Mercoledì, 26 maggio 1971
Uno degli insegnamenti più importanti, più caratteristici, più fecondi che il Concilio Vaticano Secondo ha lasciato alla Chiesa è quello del mistero della Chiesa, il quale consiste nell'animazione per cui essa vive come Corpo mistico di Cristo; e questa animazione proviene dall'effusione dello Spirito Santo, lo Spirito di Cristo.
Questo si sapeva, si può dire da sempre, dalla Pentecoste, dalla dottrina dei Padri ( citiamo, per la Chiesa d'Oriente, S. Atanasio, S. Basilio, S. Gregorio Nisseno; e S. Ilario, S. Ambrogio, S. Leone Magno per quella d'Occidente ), dai documenti pontifici recenti ( di Leone XIII, di Pio XII ), e da studi teologici insigni ( come quelli di Giovanni Adamo Mahler, del Card. Journet, del P. Congar … ). ma la catechesi ordinaria era piuttosto orientata a considerare la Chiesa nel suo aspetto visibile e sociale, rivendicato alla Chiesa specialmente dal Concilio di Trento contro certe eresie della Riforma.
Senza negare questo aspetto, anzi elevandolo alla considerazione di segno e di strumento della salvezza,1 il recente Concilio ha fissato l'attenzione sull'aspetto spirituale, misterioso, divino della Chiesa, sulla « pneumatologia » della Chiesa.
Se vogliamo essere seguaci fedeli del magistero conciliare noi dobbiamo accrescere la nostra informazione dottrinale sullo Spirito Santo.
Esiste una vasta letteratura nuova su questo stupendo e fecondissimo tema ( citeremo ad uso degli esperti e per l'orientamento dei fedeli l'articolo sullo Spirito Santo nel « Dizionario del Concilio Ecumenico Vaticano II » del Prof. T. Federici, Unione Editoriale, 1969; il volume « Ecclesia a Spiritu Sancto edocta », Mélanges … Duculot, 1970; G. Philips, L'Eglise … I, p. 87, Desclée, 1968; ecc. ).
Questa letteratura non tanto si diffonde sull'indagine teologica sullo Spirito Santo, quanto sulle relazioni che la terza Persona della Santissima Trinità ha con la Chiesa e con le singole anime.
Sono così a noi rievocati i titoli che qualificano le operazioni dello Spirito Santo verso l'umanità redenta e da redimere per merito di Cristo:
Egli è per eccellenza il Santo e il santificatore;
Egli è il Paraclito, ovvero il nostro Patrono e consolatore;
Egli è il vivificante;
Egli è il liberatore;
Egli è l'Amore;
è lo Spirito di Dio,
è lo Spirito di Cristo,
è la Grazia increata che abita in noi come sorgente della grazia creata, e della « virtus » dei sacramenti;
è lo spirito di Verità,
è l'Unità, cioè il principio della comunione, e quindi il fermento dell' ecumenismo,
è il gaudio del possesso di Dio;
è il datore dei sette doni e dei carismi,
è il fecondatore dell'apostolato,
è il sostegno dei martiri,è l'ispiratore interiore dei maestri esteriori,
è la voce prima del Magistero e l'autorità superiore della Gerarchia;
è infine la fonte della nostra spiritualità: fons vivus, ignis, caritas, et spiritalis unctio.
Perché oggi vi parliamo di questo immenso e ineffabile tema?
Vi parliamo perché siamo nella famosa « novena » preparatoria alla festa di Pentecoste; e allora il discorso dovrebbe soffermarsi sulle disposizioni degli animi per meglio celebrare questa festa centrale del nostro culto cattolico, metropolim festorum, come la dice S. Giovanni Crisostomo; e non essere indegni di ricevere il Dono per eccellenza, ch'è appunto lo Spirito Santo, essendo il dono effetto e segno dell' amore.3
Come si riceve questo Dono, ch'è Dio stesso nell'atto di comunicarsi?
La preparazione migliore ci è indicata da quell'attesa, che gli Apostoli con Maria e i discepoli trascorsero nel Cenacolo, aspettando l'adempimento della promessa estrema di Cristo, prima dell'Ascensione; aspettassero, Egli disse loro, d' essere battezzati nello Spirito Santo, di lì a pochi giorni. ( Cfr. At 1,5 )
E aspettarono: con fiducia sulla parola del Signore, in raccoglimento e preghiera, insieme riuniti.
Bisogna avere gli animi aperti, e cioè purificati dalla penitenza ( Cfr. At 2,38 ) e dalla fede; compresi dal senso del tempo, dell'ora di Dio, cioè nel silenzio, e nello stesso tempo in comunione di carità con i fratelli, avendo con sé la Madre beatissima di Gesù, Maria: la devozione alla Madonna qui, si può dire, comincia, quando sta per nascere il Corpo mistico del suo divino Figliolo, il cui Corpo fisico Ella generò e un triplice motivo di centrale interesse è offerto alla nostra spiritualità: lo Spirito, la Madonna, la Chiesa.
Non possiamo tacere una raccomandazione: non separate gli elementi, diversissimi, ma destinati a comporre una sintesi di meravigliosa complementarità, predisposta dal disegno divino.
Abbiate alla sommità del vostro culto, di quello interiore specialmente, lo Spirito Santo; un culto che si esprimerà principalmente nella vigilante e trepidante attenzione di possederlo, di ospitarlo, dulcis hospes animae; in termini catechistici e realistici: badate d'essere sempre, sempre in grazia di Dio! ( Cfr. 1 Cor 11,28 )6
E non seguite chi, col pretesto di togliere ansietà inutili e scrupoli fastidiosi dalla coscienza, vi persuadesse che non v'è bisogno di rimettere l'anima in grazia di Dio prima di sedere alla mensa eucaristica, o per vivere da onesti cristiani!
Poi non s'intiepidisca la vostra devozione a Maria, la privilegiata portatrice di Cristo al mondo, e la Madre spirituale della Chiesa nel Cenacolo!
E infine non separate lo Spirito dalla Gerarchia, dalla compagine istituzionale della Chiesa quasi fossero due espressioni antagoniste del cristianesimo, o l'una, lo Spirito, potesse da noi essere conseguito senza il ministero dell'altra, la Chiesa, strumento qualificato di verità e di grazia; lo Spirito, sì, « soffia dove vuole »; ( Gv 3,8 ) ma noi non possiamo presumere ch'Egli venga a noi, quando noi fossimo volontariamente assenti dal veicolo, fissato da Cristo, per comunicarcelo: chi non aderisce al Corpo di Cristo, ripeteremo con S. Agostino, esce dalla sfera animata dallo Spirito di Cristo.8
1 | Cfr.
Lumen Gentium, 1,
n. 48; Sacr. Concilium, 26; Gaudium et Spes, 5, n. 45 |
3 | S. TH. 1, 38, 2 |
6 | Purg. 2, 3, 9 |
8 | Cfr. In Ev. Io. 27, 6 |