21 Luglio 1976
Costruire la Chiesa, noi dicevamo altra volta, è il grande dovere di noi credenti, del nostro tempo, di questo nostro tempo, nel quale noi tutti speriamo che si plachino le tuttora residue conseguenze belliche e psicologiche dei tremendi conflitti che in questo secolo hanno insanguinato la terra ed esacerbato i suoi popoli; ed insieme speriamo che abbiano a comporsi in nuove formule di rapporti giusti e pacifici i dissensi sociali che agitano l'umano consorzio.
In questo quadro, che auspichiamo rappacificato, del mondo temporale: costruire la Chiesa, cioè dare consistenza e efficienza spirituale e benefica al piano umano-divino della salvezza e della fraternità, iniziato da Cristo e da Lui perennemente promosso fra le alterne vicende della storia, nel corso dei secoli fino a questo nostro secolo presente, che da un lato, per alcuni, porta i segni d'una fatale decadenza religiosa, dall'altro, rivela ancora meglio la virtù profetica del cristianesimo in ordine alla civiltà moderna.
Per noi, l'eredi del recente Concilio ci conforta alla speranza e ci obbliga all'operosità.
Costruire la Chiesa, in due sensi, quello cioè di ricostruire quella Chiesa, di cui abbiamo ricevuto un'eredità ricchissima, ma tanto bisognosa di purificazione secondo lo spirito del Vangelo ( quanti stimoli in questo senso ci vengono dall'esperienza morale del pensiero contemporaneo! ), e di restauro specialmente in ordine ai valori religiosi, di cui il mondo oggi va perdendo la stima e la fortuna, ed ha invece tanto bisogno.
E poi in un secondo senso che rivolge all'avvenire, più che al passato, lo sguardo; e si propone di continuare, di rinnovare anche, con fedeltà tradizionale, l'antica costruzione, e di darle sviluppi nuovi e conformi alle sue esigenze storiche e costituzionali.
Ed ecco allora che una formidabile domanda si pone agli animi di tutti: la Chiesa; ma che cosa è la Chiesa?
perché sotto questo nome molte, moltissime cose diverse possono essere significate a causa dell'esperienza storico-culturale, sociale, di cui quel « regno di Dio », predicato da Cristo nel quadro evangelico, fu effetto e causa ad un tempo, obbligando la coscienza degli uomini del nostro tempo a rinnovare nel pensiero e nell'opera il concetto, il vero concetto essenziale e vitale di quella Chiesa, che diciamo di voler costruire, ricostruire ed esprimere in nuovo coerente edificio.
Che cosa è la Chiesa?
la domanda si fa pungente anche per le opinioni molteplici, e aberranti non poche, che ci dànno della Chiesa connotati incerti e arbitrari.
Per nostra fortuna, una fortuna regalataci dalla Provvidenza, intorno a questa questione - che cosa è la Chiesa? - gravita la dottrina del recente Concilio, il quale appunto ha presentato in limpido specchio alla Chiesa stessa il suo volto, ed in quadro certamente nobile e interessante, comunque sia considerato, lo ha fatto vedere anche al mondo profano.
La Ecclesiologia è il capitolo d'attualità della teologia.
Ne abbiamo una prova anche da un documento di alto valore, pubblicato recentemente dall'Episcopato Lombardo ( novembre 1975 ), nel quale documento si esprime appunto il bisogno di fissare a noi stessi il profilo teologico della Chiesa.
Dice l'Episcopato Lombardo: « Il Concilio Vaticano II ci ha diffusamente spiegato che cosa è la Chiesa, e noi rimandiamo alla sua ammirabile dottrina.
Tuttavia ci sembra utile riproporre qui qualche linea essenziale.
La Chiesa - secondo l'insegnamento del Concilio - è il mistero di comunione degli uomini con Dio Padre e tra loro, per opera di Cristo, nello Spirito Santo.
In altre parole essa è il Popolo di Dio
che l'eterno Padre raduna da ogni stirpe umana, da ogni luogo della terra e da ogni secolo della storia;
che il Signore Gesù redime con la sua morte e la sua risurrezione;
che lo Spirito Santo ammaestra con la luce interiore, santifica con la grazia, unifica con la fede, la speranza e la carità, e guida mediante il ministero visibile di coloro che sono stati proposti a pascere il gregge dei riconciliati dal Sangue di Cristo » ( Cfr. At 20,28 ).
Non faremo ora una lezione dottrinale.
Ci basti riaffermare quell'idea, quel proposito, che guida il nostro discorso: costruire la Chiesa.
Donde una seconda domanda fondamentale: come si può costruire?
dicevamo nell'udienza della scorsa settimana: si può, si deve costruire sulla fede, come Cristo stesso insegnò, proclamando il nome dell'Apostolo essere quello di Pietro, e insieme elogiandone la professione di fede.
Insistiamo: con quale forza potremo costruire?
Risposta: con la forza dell'amore.
Solo chi ama la Chiesa la può costruire.
Cioè edificare, vivificare.
E sotto questo aspetto è Cristo stesso, che si pone ad esempio: Christus dilexit Ecclesiam ( Ef 5,25 ), Cristo amò la Chiesa, scrive S. Paolo, e sacrificò se stesso per lei.
L'amore assume l'espressione e la misura più alta: quella del sacrificio.
« Nessuno ha un amore più grande di questo, - così infatti parla Gesù -, dare la vita per i propri amici » ( Gv 15,13 ).
Non è forse l'amore che sostiene i Pastori? ( Cfr. Gv 10,11; Gv 21,15ss )
Non è l'amore, il dono di sé, alla radice delle vocazioni?
non è l'amore che spinge i missionari in terre inospitali e lontane? ( 2 Cor 5,14 )
non è l'amore che rende concordi e attive le comunità ecclesiali? ( Cfr. Gv 13,34 )
Costruire la Chiesa per amore, nell'amore; questa sia la nostra forza.
Con la nostra Benedizione Apostolica.