Anselmo Galliano Cotti |
B27-A1
« Consummatus in brevi, esplevit tempora multa ».
O Carissimi Aspiranti e Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso: volete voi un esempio da imitare?
Ve lo presentiamo nel giovane Anselmo Galliano Cotti, che tentiamo far rivivere tra noi, perché in lui si avverò la sentenza dello Spirito Santo: « Consummatus in brevi, esplevit tempora multa ».
Infatti, di rare virtù ci fu esempio nella breve sua vita, e come figliolo di famiglia, e come scolaro e al tempo stesso come membro dell' « Unione » e Novizio dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Nato in Livorno di Toscana da ottima e religiosissima famiglia, il nostro Cotti mostrò, sin dalle classi elementari, vivacità di indole e non comune intelligenza.
Dopo il corso elementare, s'inscrisse alla Scuola Tecnica, di cui frequentò le tre classi, ottenendone con onore la licenza, segnalandosi nel comporre e nella calligrafia, le cui diverse forme di caratteri egli eseguiva con abilità singolare, il che gli valse ampie lodi e preferenze, nell'impiego che più tardi assunse in Torino.
Qui si iscrisse al Circolo cattolico « Costantino » il 18 giugno 1919 e lo frequentò per un anno.
V'ha un momento nella vita di tanti giovani difficilissimo: è la crisi giovanile.
Anche il nostro Anselmo Galliano Cotti soggiacque a tale crisi e vi si aggiunsero compagni non buoni, i quali malamente influirono sull'animo suo.
Ma in famiglia c'era un ottimo padre, il quale vegliava sulla condotta del figlio; c'era una madre ideale, che, d'accordo col marito, oltreché il dovere dell'esempio, conosceva quello della correzione fatta suaviter et fortifer.
Il Signore, nei suoi decreti, imperscrutabili sì, ma tutti di infinita misericordia e bontà, volle servirsi di una malattia, la quale, aggiunta alle paterne e materne ammonizioni ricondusse il figliolo ai sentimenti dai quali era prima animato.
Guarì. Mercé la grazia di Dio, il nostro giovane fece fermo proposito di vita buona e santa, che non smentì mai sino alla sua dipartita da questo mondo.
I genitori di lui, persone di fede e di illuminata pietà, che dovettero tosto adattarsi di quel sincero e radicale mutamento, ne ringraziarono commossi il Signore; e il loro figliolo, docile in famiglia, devoto in chiesa, puntuale nel suo ufficio, andava progredendo di giorno in giorno nelle cristiane virtù.
Una sera, ragionando insieme coi suoi cari, disse: « Vorrei istruirmi di più nella Religione; non la conosco abbastanza ».
Si passarono, come in rassegna, le diverse Scuole di Religione della città, e, risultando più vicina quella dei Fratelli delle Scuole Cristiane, si stabilì che vi si presenterebbe il giorno seguente.
Così fece; fu accettato. Ricevuti alcuni libri di una scienza così necessaria, li tenne sempre come altrettanti tesori, studiandone con interesse e amore le belle e consolanti verità.
Quivi ebbe campo di conoscere amici ben diversi da quelli che avevano tentato - verso il suo quindicesimo anno - di rovinargli l'anima e il corpo; conobbe e amò di santo affetto i Soci dell'Unione del SS. Crocifisso, e questa gli piacque assai, perché il suo statuto ha per scopo fondamentale la santificazione di se sesso e l'apostolato catechistico nelle parrocchie: vi fu iscritto e passò successivamente e presto per i gradi di Aspirante, di Socio effettivo e di Socio catechista.
Si era iscritto al tempo stesso alla Scuola Serale di Commercio, e, Direttore e Insegnanti di quella quarta classe, sentono il dovere di attestare che egli fu sempre modello di applicazione, e sopra tutto di pietà angelica, tanto che, tra una quarantina di suoi condiscepoli, dai 16 a 20 e più anni, il semplice suo contegno incuteva rispetto, e, direi quasi, una specie di venerazione, anche nei più allegroni e scalmanati: la sua presenza era una predica.
Non parliamo poi del bene che l'esempio di lui produceva nei suoi Consoci dell'Unione.
