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Guardare la luce

Guardare la luce che entra dalle vetrate nella cattedrale di Chartres o in quella di Troyes o di Burgos ci indica, ci fa vedere, un pezzo di verità, la via misteriosa ma visibile e reale di un rapporto possibile con Dio.

Esiste in Francia, nel cuore della Foresta d'Oriente, trenta chilometri a est dell'antica città di Troyes, una vecchia quercia che ha una circonferenza pari ad una catena di sette braccia.1

In quella foresta, come anche in altre foreste di Francia, si prova la sensazione di comprendere l'ispirazione che portò alla costruzione di quelle meraviglie umane che sono le cattedrali gotiche.

I rami alti degli alberi, che si incrociano sorretti dai lunghi e forti fusti, ricordano la forza e la leggerezza dei pilastri, degli archi, delle volte, delle vele e lo sfavillio chiaro, luminoso, brillante delle luci delle cattedrali.

La foresta è stata la sorgente di ispirazione.

Pensiamo allo straordinario spirito di perseveranza2 dimostrato da uomini che iniziarono un lavoro certi di non vederne l'ultimazione, pronti a lasciarne ai figli, e in qualche caso ai nipoti, la prosecuzione.

L'intimo movente che ha realizzato le Cattedrali, forse la più divina delle creazioni umane, nasce proprio dall'esperienza, anche mistica, della foresta,3 un luogo ove la nostalgia della verità si fa sentire.

La costruzione delle cattedrali è stata l'occasione della nascita di una nuova generazione cristiana di vite spese bene.

Pensiamo alla capacità degli architetti, ma anche al coraggio dei carpentieri.4

Mille particolari dimostrano la cura, propriamente religiosa, del lavoro fatto.

Ogni persona scoprì e si convinse di lavorare collettivamente alla costruzione di un tempio di comunione.

E anche l'ammirazione di chi semplicemente assisteva ai lavori era di aiuto, era una forma di partecipazione.

Guardare crescere un tempio.

Chi desiderava scoprire la verità del proprio stato, capire di più gli intimi perché comuni a tutti, in ogni tempo, da quel tipo di vita aveva delle risposte.

Certo la morte era presente e la vita media molto bassa, ma era chiaramente più importante partecipare alla costruzione di una casa comune più bella possibile che vivere nell'indifferenza di questo valore.

"Sia lodato Gesù Cristo" non era un modo di dire.

Era fatto.

Il fine del nostro essere trovava una risposta.

Gesù era con loro.

Da quell'esperienza si capisce che abbracciare tutta la verità è possibile solo in tanti,5 forse solo tutta l'umanità insieme può farcela.

Nessuna persona esclusa.

Ognuno ha il suo peso e solo tutti insieme possiamo raggiungere il peso che Dio ha posto sull'altro piatto della bilancia.

L'ordine e la simmetria sono il risultato della complessità disordinata e sempre asimmetrica, imperfetta, dedicata a Dio.6

Dio è stato il vero committente delle cattedrali.

Sono la Sua volontà.

L'economia rurale cominciò a trasformarsi.

La professionalità prese valore e avvicinò le persone su piani nuovi.

L'integrazione dei valori e delle capacità umane ricominciò ad avere senso.

E la gente si riconosceva in questa crescita che la cattedrale manifestava ( pensate il rapporto dimensionale e di importanza tra le casette contadine del villaggio di Chartres e la loro Cattedrale nel 1250 ).

Intorno alle cattedrali, sulla base dei cantieri e della concentrazione di decine di anni di lavori, si svilupparono le prime città "nuove".

Era la Festa.7

Viaggiatori e pellegrini, scambi e circolazione del denaro, diedero il via ad una nuova civiltà ( non certo alla nostra inciviltà ).

Dio è stato il vero committente.

L'impossibile statico e costruttivo di una cattedrale indicò chiaramente che si può fare l'impossibile8 solo se lo si dedica a Dio e Lui lo vuole.

