Tre volte un patriarca andò in un altro paese con sua moglie e, temendo che la bellezza della moglie gli avrebbe creato dei problemi, disse che la moglie era sua sorella.
Abramo lo fece due volte ( Gen 12,11-13; Gen 20,1-2 ) e Isacco una volta ( Gen 26,1-7 ).
Molti spiegano questo fatto presumendo un evento unico, che poi fu raccontato in diversi modi con dei cambiamenti mentre il racconto era tramandato, e che l'Autore del libro di Genesi incluse tutti e tre i racconti senza rendersi contro che era un unico evento.
Non è possibile dimostrare logicamente che questa spiegazione è falsa, ma possiamo notare due cose.
Prima di tutto, l'Autore era consapevole della ripetizione, perché nel racconto di Isacco si riferì al primo racconto di Abramo, che era similmente a causa di una carestia ( Gen 26,1 ).
Secondo, nella mentalità occidentale moderna, la ripetizione è superflua.
Vogliamo usare un linguaggio più preciso e sintetico possibile per dimostrare logicamente quello che vogliamo dire.
Ma non è così nella mentalità ebraica, né nella stramaggioranza delle culture nel mondo e nella storia.
I fatti vengono espressi e dimostrati attraverso i racconti, e la ripetizione è importante per sottolineare che è un fatto universale e non solo di un avvenimento particolare.
Così nel primo brano impariamo la provvidenza e la fedeltà di Dio alle sue promosse nonostante la bugia e la mancanza di fiducia da parte di Abramo - vedi il commento su Genesi 12,10-20.
Poi vediamo che gli errori di Abramo continuavano, ma ancora la provvidenza e la fedeltà di Dio erano attive.
E poi vediamo che non è solo verso Abramo che Dio agì in quel modo, ma anche verso Isacco, il figlio della promessa.
I tre racconti simili sono importanti per insegnarci che Dio è sempre così, anche se noi siamo sempre come Abramo e Isacco.
Un unico racconto non ce lo avrebbe insegnato in modo così forte.