In questo versetto Giovanni dice di non amare il mondo né le cose che sono nel mondo.
Però lo stesso Giovanni, nel suo Vangelo, dice che Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna ( Gv 3,16 ).
La spiegazione è che questi due brani usano la parola "amare" in sensi diversi.
Nel Vangelo, è usata nel senso cristiano, di cercare il bene di qualcuno anche se costa, e soprattutto se non c'è il contraccambio, per esempio quando l'altro non ama.
Così il mondo che si oppone a Dio ed è sotto il suo giudizio ( Gv 3,17 ) viene amato da Dio, anche al costo della vita del proprio Figlio.
La lettera di Giovanni, invece, parla di un amore che vuole le cose del mondo per se stesso, cioè una forma di concupiscenza ( che è quello di cui Giovanni parla nel versetto successivo 1 Gv 2,16 ).
Questo tipo di amore per le cose del mondo è opposto ad un amore per le cose di Dio ( Mt 6,24; Gc 4,4; vedi anche Gv 17,15-18 ).
Per questo motivo questo versetto è uno dei più difficili nella Bibbia, soprattutto per noi che viviamo in una società materialistica.
L'amore per le cose che tutti i nostri amici hanno e vogliono ci viene naturale, ed è molto difficile fare le scelte per desiderare quello che Dio vuole.
Basta confrontare la percentuale del nostro reddito che è spesa per i nostri desideri con quella spesa per l'opera di Dio.