Allora vale la pena di condividere il pensiero di Emmanuel Mounier quando scrive:

"ma allora metti la vela grande dell'albero maestro e
uscito dai porti in cui vegeti
salpa verso la stella più lontana
senza badare alla notte che t'avvolge".9

La memoria storica e l'esperienza umana hanno un senso solo quando ci servono a chiarire le confusioni e le assurdità esistenziali, i perché alienanti.10 Se siamo intellettualmente onesti e ci sforziamo di chiarire la nostra realtà troviamo "la" risposta, che cerchiamo solo se accettiamo di condividere il pensiero di Pascal quando afferma:

"al di fuori di un rapporto stretto,
una relazione fisica carnale con Gesù Cristo,
non possiamo davvero capire
né la nostra vita, né la nostra morte
né Dio, né noi stessi."11

È un'affermazione che non consente sottintesi o impliciti.

È molto chiara.

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1 Vedi Carta stradale Michelin, Paris-Chaumont ( n° 61 )
2 Eduard Pestel, Oltre i limiti dello sviluppo, Club di Roma, p. 45
3 Charles Duby, San Bernardo e l'arte cistercense, Ed. Saggiatore
4 Roland Bechman, Le radici delle cattedrali, Ed. Marietti. "La missione degli architetti era quindi costantemente quella di conciliare la qualità, il prestigio e la bellezza con l'economia. Per realizzare edifici tanto straordinari [le cattedrali], bisognava che questi maestri unissero al talento lo spirito pratico. Essi dovevano possedere contemporaneamente un'esperienza approfondita dei cantieri, nozioni tecniche sui differenti compiti organizzativi, sui materiali, sull'equipaggiamento e sugli apparecchi da usare, attitudini al disegno, conoscenze intorno alla resistenza dei materiali ed alla statica, buone capacità di trattare con gli uomini e di comandare, e infine attitudini artistiche eccezionali. Questi uomini, che avevano ricevuto una formazione esclusivamente pratica e potevano essere, all'origine, dei carpentieri, dei muratori, spesso addirittura degli uomini di chiesa, oppure provenire da qualunque altra professione, dovevano essere e furono, nel pieno significato del termine, degli architetti. La fioritura delle cattedrali e la loro perennità nel corso dei secoli hanno rivelato che molti di loro non avevano soltanto del talento, ma del genio
5 Sigfried Kracauer, Sull'amicizia, Ed. Adelphi. "Un solo punto di vista, seppur giusto, non esaurisce mai la comprensione del senso di importanti aspetti esistenziali. Solo l'insieme di molti punti di vista può avvicinarsi alla verità. Solo l'insieme di tutti i punti di vista sono la verità che Dio ci ha donato con la creazione. Infatti la verità è dono originale di Dio e gli uomini sono potenzialmente capaci di viverla ma purtroppo solo se sanno amare il prossimo nel senso di comprenderlo per la verità che sempre è manifesta. La verità non può essere catturata tutta negli schemi della ragione, ma rincorsa in una tensione dinamica, il cui impulso è nella testimonianza"
6 Otto Von Simson, La cattedrale gotica - il concetto medievale di ordine, Ed. Mulino; Jean Piene Dupuis, Ordine e disordine, Ed. Hopefulmonster
7 G. Lanza del Vasto, Lezioni di vita. La festa è il lavoro di Dio
8 Don Luigi Ciotti, incontro nella chiesa di San Secondo a Torino il 8.2.1996. "Fare la parola di Dio. L'uomo d'oggi ha cinque sfide, mettendo testa dentro la propria realtà:
1. porre fine alle 44 guerre in corso (20 milioni di bambini coinvolti);
2. porre fine alla fame e alla miseria;
3. superare lo sfruttamento tra nord e sud del mondo, il grande imbroglio, verificato dai risultati che continuano a dare dipendenze e non a creare libertà;
4. preoccuparsi dell'ambiente;
5. il senso della vita e il bisogno di assoluto, di Dio.
Dobbiamo saldare la parola di Dio e il nostro fare, l'operare dell'uomo
9 Emmanuel Mounier, L'avventura cristiana
10 George Rimmel, La metropoli e la vita dello spirito (1910). "L'immensa quantità di cultura che si è incorporata negli ultimi cent'anni in cose e conoscenze, paragonata con il progresso culturale degli individui nel medesimo lasso di tempo, fra i due processi si mostra una terrificante differenza di crescita, e addirittura per certi versi una regresso della cultura degli individui in termini di spiritualità, delicatezze, idealismo. Questa sproporzione è essenzialmente effetto della crescente divisione del lavoro. L'individuo è ridotto ad un granello di sabbia di fronte ad un organizzazione immensa di cose e di forze"
11 Blaise Pascal, Pensee 548