Questo brano solleva diverse domande, a cui cercherò di rispondere in ordine.
Prima di tutto, perché Dio voleva mettere alla prova Abraamo ( Gen 22,1 )?
Soprattutto alla luce di Gc 1,13, che dice che Dio non tenta nessuno.
Per un approfondimento di questa questione, vedi il commento su Giacomo 1,13.
"Tentare" qualcuno vuol dire cercare di farlo cadere, di sbagliare.
Ma "mettere alla prova" qualcuno ( come in Gen 22,1 ) vuol dire cercare di raffinare o purificare una persona, di rivelare la fede della persona mettendola in una situazione in cui può esercitare la sua fede in un nuovo modo.
Così Abramo non aveva avuto l'opportunità prima di Gen 22 di dimostrare quanto forte era la sua ubbidienza ( secondo Gen 22,18 ) e la sua fede nelle promesse di Dio ( al punto di credere nella risurrezione dei morti secondo Eb 11,17-19 ).
Quindi Dio voleva mettere alla prova Abramo affinché tutti, sia allora sia nel futuro, incluso Abramo stesso, potessero capire la grandezza della sua fede.
Dio con la sua prova fece bene ad Abramo, come fa bene a noi quando ci mette alla prova.
Infatti la prova fa così bene che Davide addirittura chiese a Dio di essere messo alla prova, per essere purificato ( Sal 26,2 ).
Nel paragrafo precedente, ho scritto che lo scopo era di rivelare la fede di Abramo ad altri, che già risponde ad un'altra domanda comune sul brano: Dio sapeva prima della prova come Abraamo avrebbe risposto?
Io credo di sì, siccome credo in un Dio onnisciente ( Sal 147,5; Is 46,10 ).
Se ci fosse stata la possibilità che Abramo non avrebbe ubbidito, Dio non gli avrebbe fatto bene dandogli la possibilità d disubbidire.
È vero che in Gen 22,12 è scritto, "Ora so che temi Dio", ma era l'angelo del Signore che lo disse, non Dio stesso; l'angelo non sapeva come Abramo avrebbe risposto.
La prossima domanda è sulla natura della prova: perché Dio chiese ad Abramo di sacrificare il figlio, una pratica aborrente a noi e alla legge di Dio ( Lv 18,21; Lv 20,2; Ger 19,5 ).
La risposta è che era proprio per la sua natura terribile che Dio chiese questo sacrificio.
Era un'azione praticamente impossibile da compiere.
Abramo aveva bisogno di tanta fede per ammazzare suo figlio, nonostante il suo amore per Isacco e nonostante il fatto che era contrario alla natura di Dio e alla promessa di Dio, che attraverso Isacco Abramo avrebbe avuto tanti discendenti.
Dio ovviamente non voleva che Abramo sacrificasse suo figlio, perché lo fermò prima che lo potesse fare.
Era l'ubbidienza di Abramo che era gradita a Dio, non il sacrificio di Isacco.
Il sacrificio umano non è mai gradito a Dio, e non sarà mai fatto nel suo nome - perché il perfetto sacrificio umano è già stato fatto per noi quando Dio diventato uomo si è sacrificato per noi.
L'ultima domanda è perché Isacco è chiamato l'unico figlio di Abramo ( Gen 22,2 ), quando c'era anche Ismaele.
La risposta è che anche se Ismaele era il figlio biologico di Abramo, non aveva lo stesso status come figlio che Isacco aveva, siccome Isacco era il figlio della moglie ma Ismaele era il figlio della concubina.
Nello stesso modo anche se Ismaele era il primogenito di Abramo, l'eredità apparteneva a Isacco.
Più tardi Abramo ebbe anche altri figli ( Gen 25,6 ), ma non sono rilevanti per la questione del numero dei figli al momento che Dio parlò nel capitolo 22.