8 Aprile 1970
Ancora la Chiesa sia il tema di questo nostro momento di apertura spirituale.
È il tema del nostro tempo.
È il tema del Concilio.
È il tema che prima d'ogni altro si presenta agli spiriti, che entrano pensosi in questa basilica.
Ed è tema talmente vasto e complesso, che sembra sopraffare il nostro pensiero; ma esso diventa relativamente semplice, se si medita nei suoi vari aspetti, e se, fra i tanti, si fissa su uno la nostra attenzione.
Oggi, noi siamo ancora memori delle cerimonie pasquali, che ci hanno persuasi d'una misteriosa, ma ben precisa verità: dal mistero pasquale nasce la Chiesa.
Cioè: la Chiesa è il risultato, sempre in via di perfezionamento, della Redenzione.
È noto a tutti come questo concetto abbia avuto il suo simbolo dall'acqua e dal sangue che uscirono dal petto di Cristo, morto in croce, squarciato dalla lancia ( Gv 19,34 ): De ipso sanguine et aqua significatur nata Ecclesia dice Sant'Agostino ( S. Aug., Sermo 5,3 ); perché sacramenta Ecclesiae profluxerunt ( Gv 15. 4.8 ): da quel sangue ed acqua è significata la nascita della Chiesa, perché scaturirono i sacramenti della Chiesa.
Sappiamo che la Chiesa emana da Cristo: Egli ne è il fondatore, Egli il Capo ( Cfr. Col 1,22; cfr. Journet, L'Eglise, III, 590-593 ).
È chiaro.
Ma ora ci interessa una questione particolare: quando nasce un cristiano?
e noi, come siamo nati nella Chiesa e siamo stati incorporati in essa, cioè a Cristo?
Anche questo è ben noto: si nasce nella Chiesa e si diventa cristiani ( le due cose coincidono e sono inseparabili ), col battesimo.
Ma il battesimo esige una condizione, tanto importante, che entra nella definizione del cristiano: la fede.
Il cristiano è un fedele, è un credente.
Questa condizione indispensabile, questo principio vitale della nuova esistenza soprannaturale del cristiano, era messo in prima evidenza dalla liturgia del battesimo, la quale appunto si apriva a dialogo con la domanda rivolta al catecumeno, ovvero al bambino portato al battesimo, e per lui al padrino, rappresentante, per un verso, del bambino stesso, per un altro verso, della comunità ecclesiale: « Che cosa domandi alla Chiesa di Dio? ».
Risposta: « La Fede ».
La fede è la chiave d'entrata.
È la soglia.
È il primo passo.
È il primo atto richiesto all'uomo, che desidera appartenere a quel regno di Dio, che da questo inizio conduce alla pienezza della vita eterna.
La Chiesa primitiva aveva cura di affermare la esigenza primordiale della fede in termini decisivi: « Colui che crede nel Figlio ( di Dio, cioè in Gesù Cristo ), ha la vita eterna; colui invece ch'è incredulo nel Figlio ( di Dio ) non vedrà la vita » ( Gv 3,36 ), così l'evangelista San Giovanni; e San Paolo ( per dare una fra le molte sue testimonianze a questo proposito ), condensa la sua dottrina in questa affermazione: « Se tu confessi con la bocca il Signore Gesù, e nel tuo cuore hai fede che Dio lo ha risuscitato da morte, tu sarai salvo » ( Rm 10,9 ).
Facciamo attenzione: la vera causa della salvezza è Cristo stesso, anzi è lo Spirito Santo, che Gesù, Verbo di Dio, e come uomo assunto nella gloria del Padre, manda agli uomini e alla sua Chiesa ( Cfr. Gv 16,7 ), il principio della nostra vita nuova, la vita della grazia; Egli è l'ispiratore della fede stessa.
Ma il disegno salvifico divino contempla delle condizioni, due delle quali principalissime, una interna, ossia la libera adesione alla fede; l'altra esterna, ossia l'annuncio apostolico della Parola di Dio, della verità divina a cui credere, l'insegnamento autentico della Chiesa.
