona devi consumare insieme un sacco di sale.

Quanto sale c'è in un sacco? 50 chili? E quanti decenni tu impieghi per consumare 50 chili di sale per condire l'insalata?

Ebbene il proverbio dice che neanche questo è sufficiente per conoscere fino in fondo una persona.

7) Noi non siamo fatti per vivere qui sulla terra, noi siamo fatti diversi, il cuore dell'uomo è un abisso, solo l'abisso di Dio è in grado di colmare la profondità e l'estensione di questo cuore umano

Perché noi non siamo fatti per vivere qui sulla terra, noi siamo fatti diversi, il cuore dell'uomo è un abisso, solo l'abisso di Dio è in grado di colmare la profondità e l'estensione di questo cuore umano.

Ecco dunque se siamo capaci di fare un atto di fede, lo fanno tutti, anche quelli che sono atei si sposano, quindi fanno un atto di fede: "Mi fido di te, metto la mia vita nelle tue mani", salvo poi smentire le promesse che hanno fatto perché dicono: "Adesso ci dividiamo, basta!", ma questa è come dire una patologia, non la situazione migliore.

Ricordatevi che anche a livello civile il matrimonio per essere considerato tale esige l'accettazione della indissolubilità, non sarà sacramento ma per essere matrimonio esige che ci sia la chiarezza di questo concetto.

Ora se l'essere umano è in grado di compiere anche un'accettazione di questo genere, immaginate che cosa non significa avere questo stesso tipo di relazione con il Signore.

Pur facendo le debite proporzioni, che cosa impedisce a una persona di compiere il medesimo cammino?

Se per rendere autentico e stabile un legame con una persona è necessario che ci sia la frequentazione, affinché ci sia la conoscenza reciproca, con Dio dovrebbe essere diverso?

8) Il fatto è che Dio ci conosce molto bene, uno: perché ci ha fatti Lui, due perché l'ha promesso: "Ecco io sarò con voi, tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli. "Ma io non ho fede" e già perché tu non frequenti Colui che ti frequenta

Il fatto è che Dio ci conosce molto bene, uno: perché ci ha fatti Lui, due perché l'ha promesso: "Ecco io sarò con voi, tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli.", l'ha detto!

Quindi noi sappiamo che Lui ci conosce, Lui ci frequenta.

Il problema di tante persone che dicono: "Ma io non ho fede" e già perché tu non frequenti Colui che ti frequenta. Lui ti conosce, tu no.

Allora la fede, che produce quel legame stabile, che riempie tutta la tua persona e la rende capace di uscire da se stessa, di non rinchiudersi in tutto quello di cui la persona a bisogno, ma di diventare capace di dire: "Adesso non penso più ai miei bisogni, adesso voglio dare, perché amare non è chiedere invece è dare.

Uno dà perché è abbondante lui, la bocca parla dall'abbondanza del cuore; se il cuore è vuoto che cosa dice la bocca? Scemenze.

Se una vita è vuota che razza di aiuto, di amore è capace di dare al prossimo? Niente.

Niente si riempie da solo, il vuoto in natura non esiste, tutto viene riempito.

Punto di domanda: da cosa? O peggio ancora: da chi? Da te stesso? Dal tentatore?

Dalla mentalità del mondo? O dallo Spirito di Dio? L'unica cosa che ti fa essere veramente umano, è quello che porta la natura umana alla sua pienezza è la capacità di andare di fronte a Dio, e dire: "La Tua Gloria mi riempia con la Sua potenza".

E tu diventi una nuova creatura. Sei davvero trasfigurato in Cristo.

E tutto questo ti fa essere una nuova realtà perché?

Perché Dio è diventato in te una cosa sola, e ti custodisce, tu gli dici Abbà e Lui ti dice figlio mio.

9) Se voglio che la mia fede cresca, si consolidi, non ho che una cosa semplicissima da fare: stare, esserci, fargli compagnia.
Metanoia vuol dire un cambiamento completo del modo di pensare di essere, di ragionare.
Cambiamento di personalità, cambiamento di mentalità

Ora tutto questo si nutre, si consolida di compagnia, di frequentazione.

Suggerimento: se voglio che la mia fede cresca, si consolidi, diventi attiva, efficace, possente, non ho che una cosa semplicissima da fare: stare, esserci, fargli compagnia, io faccio compagnia a Lui, Lui fa compagnia a me.

E in quel tempo preziosissimo, ancora più prezioso se nutrito con un silenzio pieno di presenza, in quel momento speciale lo Spirito di Dio parla al nostro spirito e lo riempie di Sé.

E il linguaggio dello Spirito non è il linguaggio dell'intelligenza, viene molto prima dell'intelligenza, è un linguaggio purissimo che riempie di senso la tua esistenza.

Dopo quello che il Signore ha nascosto nella profondità del tuo spirito emergerà piano, piano, secondo la tua disponibilità intellettuale e razionale; se ti nutri della parola di Dio, piano, piano riesci a interpretare il suggerimento di Dio.

E allora si opera veramente quel cambiamento della persona che San Paolo stesso chiamava la metanoia, che non vuol dire tagliare a metà la noia ma vuol dire un cambiamento completo del modo di pensare di essere, di ragionare.

Cambiamento di personalità, cambiamento di mentalità, non più la mentalità del mondo ma la mentalità di Dio, non più il regno del mondo ma il Regno di Dio, non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me.

Allora per crescere nella fede, perché diventi un legame affettuoso e affettivo, da cui dipenderà qualunque cosa faremo, è necessario una cosa semplicissima: stare lì, fargli compagnia, proprio come faceva quel povero contadino analfabeta, al tempo del Santo Curato d'Ars, che quando lui apriva la chiesa alle 4 del mattino - per una semplice ragione: paese di contadini, digiuno dalla mezzanotte, chi doveva andare a lavorare nei campi e voleva fare la comunione, doveva fare la comunione molto presto, per quello una volta si facevano le Messe così presto perché c'era il digiuno dalla mezzanotte - ebbene questo arrivava alle 4, si sedeva in chiesa, e per due ore se ne stava lì, e un giorno l'abate gli disse: "Bene, vedo che sei qui tutte le mattine, che cosa dici al Signore?", "Niente" e Lui che cosa ti dice: "Niente, io sono qui e guardo Lui e so che Lui è lì e guarda me".

Lui aveva trovato il segreto della sua esistenza, il senso della sua vita, tutto ciò che sarebbe scaturito dopo era fatto alla presenza del Signore.

10) Il senso dell'Istituto Secolare unisce l'azione e l'apertura al mondo con un'attività apostolica

Tutto questo si introduce, e conclude seriamente, il senso dell'Istituto Secolare che unisce l'azione e l'apertura al mondo con un'attività apostolica che non è preordinata dall'istituto, ma è lasciata alla libera iniziativa e alla docilità e ai suggerimenti dello spirito di ciascuno, ma che esige una responsabilità spirituale alta da ciascuno di coloro che vogliono fare un cammino spirituale serio; esige il desiderio di costruire e di custodire l'intimità con il Cristo crocifisso e risorto, di cui noi abbiamo uno splendido esempio nel fondatore che, come uno dei suoi detti, ricorda sempre ciò che il Crocifisso gli suggeriva nel profondo del cuore: "Io amo te, e tu ami me."

Non vi sembra che risuoni molto quello che diceva quel contadino?

"Io sto qui e guardo Lui, e Lui è lì e guarda me."

Il Signore conceda a ciascuno di noi la saggezza della fede e la gioia dell'intimità con Cristo.

Sia lodato Gesù Cristo.