Dio e l’uomo |
Pare che l’80% della gente creda in una specie di Dio, specialmente nei momenti di sofferenza.
Sembra che molti di noi siano come un televisore, che quando è guasto grida: "Colui che mi ha fatto, mi aggiusti per favore!".
Che poi questo "guaritore superiore" si chiami Dio, Allah, Visnù o come si voglia, non interessa.
Se occorra invocarlo recitando un’avemaria o sfregando un cornetto o accendendo un cero, non importa.
La cosa importante è che questo "Dio" non rompa, non dia "comandamenti" ( ne danno già tanti lo Stato, l’ufficio delle tasse, i figli! ), e metta un cerotto sulle sofferenze più grosse quando gridiamo "aiuto!".
Gli "addetti ai lavori" chiamano tutto questo: "pensiero debole, religione debole, fede debole".
Molta gente alza le spalle: "Debole? Va bene. Pochi hanno voglia di essere forti, al giorno d’oggi".
Il Dio di noi Cristiani è un’altra cosa.
Non è uno che mette i cerotti fuori, ma che dà la forza dentro.
Forza di educare i figli, di partecipare alla vita del Comune e dello Stato, per non arrendersi alla disonestà, ma migliorare la vita sempre più.
Il Dio dei Cristiani non è un "senza nome": è il nostro Padre, pieno di forza e di amore, e ci chiama alla forza e all’amore.
È un Dio che rispetta la debolezza, ma chiama a non rassegnarsi, a nutrirsi di certezze per essere forti.
Il primo nostro missionario, Paolo, gridò ai cittadini pagani di Atene:
"Il Dio che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio.
Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo, né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che da’ a tutti la vita e il respiro e ogni cosa." ( At 17,23-25 ).
Il pensiero dell’uomo, applicandosi rigorosamente, giunge a scoprire l’esistenza di Dio.
Ma non tutti hanno il pensiero così allenato e rigoroso da giungere a questa scoperta.
Per questo, anche persone oneste vengono attanagliate dal dubbio: "Ma Dio non sarà un’invenzione fatta per consolare i deboli?"
Per questo, Dio è venuto incontro alla nostra debolezza.
Attraverso Gesù, il suo messaggio sublime, le sue opere straordinarie e specialmente la sua Risurrezione ( la struttura portante della fede cristiana ) ci ha rivelato non solo la sua esistenza, ma ci ha mostrato la sua faccia: quella di un Padre ricco di misericordia, che ci ha donato la vita, ci suggerisce come vivere i nostri giorni, e ci attende al termine della vita nella sua casa.
I "comandamenti" del nostro Dio non sono imposizioni di un tiranno, ma gli strumenti indispensabili per il buon funzionamento della vita umana, come i semafori verdi e rossi sono indispensabili per il buon funzionamento del traffico.
Chi disprezza i comandamenti di Dio abolisce i semafori della vita.
Inutile lamentarsi poi del disordine, del caos.
Noi ci chiamiamo Cristiani proprio perché crediamo ( = abbiamo fede ) nel Dio rivelatosi in Gesù.
Credere, aver fede, per noi Cristiani non significa soltanto affermare "Dio esiste" , ma significa pensare come Gesù e tentare di vivere come Gesù.
Dio, che si è rivelato in maniera totale in Gesù, si era già rivelato parzialmente nella storia narrata nella prima parte della Bibbia, quella che noi Cristiani chiamiamo "l’Antico Testamento" .
Le persone di cui si narra in quelle pagine hanno insegnato con il loro esempio la vita di fede in mezzo a un mondo lontano da Dio.
Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì.
Lasciò la sua terra senza sapere dove andava.
Per fede soggiornò in una terra straniera, abitando sotto le tende, credendo a Dio che gli prometteva il possesso di quella terra e una discendenza numerosa come le stelle del cielo.
Dopo di lui credettero nella parola di Dio suo figlio lsacco e suo nipote Giacobbe: noi chiamiamo questi uomini "i patriarchi" del popolo ebreo.
Perché credette alla parola di Dio, anche Sara, la vecchia e sterile moglie di Abramo, divenne madre.
E da lei, come da un fiume prima arido e poi ricco di acque per volontà di Dio, iniziò quella discendenza numerosa come le stelle dei cielo, da cui doveva nascere il Messia di Dio, Gesù, benedetto nei secoli.
Le grandi religioni storiche dicono che il Cristianesimo non è l’unica religione che crede in una rivelazione: anche l’Ebraismo e l’Islam credono di essere religioni rivelate.
Il "libro della rivelazione" , per l’Ebraismo, è l’Antico Testamento della Bibbia, venerato e creduto anche dai Cristiani.
Il "libro della rivelazione" per l’Islam è il Corano, che raccoglie le parole di Maometto, il quale venera Gesù come un grande profeta, e Maria sua madre come grande donna.
Dobbiamo, però, dire che solo nel Cristianesimo è presente la verità rivelata da Dio Uno e Trino.
Nelle altre religioni, invece, manca ancora l’assenso a Dio che si rivela.
Il dialogo tra il Cristianesimo e le altre religioni è reso difficile dalle culture (= maniera di pensare e di vivere) diverse dei popoli.
Esse si sono talmente infiltrate e fuse con la varie religioni, che le differenze sembrano enormi e insuperabili.
Ma Dio non è lontano da chi lo cerca, anche in forme a noi incomprensibili.
Egli dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa, e come Salvatore vuole che tutti si salvino ( 1 Tm 2,4 ).
1) Credere o non credere in Dio porta conseguenze nella nostra vita, nella vita della nostra famiglia? Quali conseguenze?
2) Al di là della rivelazione di Gesù, vedi nel mondo tracce di Dio che spingono a credere nella sua esistenza?
3) Pensi che molti Cristiani adulti spendano un po’ di tempo per leggere il Vangelo e conoscere il Dio rivelato da Gesù?
4) Che differenza c’è tra un cristiano che "crede in Dio perché in fondo tutti ci credono" e un cristiano che conosce e crede nel Dio rivelato da Gesù e scoperto nelle pagine del Vangelo?
5) Che visione del mondo e della storia ha chi crede nel Dio di Gesù e quindi pensa come Gesù?