Indicazione degli obiettivi |
La metafora dell'areopago che applicavamo, nel primo capitolo, al mondo giovanile si rivela un'immagine particolarmente appropriata per rappresentare i nuovi ambienti in cui la Chiesa deve annunciare il Vangelo.
Per molti versi il nostro mondo appare simile a ciò che Paolo aveva incontrato all'Areopago di Atene ( At 17,22-31 ): lo ricorda esplicitamente l'enciclica Redemptoris Missio al n. 37: "Aree culturali, o areopaghi moderni".
Il piano pastorale della diocesi
Il piano pastorale "Costruire Insieme" si pone l'obiettivo di un annuncio forte e diffuso del fatto cristiano che comporti un grande coinvolgimento delle parrocchie e dei gruppi, in un'ottica missionaria.
Esso si configura, essenzialmente, come la proposta di quattro iniziative straordinarie ( missioni ) - variamente articolate e rivolte rispettivamente alle quattro età della vita: i fanciulli e i ragazzi, i giovani, gli adulti in genere e le giovani coppie, i pensionati e gli anziani - caratterizzate dall’impegno di annunciare il Vangelo nella concreta condizione di oggi.
Il piano pastorale chiama tutti i cristiani all'opera, "per costruire qualcosa di nuovo" ( C.I. p. 27 ) perché "la pastorale tradizionale ha oggi urgente bisogno di essere orientata in una prospettiva nuova e missionaria"( C.I. p. 48 ).
Questo grande sforzo missionario comporta una strategia dinamica: dalla pastorale ordinaria nascono iniziative e proposte missionarie straordinarie che, a loro volta, rinnovano e vivificano la pastorale parrocchiale.
Pastorale ordinaria e straordinaria
Per "pastorale ordinaria", nello specifico ambito giovanile, si intendono tutte le iniziative pastorali consolidate con cui la Chiesa conduce i giovani cristiani che frequentano la comunità, singolarmente, nei loro gruppi di appartenenza o radunati nell'assemblea del popolo di Dio, ad un'accoglienza sempre più autentica della persona di Cristo e li forma alla loro vocazione di testimoni credibili della vita cristiana.
Le iniziative missionarie straordinarie vogliono, invece, avvicinare il maggior numero di giovani là dove essi si trovano, uscendo "dagli schemi consolidati e dai luoghi abituali dell’annuncio, per portare il messaggio della salvezza nei luoghi della vita, accogliendo ed incontrando le persone che abitualmente non frequentano la comunità o che da essa si sono allontanati" ( C.I. p.66 ).
Giovani mandati ai giovani nella comunità ecclesiale
Nel piano pastorale alcune parti sono già definite, altre invece richiedono la creatività e la sperimentazione dei cristiani ai diversi livelli, con una particolare attenzione a rendere protagonisti delle missioni i giovani stessi ( C.I. p. 78 ).
I giovani delle parrocchie e dei gruppi vanno quindi considerati i soggetti attivi e responsabili dell’annuncio, apostoli presso i loro coetanei e verso le altre età della vita.
Vanno distinti, tra i destinatari della missione giovanile, i giovani già presenti nei gruppi e nelle comunità, per i quali è necessario rinnovare le modalità di coinvolgimento e le proposte formative e i giovani esterni alla comunità, o che da essa si sono allontanati.
Nei due contesti potrebbero, infatti, cambiare gli strumenti utilizzati e le azioni proposte.
Naturalmente i mondi giovanili non andranno considerati separatamente o distaccati dai diversi contesti e ambienti di vita o dalle altre età, ma nella loro interazione, vitale ed educativa.
Il coinvolgimento dei giovani, come "missionari" nei confronti di altri giovani, è un’occasione opportuna e propizia per aiutarli, all’interno dei loro itinerari educativi, a porsi le domande fondamentali, riguardo alla loro vita e al loro impegno nella comunità ecclesiale.
La proposta del Piano Pastorale dovrà stimolare tutta la comunità nella direzione di proposte significative per il futuro, attivando sperimentazioni e verifiche.
Il processo di inculturazione in questo “areopago” che è il mondo giovanile incomincia innanzitutto dall'"ascolto”, dalla capacità di cogliere le vere domande, le attese più profonde, così come le paure e le preoccupazioni: in sintesi le grandi domande che si nascondono o si esprimono nel cuore dei giovani di oggi.
