Nella nostra sede principale

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Domenica 13 febbraio si compivano due feste intimamente connesse tra loro e che noi possiamo porre sotto la medesima intitolazione qui sopra: la benedizione del Vessillo dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata e la benedizione dei nuovi locali dell'Istituto Arte e Mestieri diretto dai F.lli delle Scuole Cristiane, perché l'una e l'altro uscirono dall'ispirazione del venerato Fr. Leopoldo e l'una è sostegno soprannaturale dell'altro.

Cediamo senz'altro la parola al « Momento » del 15 Febbraio.

« Domenica nella nostra città si è svolta una grande festa di Fede e di lavoro.

Le glorie del benemerito Istituto Arti e Mestieri di via delle Rosine, al quale, come ben scrisse su queste stesse colonne la penna di un'illustre nostra collaboratrice la contessa Rosa di S. Marco, dedicano da anni le vigili sagge loro cure i Rev. Fratelli delle Scuole Cristiane, nei quali rivive, splende e fiammeggia lo spirito di S. Giovanni Battista La Salle, hanno trovato la loro celebrazione solenne nell'inaugurazione dei nuovi locali che fece convenire nell'Istituto accanto alla Sacra Porpora dell'Amatissimo Pastore dell'Archidiocesi nostra, folla di ex-allievi e di ammiratori.

La festa, solenne e nel tempo stesso improntata a quella famigliarità cordiale ed affettuosa ch'è una caratteristica simpatica e suggestiva di ogni festa ove si celebri il lavoro, dove la fede sia esaltata accanto all'amor di patria, si svolse lietamente, coronata dalla Benedizione di un illustre Principe della Chiesa.

La benedizione della Bandiera dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso

La solenne cerimonia dell'inaugurazione dei locali fu preceduta da un'altra cerimonia, non meno suggestiva e non meno lieta: la benedizione della bella bandiera dell'Unione « Catechisti del SS. Crocifisso », impartita da S. E. il Cardinale Gamba che al suo arrivo all'Istituto, accompagnato dall'ottimo suo Segretario particolare Teol. Rabbia, era stato fatto segno ad una devota ed entusiastica ovazione.

La bella Cappella dell'Istituto, cui Io squisito senso d'arte di chi lo dirige seppe dare una decorazione suggestiva e nel tempo stesso molto armonizzante colla misticità sublime del Rito che ivi ogni giorno si rinnova, offriva la visione di una folla devota di giovani, e dietro ad essi i loro ottimi genitori, che ascoltavano la paterna e buona parola di S. E. il Cardinale e dall'elevato, fortificante sermone traevano grande forza spirituale e tanta efficacia di sublimi insegnamenti.

Della bella bandiera, capolavoro di ricamo, ammirabile, con il Crocifisso da un lato e l'Immacolata dall'altro, era madrina la signora Musso-Croce e padrino il conte Alessandro Arborio Mella.

Il rito dolcissimo e pio della benedizione della bandiera e di due quadri: il Crocifisso e l'Immacolata, coronato dalla paterna ed ispirata parola di S. E. il Cardinale, fu preceduto da un discorso del benemerito Presidente dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso Sig. Giovanni Cesone, che seppe esprimere molto bene l'esultanza dei giovani per l'onore che loro si compiaceva di fare l'Illustre Principe della Chiesa e seppe trarre da quella lieta e festosa benedizione i migliori auguri per l'avvenire dell'Associazione « Catechisti del SS. Crocifìsso ».

Dopo la simpatica cerimonia S. E. iniziò la visita ai locali dell'Istituto Arti e Mestieri, avendo a guida sapiente l'ottimo Direttore il rev. Fratel Aquilino.

La visita di S. Em. ai nuovi locali

S. E. che indossava i Sacri Paramenti, avendo ai lati i baldi Esploratori Cattolici che gli facevano scorta d'onore, passò nel Reparto dell'Aggiustaggio, ove trentasei giovani erano schierati accanto ai loro tavoli di lavoro, accanto a quegli stessi tavoli ove ogni giorno, sotto il vigile, fraterno sguardo dei Fratelli delle S. C. attendono alla loro lieta fatica.

Dal reparto dell'Aggiustaggi o S. E. passò nel moderno laboratorio delle macchine, dopo aver benedetto i bei locali sotterranei del reparto falegnameria.

S. Em. mostrava di molto interessarsi dell'organizzazione dell'Istituto, organizzazione davvero esemplare e degna di ogni più alta lode, per l'ispirata nobiltà degli intelligenti maestri e per la diligente cooperazione lodevole e zelante degli allievi.

