Introduzione del Cardinale Poletto |
Carissimi anziani,
siamo da poco entrati nel terzo millennio.
Con un po' di trepidazione stiamo guardando al futuro, dopo averci lasciato alle spalle il "nostro" secolo pieno di momenti di paura alternati a situazioni cariche di fiducia.
Abbiamo vissuto la guerra nelle nostre città e paesi.
Abbiamo visto le case distrutte.
Abbiamo faticato, seppur ancora piccoli, affacciandoci alla vita in momenti delicati per l'Italia e il mondo.
Poi abbiamo assistito a quello che hanno chiamato il "miracolo italiano": la nascita della Repubblica, l'automobile entrata in ogni casa, la televisione, il boom dell'economia.
Abbiamo visto momenti di tensione sociale con lotte sindacali e con i tristi momenti degli anni di piombo.
Fino all'era della globalizzazione e di Internet, che ci hanno traghettato nel nuovo secolo, quello dei nostri nipoti.
Intanto i nostri anni si sono arricchiti di esperienza, ma anche di peso.
Qualche acciacco fisico, qualche stanchezza.
Ma anche la voglia di fare, o la necessità di non mollare perché, dopo i figli, sono arrivati i nipoti.
Penso che ci sia una parola che ben sintetizza il sentimento profondo che proviamo ogni giorno: speranza.
Lo sguardo a quanto abbiamo lasciato dietro di noi e quello verso il futuro si traduce nel bisogno di sperimentare rinnovata speranza.
Ecco perché vi voglio presentare - o ripresentare - una ragione forte per sperare.
È la persona di Gesù Cristo che, da duemila anni, continua a donare senso a molti uomini e donne.
Il suo messaggio e la sua testimonianza ci suggeriscono una strada concreta e profonda per trovare una roccia di salvezza cui aggrapparci per continuare a camminare spediti nella vita.
Le brevi schede che seguono sono semplicemente la proposta di una ragione per sperare.
Una ragione che illumina tutti i momenti della nostra esistenza e, particolarmente, questa età della vita che stiamo trascorrendo.
Speranza che dà luce all'esperienza della solitudine, al problema della malattia, alla difficoltà del momento in cui sperimentiamo il lutto e la morte dei nostri cari, alla esperienza della gioia di un tempo ritrovato.
Speranza che si concretizza nel momento dell'incontro con quello stesso Gesù vivo nei sacramenti.
Speranza che diventa capacità di ricominciare e di riconciliarci, volontà di essere per tutti un dono prezioso, lucidità nell'accettare il nostro corpo, pazienza nel relazionarsi con le altre generazioni e con gli stranieri che incontriamo ormai ogni giorno.
Speranza che illumina anche le difficili questioni della politica, della vita sociale e della comunicazione moderna.
Per ciascuna di queste esperienze quotidiane, il messaggio del Vangelo - che significa buona notizia - ha qualcosa da dire.
Le schede ci vogliono aiutare ad ascoltare questo messaggio, ad approfondirlo, a scoprire che è voce di una persona viva che ci vuole bene e ci vuole donare la possibilità di prendere il largo e avventurarci oltre la morte con la certezza che sarà ancora vita, piena e senza fine.
Questa speranza che non delude sarà nostra compagna nell'ultimo tratto di cammino che è davanti a noi.
Vi auguro di poterla scoprire, di poter avvicinare la persona di Gesù, di potervi confrontare.
Il compito mio e della comunità cristiana che vive a vostro fianco è solo quello di offrirvi questa possibilità, così come fece Gesù duemila anni fa quando percorreva le strade della Palestina.
Per noi è un vero tesoro, è la ragione della nostra speranza.
Lo sarà anche per ciascuno di voi.
Con la sincerità di un fratello e l'affetto di un padre, vi saluto e vi benedico
Severino Card. Poletto
Arcivescovo di Torino