Qui noi dovremmo ricordare la molteplicità di problemi, che fanno pressione sull'uomo moderno in ordine alla fede.
Quale formidabile intreccio!
Tutti ne abbiamo qualche notizia.
La fede oggi sembra diventata difficile, impossibile perfino.
L'antico contrasto fra ragione e fede sembra a qualcuno risorgere e qualificarsi irriducibile.
La psicologia moderna poi solleva una serie d'altre difficoltà che complicano assai il cammino verso la fede, la pedagogia del credente.
E poi oggi la risonanza delle idee di moda, sia speculative, sia pratiche e sociali, è tale che viene a sostituire, in molti spiriti almeno in dati ambienti e in dati momenti della vita, la funzione illuminante e certificante della fede; le ideologie trascinano, la opinione pubblica domina.
Per di più non mancano coloro che scambiano per fede alcune loro esperienze spirituali: parlando a se stessi, interiormente, ritengono d'avere una propria fede sufficiente, e sono paghi di questa loro elaborata coscienza, anche se essa resta muta sulle supreme questioni del destino umano e dei misteri del mondo; e cercano di rassegnarsi con stoica, o angosciata magnanimità.
Altri poi, non volendo del tutto staccarsi dalla religione cristiana, applicano alla fede un criterio selettivo: cioè dicono di credere in alcuni dogmi, lasciando cadere gli altri, che a loro sembrano inammissibili, o incomprensibili, o troppi; si contentano d'una fede su misura del loro cervello; quando infine non spingano questo criterio di autonomia nel giudicare le verità della fede fino a quel libero esame, che consente a ciascuno di pensarla a modo suo, e che toglie alla fede stessa la sua oggettiva consistenza privandola così della sua regale prerogativa: quella d'essere principio di unità e di carità.
Non manca fortunatamente tutta una letteratura, dalla quale ogni volonteroso può attingere avvertimenti e insegnamenti per rintracciare i sentieri della fede, aperti ancor oggi, ed oggi forse più che mai, agli uomini del nostro tempo.
Non è questo il momento di sostare in questa selva di problemi.
A noi ora preme di ricordare l'importanza del rapporto fra Chiesa e fede.
La fede, come ognuno sa, è la libera risposta, libera e piena, a Dio che parla, a Dio che rivela.
« A Dio che rivela - dice il Concilio - è dovuta l'obbedienza della fede ( Cfr. Rm 16,26; Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6 ), con la quale l'uomo si abbandona a Dio tutt'intero … » ( Dei Verbum, 5 ).
Questo, che pare un atto illogico e difficile, in realtà, quando siamo desiderosi solo di verità, e lo Spirito ci soffia nel cuore un'ineffabile testimonianza ( Cfr. Gv 15,26 ), è invece un atto pieno di luce e di conforto, e non d'altro desideroso che d'essere pieno e autentico, e subito avido d'effusione e di comunione.
È così che nasce la Chiesa.
La Chiesa è la scuola degli alunni di Cristo ( Cfr. Gv 6,45 ).
La Chiesa è la società dei credenti.
La Chiesa è la comunità, anzi la comunione dei veri fedeli.
La fede è il presupposto vitale dell'aggregazione al Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa; e la fede integra e perfetta nella dottrina rivelata è la garanzia beata e discriminante dell'appartenenza all'unica e vera Chiesa di Cristo.
Abbiamo noi la somma fortuna d'avere la fede, la fede del Signore, la fede degli Apostoli, la fede della Chiesa « madre e maestra »?
Se qui siamo, segno è che il Signore ci ha offerto questo suo primo e incomparabile dono: prendiamo coscienza in questo momento del suo inestimabile e delicato valore; e chiediamo a Lui che ce lo faccia conservare, come San Paolo: fidem servavi ( 2 Tm 4,7 ), e che, come esortava San Pietro, siamo sempre fortes in fide ( 1 Pt 5,9 ).
Con la Nostra Benedizione Apostolica.