29 Maggio 1968
Diletti Figli e Figlie!
Il nostro pensiero si rivolge oggi a Maria Santissima, che la pietà popolare della Chiesa onora in modo particolare durante il mese di Maggio; e noi non lasceremo terminare questo periodo, che collega la primavera della natura a quella religiosa, che dovrebbe fiorire nelle nostre anime contemplando e venerando il più bel fiore dell'umanità redenta da Cristo, senza riaccendere la nostra devozione verso la Madonna, la vergine Madre di Cristo e nostra Madre spirituale.
E dobbiamo farlo secondo lo spirito del Concilio, dal quale traggono di solito impulso e norma queste Nostre settimanali esortazioni.
Tutti sappiamo che il Concilio ha dedicato tutto il capitolo ottavo ed ultimo della grande Costituzione dogmatica sulla Chiesa, mettendo quasi al vertice di questa stupenda costruzione dottrinale la dolce e luminosa figura di Maria; e tanto basta perché ci sentiamo tutti obbligati, anche per l'autorità rinnovatrice del Concilio, a rinnovare il nostro concetto e il nostro culto della Vergine.
Il Concilio non ha voluto esporre nuovi dogmi su di Lei, come non ha inteso di dire tutto ciò che di Maria si potrebbe dire; ma ha presentato Maria Santissima in tale forma e con tali titoli, che ogni fedele agli insegnamenti conciliari deve non solo sentirsi confortato alla professione della pietà mariana, sempre tenuta nella Chiesa cattolica in tanto onore e in tanto fervore, ma deve altresì sentirsi invitato a modellare la sua devozione secondo le ampie, autentiche, entusiasmanti visioni, che la magnifica e densa pagina conciliare offre alla contemplazione e alla devozione del cristiano provveduto.
Quali visioni?
Proviamo fatica a rispondere, tanto è immenso e profondo il cielo in cui Maria appare nel quadro della dottrina conciliare.
Ai più volonterosi e sagaci Nostri ascoltatori non abbiamo nulla di meglio da suggerire che di rileggere e meditare quel menzionato capitolo ottavo: è uno scrigno di tesori, ciascuno dei quali meriterebbe una sua illustrazione, sia dottrinale, che spirituale.
Ma per non tralasciare di proporre qualche elementare concetto riassuntivo, al quale dovrà uniformarsi il nostro rinnovato culto a Maria, diremo innanzi tutto che la Madonna ci è presentata dal Concilio non come figura solitaria, campeggiante in un cielo vuoto, ma come creatura singolarissima e bellissima e santissima proprio per le relazioni divine e misteriose che la circondano, che definiscono il suo essere unico, e che la riempiono di luce, quale altrove non ci è dato, in semplice creatura, in sorella della nostra umanità, ammirare.
Ciascuno di noi, nell'ordine della creazione e della grazia, si trova in determinate relazioni con la divinità; queste relazioni, in Maria, assurgono a gradi di pienezza, che non sappiamo nemmeno descrivere; le parole, che le enunciano, sopportano un peso che le sprofondano nel mistero; le conosciamo queste parole; ma riascoltiamole pronunciate dal Concilio: Maria « è insignita del sommo ufficio e della dignità di Madre del Figlio di Dio ( fatto uomo ), e perciò figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia esimia precede di gran lunga tutte le creature, celesti e terrestri » ( Lumen Gentium, n. 53 ).
Non si può contemplare la Madonna senza vedere e adorare il quadro divino, trinitario, in cui ella è collocata: la trascendenza divina balena davanti ai nostri occhi, che godono di poterla in qualche modo contemplare questa figlia della nostra « stirpe di Adamo » ( ib. ); ed è questa accessibilità che spiega forse la priorità pratica che spesso il culto a Maria assume nella vita religiosa di molti devoti, ai quali è istintivo conforto sostare, più che volare oltre alla stazione mariana, come quella che appartiene alla nostra storia e meglio corrisponde alla capacità della nostra esperienza umana e religiosa.
Ma è Maria stessa che ci attrae poi nel suo volo trascendente verso Dio: ricordate il « Magnificat ».
E poi la Madonna - chi non lo sa? - è tutta di Cristo: da Lui, per Lui, con Lui.