I ritiri di ogni prima domenica del mese, prescritti dallo Statuto, furono le occasioni scelte da Gesù Crocifisso e da Maria SS. Immacolata, per largire a quall'anima oramai docilissima alla grazia, favori particolari, di orazione, di illustrazioni celesti.
Quel cuore giovanile era tutto di Gesù: non pareva doversi più distaccare dal S. Tabernacolo, tanto grandi erano le attrattive che sentiva per l'Ospite divino.
E non solo nelle domeniche di ritiro, ma anche la sera, o prima o dopo la scuola serale, a un tratto scompariva dalla comitiva dei compagni, ed eccolo ai piè del S. Altare, solo soletto a effondere l'anima sua bella nel Dio che allietava la sua gioventù.
Un cuore tutto di cielo non poteva più a lungo rimanere su questa terra.
Ebbe il presentimento, anzi il preavviso della sua morte vicina, e la grazia singolare di un assoluto distacco dalle attrattive di questo mondo, non aspirando che alla Patria dei santi.
Totalmente affidatosi alle mani di un ottimo Direttore spirituale, ne osservò scrupolosamente le minime prescrizioni e i consigli.
E, per voler meglio prepararsi al suo vicino ingresso in paradiso, un anno prima della sua bella morte, sentendosi come un pesce fuor d'acqua, insisté presso, il Superiore dei Fratelli delle Scuole Cristiane, tanto, che fu ammesso al loro Noviziato di Grugliasco, presso Torino.
Non è che egli non desiderasse la vita, anzi, tutto ci dà a credere che egli, presago ormai dei suoi giorni contati, promettesse a Dio, qualora gliel'avesse prolungati, di consacrarli tutti all'apostolato della gioventù tra i figli del sommo educatore San Giovanni Battista de La Salle.
Comunque sia, figuriamoci un po' se egli non era allora nel suo elemento, e se non avrà esclamato con l'angelico San Luigi Gonzaga: Haec requies meu in saeculum saeculi; hic habitabo quoniam elegi eam!
Ivi la sua pietà ebbe campo di effondersi e di fiorire, manifestandosi in ogni occasione e facendogli produrre frutti d'ogni più bella virtù.
Nè si creda che la sua divozione così edificante, così profonda, fosse propensione e dolce inclinazione di indole; no, no, era risultato di vittorie nobilissime, per conseguenza frutto di generosa corrispondenza alla grazia di Dio, e di una coscienza profondamente convinta delle verità della nostra santa Religione.
Rivestito dell'abito religioso col nome di Fratel Clodolfo, il nostro caro Novizio si vide più felice d'un re nel suo paludamento, perché adorno delle livree di Gesù che egli amava tanto e al quale solo miravano i fervidi sospiri dell'animo suo.
Ma il presagio o meglio la interna rivelazione della vicina sua dipartita da questo mondo, era una realtà, poiché egli vi si preparava con tutto l'ardore di cui era capace.
Fedeltà alle Sante Regole e Costituzioni dell'Ordine abbracciato, da emulare il santo giovane Stanislao Kostha: fervore esemplare nell'orazione, nell'udir la S. Messa e nella Comunione quotidiana, frequenti visite a Gesù nel SS. Sacramento: ecco le sue prime e principali cure ed esercitate con l'avidità con cui un avaro s'affanna ad accumular tesori; e ben fu detto dal suo Direttore spirituale che, Iddio fece una gran regalo al Noviziato di Grugliasco, mandandovi il giovane Anselmo Galliano Cotti.
La salute che non ebbe mia vigorosa, dopo la malattia a cui accennammo e che produsse in lui, per grazia speciale di Dio, un radicale mutamento di vita, anche per il diuturno concentramento dello spirito nelle cose del Cielo, che alla guisa di tanti santi, mentre ne nobilitava e afforzava l'anima verso il Bene « che saziando di sé, di sé asseta », ne indeboliva il corpo, si trovò a esser cosi scossa, che, per consiglio, dei medici e dei suoi Superiori, fu obbligato a sospendere - per qualche tempo - il Noviziato, e a tornarsene in famiglia in perfetto riposo, per rifarsi in salute.
Vane speranze! E mentre il nostro caro Novizio sognava giorno e notte il dolce nido di Grugliasco, Dio gradiva i santi suoi desideri, perché « consummatus in brevi, esplevit tempora multa ».