Andranno, poi, trovati i modi e le forme per annunciare attraverso “segni” e messaggi che siano comprensibili e che parlino ai giovani, a quelli concreti delle nostre parrocchie, della nostra città e dei nostri paesi e che li aiutino ad accorciare le distanze che separano la loro fede dalla loro vita concreta nel quotidiano.
La Missione Giovani parte dalla considerazione degli elementi essenziali e caratterizzanti dell'età giovanile.
Il giovane assiste al trionfo dello sviluppo del suo corpo, delle sue energie della sua intelligenza.
Le forze gli appaiono illimitate ma l’impatto concreto con la realtà del mondo e della vita e la stessa costruzione della sua identità risulta fragile e provvisoria.
La sua persona è insicura, per questo le realtà “virtuali” ( la musica, la discoteca, le droghe… ) esercitano una così forte attrattiva: rinforzano l’idea di un mondo multiplo e caotico dove le esperienze coesistono e mutano le une nelle altre, lasciando disorientati e incerti ma anche aperti all’innovazione e all’ adattamento.
Comprendere l'età giovanile
I valori etici fondamentali per la giovinezza riguardano la capacità di autonomia: decidere chi vuole essere, imparare a pensare e a valutare da solo; diventare gradualmente più consapevole della realtà.
Lo scontro con il realismo della vita, con le dinamiche dell’egoismo e dell’indifferenza è particolarmente forte, costantemente in bilico tra esaltazione e delusione.
L’irruenza della vita e il bisogno di sapere dell’intelligenza pone, a volte con insistenza, il problema del senso, della distinzione di vero e falso, di bene e male, di giusto e ingiusto.
Il senso del divino e il possibile punto di avvio di un'esperienza religiosa aperta all'incontro con il Vangelo, si esprimono nella domanda, a tratti anche intensa o drammatica, del senso da attribuire alla vita, nella convinzione che esistano cose giuste che motivano al sogno e all'impegno, nella fiducia che sia possibile realizzare un domani migliore, nella considerazione della sofferenza e dell’ingiustizia del mondo, nella purezza che rifiuta i compromessi.
Rinnovare o avviare la pastorale giovanile
Non bisogna certo dimenticare che "la missione universale deve cominciare con la cura del particolare: le nostre comunità segno e strumento di Dio che salva il mondo" ( C.I. p.21 ).
Prima ancora delle iniziative straordinarie, andrà particolarmente curata la pastorale ordinaria: coordinare e integrare le iniziative straordinarie con l’ordinarietà della vita delle parrocchie, cercando di ripensare gli itinerari proposti per i gruppo giovanili che spesso sono poveri di contenuti e di proposte, e mancano di progettualità.
Obiettivo principale consisterà, quindi, nel mettere i giovani stessi in stato di missione, destinatari e, al tempo stesso, operatori della Missione, perché considerino le loro parrocchie e i loro gruppi non come luogo di “consolazione”, ma spazio del dono e dell'impegno, della ricerca dei segni dei tempi, luogo che spinge anche ad andare “controcorrente”, per essere fedele a Dio piuttosto che agli uomini.
Ripensare l'oratorio
In questo grande sforzo di rilancio educativo, l'oratorio potrebbe, per esempio, diventare un luogo favorevole e adatto per realizzare l'invito dell'arcivescovo che raccomanda "una nuova mentalità pastorale che si apra al coinvolgimento di tutte le forze disponibili, una creatività missionaria aperta al confronto e alla collaborazione, un'attitudine alla valorizzazione di tutti gli apporti" ( C.I. p. 54 ).
La sequela di Cristo opera, infatti, un reale cambio di civiltà che diventa esperienza concreta e testimonianza.
La credibilità della Chiesa si fonda sui segni della fede: la cultura dell'essere ( o della persona ), il valore dell'incontro e della comunicazione interpersonale, la gratuità come stile dell'amore, la partecipazione e la solidarietà, l'attenzione riservata agli ultimi e ai non-efficienti, il silenzio e la contemplazione, il rifiuto della logica dello sviluppo tecnologico illimitato, la rinuncia radicale alle droghe, quelle chimiche e sociali propinate dai mass-media.
Sono alcune delle caratteristiche di una cultura minoritaria, ma emergente con forza nel nostro mondo.
Nuovi stili di vita
Il giovane, nell'esperienza di Chiesa, viene in contatto con tutte le dimensioni della vita, soprattutto quelle più svalutate dalla cultura edonista.
La sofferenza è una costante nella vita della persona: sofferenze fisiche, psicologiche ( affetto, autostima ), spirituali ( vuoto interiore ), mentali ( squilibri comportamentali ).