Non possiamo, nemmeno un istante, dimenticare questa altra relazione, che definisce Maria, Madre di Gesù, vivificata e vivente della sua Parola e socia della sua Passione; relazione che dà ragione d'ogni sua prerogativa, d'ogni sua grandezza, d'ogni suo titolo alla nostra sconfinata venerazione, al nostro amore, alla nostra fiducia.
Il Concilio moltiplica i suoi insegnamenti proprio in ordine alla posizione privilegiata e alla funzione unica di Maria in ordine al mistero di Cristo.
Come non possiamo farci un'idea di Cristo senza riferirci alle somme verità evangeliche della sua Incarnazione e della sua Redenzione, così non possiamo prescindere dalla presenza e dal ministero, che nella realtà di tali fatti evangelici Maria è stata chiamata a compiere.
Nessuna creatura umana è stata più vicina a Cristo, più sua e più di Lei colmata di grazia; nessuna è stata tanto unita a Cristo come la Madre sua Maria, e nessuna è stata tanto amata da Cristo quanto colei che verginalmente lo generò per opera dello Spirito Santo, colei che ascoltò la sua Parola col « fiat », da cui si qualifica tutta la vita della Madonna, e colei che fu partecipe volonterosa d'ogni mistero della salvezza di Cristo ( cfr. Lumen Gentium, n. 61 ).
Nessuno ha avuto tanta fede in Cristo ( ricordate? Beata quae credidisti [ Lc 1,45 ] etc. ).
Nessuno come Lei ebbe tanta fiducia nella bontà operante di Gesù ( cfr. Gv 2,5 ).
Nessuno, è facile crederlo, ebbe tanto amore per Cristo quanto sua Madre, non solo per il sempre incomparabile rapporto di dilezione che una madre ha per il frutto delle sue viscere, ma altresì per la carità dello Spirito Santo, che fu in Lei vivificante e amoroso principio della sua divina maternità, che l'associò alla Passione del suo Figliuolo, e che nella Pentecoste inondò il suo cuore, e lo dilatò tanto da renderla madre spirituale della Chiesa nascente, anzi della Chiesa nei secoli alla quale noi pure apparteniamo, felici di poterle rivolgere il titolo, ch'Ella per se stessa profetizzò: « Beata mi diranno tutte le generazioni » ( Lc 1,48 ).
Si, beata sei Tu, o Maria, a cui noi avemmo l'immeritata fortuna di attribuire esplicitamente il titolo, che i secoli cristiani sempre Ti riconobbero, non nell'ordine sacramentale, causante della grazia, ma in quello della comunione diffusiva, propria del Corpo mistico, della carità e della grazia ( cfr. Lumen Gentium, n. 56, n. 61, n. 63 ) di « Madre della Chiesa ».
E così il nostro culto a Maria Santissima da cristocentrico si allarga nella sua dimensione ecclesiale.
Il Concilio, rievocando una delle più alte e caratteristiche lodi che i Padri le tributarono, fra questi ricordiamo volentieri S. Ambrogio ( In Luc. II, 7; P.L. 5, 1555 ), vide in Maria la figura della Chiesa, e l'esempio esimio delle fondamentali virtù cristiane, della fede specialmente e dell'obbedienza alla divina volontà (cfr. Lumen Gentium, n. 63 ), la prima a cooperare « alla nascita e alla formazione con materno amore » ( ib. ) dei fratelli di Cristo, « segno di speranza e di consolazione al pellegrinante popolo di Dio, fino a quando verrà il giorno del Signore » ( ib. n. 68 ).
Figli carissimi! lasciamo che i nostri animi subiscano l'incantesimo beato di questa dolce e confortante visione.
Essa non ci distrae da quella triste e impressionante delle presenti condizioni del mondo, ma ci illumina a ravvisarne con i pericoli la difesa, con i mali il rimedio in quell'amore e in quella fiducia in Cristo che ha reso fratelli gli uomini e che ha portato per loro, anche se erranti e nolenti, una sempre possibile e vittoriosa salvezza.
E che la Nostra Benedizione ottenga per tutti quella dolce e potente della Madonna.