Una visita alla Casa della Divina Provv.

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Il mondo, sentina di vizi e di corruzione, appoggiandosi con aberrazione della mente a una lontana reminiscenza pagana, fa irrompere, per le nostre vie e piazze, folle il carnevale, espressione della falsa gioia umana, che nello squilibrio morale, nelle travolgenti passioni dei sensi, inutilmente cerca la felicità, quella felicità vera che, rallegrando il cuore, innalza e Sublima lo spirito.

Ebbene, nell'ultimo giorno di carnevale, i Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, hanno voluto porre dinanzi ai loro sguardi una visione vera della vita, che facendoli riflettere sulle miserie umane, li innalzasse con lo spirito della fede, della speranza, della carità cristiana, verso sfere più alte, più nobili, a quelle sfere che direttamente gravitano attorno al trono di Dio, alla Provvidenza infinita.

E si recarono alla Casa della Divina provvidenza, al Cottolengo, che, esplicazione pratica dei sublimi insegnamenti del Vangelo, non a Torino, non all'Italia, ma al mondo intero insegna tacitamente quanto possa la forza morale di un uomo, che con il sostegno della religione, dimenticando sé stesso, tutto donava al prossimo più negletto e abbandonato; al prossimo che, colpito nell'anima e nello spirito, più sente la necessità di una mano amica che con soccorsi materiali, intellettuali, spirituali, lo aiuti, lo consoli, lo conforti nelle aspre vie di questa vita di prova, che insensati dicono tracciata da un cieco destino, da un fato inesorabile.

E di grande ammaestramento fu questa visita; che per i poveri ricoverati fu resa più felice da un'abbondante distribuzione di regali i più disparati e diversi, che innumerevoli benefattori gentilmente avevano messo a disposizione dei Catechisti.

Nella visita alle diverse famiglie, in cui sono distribuiti tutti i dolori, le sventure, le disgrazie che possono affliggere questo nostro misero corpo, nel viso di tutti si leggeva la più profonda impressione, la più viva commozione per quegli infelici, che, dentro un corpo deficiente e deforme, racchiudono un'anima bella, immortale, capace anche essa di slanciarsi con ardore di serafino verso l'Ideale più bello e più nobile.

È impossibile qui riportare anche solo alcuni degli episodi accaduti, commoventi e graziosi, tutti profondamente istruttivi.

La pace dipinta sul viso dei ricoverati, quegli sguardi di riconoscenza con cui venivano ricambiati i piccoli doni, e l'immancabile Deo gratias con cui venivano accetti, tutto era indice della fiducia che in loro, in più o meno grande misura, regna verso quella Provvidenza, che sempre veglia affinché anche per quelli, che la società chiama reietti, sorgano momenti di gioia e di consolazione.

È certo che questa visita sarà stata non solo causa di felicità per tanti infelici, ma anche principio di perfezionamento morale per tutti noi, poiché da una visita al monumento perenne della carità cristiana si esce più buoni: più buoni, nello spirito, più buoni nell'anima, pronti a combattere per una vita certamente migliore di questa terrena, dove tutto è menzogna, vanità e dolore.