Fu osservato che la vigilia della sua morte, non distolse un solo istante gli occhi dal Cielo, né mai lasciò di pregare: era una edificazione a vederlo, una predica efficacissima.
E poté dire il suo confessore che il Cotti era un'anima docilissima e continuamente unita a Dio.
La mattina del martedì dopo Pasqua rimase assopito; riavutosi alquanto, ricevette gli ultimi Sacramenti e qualche ora dopo, aperse gli occhi, fece un sorriso, un movimento come di uno che va incontro a qualche persona amata … e spirò.
Erano le ore 11 del 22 aprile 1924.
I suoi funerali ritrassero l'aspetto di una fioritura di cuori giovanili a lui affezionati, che ne accompagnarono la salma, in esemplare atteggiamento, con divote preghiere, ammirando nel caro Estito un modello di condiscepolo e di Socio dell'Unione del SS. Crocifisso, e ricordandone le rare virtù con una specie di venerazione.
Semplice ma eloquente il suo epitaffio: Indole aurea fior di novizio delle Scuole Cristiane Anselmo Galliano Cotti.
Piegò come raggio di sole al tramonto incontaminato lasciando in lacrime genitori fratellino - consoci che a lui mirano pregando
Livorno di Toscana, 17-VII-1903. - Torino, 22-IV-1924
Aggiungiamo qui, a comune edificazione, alcuni pensieri che il nostro caro defunto aveva presi a fondamento della sua condotta negli ultimi anni della sua vita, e che possiamo chiamare il suo testamento spirituale: diciamo grazie alla piissima sua madre di averceli fatti conoscere.
1. Quando un'anima si è data totalmente a Dio, non deve permettersi più nulla di propria soddisfazione.
2. Quanto più cercheremo di corrispondere alle buone ispirazioni, tanto più nostro Signore ci colmerà delle sue grazie e dei suoi favori.
3. Oggi in Croce, domani in Paradiso!
4. Tutto si può con l'aiuto di Dio.
5. Noi possiamo benissimo fare adorazione continua a Gesù in Sacramento nell'adempimento dei nostri doveri quotidiani, e così riparare a tutte le offese che gli si fanno.
6. È poca cosa pregare, se prima non ci raccogliamo un istante per riconoscere il nostro nulla e richiamarci alla mente la presenza di Dio.
7. Dobbiamo custodire gli occhi, perché sono le finestre per le quali entra il peccato nell'anima.
8. Per non peccare, bisogna tenerci sempre alla presenza di Dio.
9. Dobbiamo a quando a quando tacere, perché Gesù vuole parlare al nostro cuore.
10. Quando qualcuno è adirato con noi, raccogliamo i carboni ardenti sul nostro capo; Gesù penserà a spegnerli.
11. Col desiderare una vita lunga, c'è pericolo di offendere sempre maggiormente il Signore.
12. Dobbiamo avere una grande divozione per la nostra cara Mamma celeste, perché essa è la sola mediatrice presso Dio, e tutte le grazie ci vengono concesse per la sua intercessione.
13. Amiamo molto Gesù Crocifisso, pensiamo spesso ai suoi dolori, e così sopporteremo con più rassegnazione le miserie di questa vita.
14. Se il Cielo è così bello di fuori, che sarà di dentro? …
Il padre del nostro caro in una nobilissima lettera in cui ringrazia il Direttore dei Fratelli per le parole confortanti inviategli, così dice: « Il nostro estinto ebbe un amore speciale per Loro tutti, specialmente per il suo ottimo Direttore per il quale nutriva una grande venerazione.
« Sopportò la sua breve malattia con animo lieto e sempre sereno, inneggiando, si può dire, con lodi quasi continue a nostro Signore e alla Vergine Santissima; rimettendosi continuamente al Divin volere.
Non manifestò mai alcun desiderio, fuor quello di ritornare fra Loro, se Iddio gli avesse concesso di ristabilirsi completamente in salute; ma, anche in questo, si rimetteva pienamente alla volontà di Dio.
Spirò proprio da vero angelo, consolato dagli estremi conforti della nostra Santa Religione, dalla benedizione papale, mirando il bel cielo; dando a conoscere che in quell'istante la sua bell'anima se ne volava alla patria dei santi ».