In questo salmo il Salmista cerca la distruzione di Edom e Babilonia, in quanto nemici del popolo di Dio, Israele.
Inoltre, chiama beato chi dà la retribuzione a Babilonia per il suo male, addirittura chi sbatte i bambini babilonesi contro la roccia.
Questo è uno, ma probabilmente il più difficile, di alcuni salmi chiamati imprecativi ( per esempio Sal 35,1-10.23-26; Sal 55,9; Sal 59,5.11-13; Sal 69,22-28; Sal 79,6-8; Sal 109,6-29 ), che cercano la punizione dei nemici, e che sembrano lontano dall'etica che Gesù ci insegna.
In realtà, queste chiamate o richieste di giudizio si trovano in parte anche nell'insegnamento di Gesù, ma vengono eseguite in modo diverso.
È giusto bramare che Dio mostri la sua giustizia e che rimuova ogni ingiustizia che vediamo nel mondo.
E quanta ingiustizia vediamo!
Il mondo non è stato creato per essere così.
Così i Salmisti gridano a Dio che l'ingiustizia, inclusi gli ingiusti, vengono puniti per riportare la perfezione di Dio.
Nell'Antico Testamento, ciò significava spesso una distruzione temporale, cioè nella vita.
Nel Nuovo Testamento, Gesù predisse la stessa punizione su Gerusalemme, perché non l'aveva riconosciuto ( Lc 19,41-44; vedi anche Mt 10,14-15; Mt 11,21-24; Mt 23,13-36 e molti altri brani ).
Alcune altre considerazioni:
Gesù parlò della distruzione di Gerusalemme piangendo ( Lc 19,41 ).
L'annuncio del giudizio divino non va fatto in modo orgoglioso ( come se noi fossimo migliori ) né vendicativo, ma con tristezza per quelli che lo subiranno, e con lode per Dio che non permette a nessun atto ingiusto di rimanere impunito.
L'invocazione di giudizio e giustizia si basa sul desiderio che Dio sia riconosciuto giusto, non su una vendetta personale.
Il vero problema non è che qualcuno ci fa male, ma che l'ingiustizia fatta è un'offesa a Dio perché contraria a quello che lui vuole.
Quando qualcuno fa male a noi personalmente, abbiamo l'insegnamento di Gesù a Mt 5,39-44.
Ci penserà Dio alla giusta retribuzione.
Anche nell'Antico Testamento, non si poteva fare giustizia di propria iniziativa.
A volte Dio ordinò agli Israeliti di fare giustizia - vedi la domanda generale, "Come si possono spiegare tutte le stragi commesse da Dio".
Ma non ordina più al suo popolo di fare giustizia o la vendetta.
Non perché Dio non fa più giustizia, ma perché non lo fa più attraverso il suo popolo.
Lo fa direttamente, oppure aspetta il ritorno di Gesù Cristo per giudicare tutto e creare un mondo perfettamente giusto.
Noi siamo chiamati invece a fare il bene al nemico, non a fare vendetta.
La vendetta, sia nell'Antico Testamento sia nel Nuovo Testamento, appartiene solo a Dio ( Dt 32,35; Rm 12,17-21 ).
Il giudizio di Dio non è contrario al suo amore, che è un insegnamento quanto dell'Antico Testamento tanto del Nuovo Testamento.
Vedi il commento su Malachia 1,3.
Quando abbiamo un giusto zelo contro l'ingiustizia, sia quella generale sia quella contro noi, dobbiamo avere lo stesso zelo contro la nostra ingiustizia.
Dobbiamo renderci conto che noi meritiamo la stessa punizione che i Salmisti chiedono per gli ingiusti.
Certo, forse siamo meno ingiusti, ma lo standard di Dio non è meno ingiustizia ma la perfezione.
Questo ci deve spingere a cercare il perdono di Dio invece del suo giudizio, che ci viene offerto nella sua misericordia perché Gesù ha preso la nostra punizione a posto nostro.
Per riassumere, dobbiamo avere lo stesso desiderio per la giustizia e odio per l'ingiustizia che troviamo nei Salmi.
Dobbiamo chiedere che Dio faccia giustizia.
E dobbiamo essere certi che Dio non lascerà nessun male impunito, che il nostro desiderio per la giustizia sarà soddisfatto, o sulla croce di Cristo per quelli che si ravvedono, o in inferno per quelli che non si ravvedono.
Intanto, facciamo il bene a tutti, e Dio penserà a quelli che fanno ingiustizia contro noi, contro gli altri, e contro Dio stesso.