Queste realtà rimandano ad un bisogno di Dio, intrinseco alla natura umana, per poter essere liberati dal limite, dalla caducità e dal peccato.
Accostarsi alla sofferenza in modo positivo e riflettere su di essa, insegna a vivere, a conoscere meglio Dio, per non scandalizzarci del male e della sofferenza del mondo, per accettare la condizione umana.
Anche il rapporto con il mondo degli anziani può insegnare ai giovani ad affrontare la vita.
Essi rappresentano la “memoria storica” delle generazioni più giovani, sono portatori di valori umani fondamentali.
I giovani che hanno l’opportunità di coinvolgersi con gli anziani sanno che questa esperienza li forma, li fa maturare e li porta ad acquisire un’ottica di attenzione agli altri, valida per tutta la vita.
La testimonianza di vita come impegno e servizio
La prima e più importante forma di impegno per il cristiano, è la testimonianza di vita.
La testimonianza ( di qualcuno che ci “colpisce” ) è l’emergere della persona all’interno di un’azione, di un ruolo; per il cristiano, testimonianza è l’emergere della fede all’interno del suo essere e del suo agire individuale e sociale, del suo orientamento etico.
È la trasparenza dello Spirito nella sua vita quotidiana.
La testimonianza è la prima forma della evangelizzazione.
La Chiesa non può essere fondata che dalla Chiesa: da una vita di Chiesa che esprima una grande tensione missionaria; che sia preoccupata, prima di tutto, di vivere il Vangelo e di annunciarlo a tutti, nel linguaggio di ognuno; una chiesa che si proponga di essere segno dell'amore di Dio per tutti.
Una chiesa che cerca di inserirsi nei luoghi dove i giovani si trovano, senza rompere i loro legami e, tramite gesti di amicizia e azioni anche piccole ma significative, cerca di instaurare un rapporto sempre più stabile, fino a diventare un punto di riferimento.
L'azione missionaria raggiunge giovani e li mette in azione, nelle forme e negli ambiti più vari.
Potranno, per esempio, venire individuate forme opportune per stare vicino ai giovani che entrano nel mondo del lavoro, per aiutarli a comprendere questo mondo, diventando testimoni di valori, portatori di giustizia e solidarietà, per incoraggiarli a formarsi, a riqualificarsi.
Non va infatti dimenticato, che i giovani lavoratori sono spesso assenti o marginali nelle comunità parrocchiali, proprio mentre stanno vivendo un periodo particolarmente significativo della loro crescita umana e sociale.
O, ancora, di fronte ai problemi dell'immigrazione, la pastorale giovanile si sentirà chiamata a riflettere e a predisporre interventi di tutela e di promozione di una fascia di popolazione che, se lasciata da sola, potrebbe radicalizzare stati di insicurezza e sensazioni di fallimento, con il rischio di formare con il proprio gruppo un ghetto e percorrere le strade senza uscita del fondamentalismo.
Formare per un cristianesimo vitale
Molto occorrerà investire sulla formazione dei formatori e degli operatori della Missione Giovani, perché possano cogliere in pienezza lo spirito profondo di questo "anno di missione" e perseguire il triplice obiettivo di comprendere le caratteristiche specifiche dell'età giovanile, mettere in risalto i problemi e le sfide alla pastorale ordinaria e individuare le azioni straordinarie di evangelizzazione, di conversione della comunità e di rinnovamento della Chiesa che la Missione esige.
In questo lavoro impegnativo, per il quale si potrà attingere anche al prezioso contributo delle associazioni ecclesiali e all'apporto di tutti gli Uffici Pastorali della diocesi, si dovrà evitare di presentare un cristianesimo troppo “intellettualistico” per promuovere, invece, le dimensioni maggiormente esperienziali, che mettano in evidenza come la fede è prima di tutto incontro con il Cristo, fatto determinante della vita dei cristiani.
Il Piano pastorale costituisce, così, "un’occasione preziosa per affrontare alcune gravi questioni pastorali, che sono oggetto di non poche preoccupazioni e difficoltà e che assillano la vita delle comunità parrocchiali, proponendo come risultato del percorso alcune indicazioni operative comuni che contribuiscano a realizzare un volto rinnovato delle nostre comunità, della loro presenza nel mondo e della loro pastorale ordinaria" ( C.I. p. 68 ).
Non si tratta di perseguire una riforma di carattere semplicemente organizzativo, ma di un’autentica conversione, risultato della missione di una Chiesa che evangelizza perché si lascia evangelizzare.