Alla visita dei nuovi locali seguì al piano superiore dell'Istituto un'applaudita Accademia.

Il salone dell'Istituto era stato decorato con molta signorilità: erano in ogni lato fioritura di bella verzura e tricolori d'Italia.

Il palcoscenico, sormontato da tricolori, era decorato con buon gusto artistico.

Il bel quadro del Morgari, che ben rappresenta S. Giovanni Battista La Salle, mentre presenta alla Madonna, i figli del popolo, acquistava particolare rilievo dal rosso dello sfondo su cui spiccavano le effigi del Sommo Pontefice e di S. M. il Re.

Così, nella geniale decorazione curata dai Fratelli delle Scuole Cristiane, spiccava quella bella fusione di religione e di amor patrio ch'è la caratteristica della sapiente educazione da essi, Maestri nel senso più bello ed elevato della parola, impartita alla gioventù.

Sul palcoscenico presero posto accanto a S. E. le autorità.

Erano accanto all'Amatissimo Pastore della nostra Archidiocesi, il benemerito Direttore dell'Istituto Arti e Mestieri il Rev. Fratel Aquilino, la signora Musso-Croce ed il conte Arborio Mella, rispettivamente padrino e madrina della bandiera poco prima inaugurata, l'ottimo Direttore spirituale dell'Istituto Teol. Bersano, il Can. Prof. Bues, il Prof. Enrico Bettazzi, l'Avv. Conte Buffa di Ferrerò, Mons. Maritano, i Canonici Dalpozzo e Merino, signora Lurini per l'Associazione Madri e Vedove dei Caduti, il valoroso Padre Reginaldo Giuliani, il Rev. Fratello Ernesto Moretti, direttore del Collegio di S. Giuseppe, il Rev. Fratello Visitatore Provinciale Fr. Leandro, l'Ing. Jorio per e Scuole di S. Carlo, il cav. uff. Porino, il cav. Ferruzzi e molte altre personalità industriali.

Il nostro giornale era rappresentato dal nostro condirettore dott. Mario Mazzarelli e dal collega De-Marchi.

La sala era gremita da una bella folla di invitati: composta dalle famiglie degli allievi dell'Istituto e dagli ex-allievi.

La vita operosa dell'Istituto nella bella relazione del Direttore

L'accademia si iniziò col « Canto della Bandiera d'Italia ».

Il giovane Unia Casimiro lesse a S. E. un bello ed ispirato saluto di figliale devozione.

Prese quindi la parola l'ottimo Direttore dell'Istituto il Rev. Fratel Aquilino, alla cui tenace e operosa volontà molto deve l'Istituto, oggi più che mai rigoglioso di iniziative industriali e di discepoli intelligenti e buoni.

Se lo spazio ce lo consentisse, il caldo ed ispirato discorso di Fratel Aquilino, ove il felice progresso dell'Istituto è con colorita sintesi efficacemente tratteggiato, discorso che fu ascoltatissimo da S. Em. e dalla folla invitata e meritò frequenti applausi e spontanee approvazioni, avrebbe qui l'integrale riproduzione.

Costretti alla sobrietà per non uscir dai margini, diremo solo che il successo del forte discorso è stato equivalente ad una vera e propria dimostrazione di simpatia di tutta la cittadinanza torinese per l'Istituto Arti e Mestieri.

L'ottimo Direttore, dopo aver rivoltò un ispirato e devoto saluto a Sua Emin. il Cardinale, traendo il miglior augurio dalla Benedizione impartita da S. Em. per favvenire dell'Istituto, tracciò la storia, gloriosa di fede e di lavoro, dell'Istituto che dai 25 alunni del 1920, anno della sua fondazione, è giunto ora ai 230 alunni, e dalle poche morse disposte nell'aula semibuia del primo laboratorio è giunto alle moderne officine.

L'oratore illustra i nobili fini dell'Istituto, vera scuola cristiana del lavoro; « l'operaio - dice Fratel Aquilino - abituato un tempo nei rumorosi comizi a sentir negar la Patria che ci attende oltre le stelle, finì per rinnegare la dolce Patria che prima ne sostenne e, protesse, coprendoci con la gloria che nei secoli immortalò il genio italico, la nostra scuola, che sorgeva proprio all'indomani dell'occupazione delle fabbriche da parte delle maestranze piemontesi, si proponeva appunto di concorrere alla migliore educa-zione degli operai ».

Fervore di autorevoli consensi all'Istituto Arti e Mestieri

L'oratore dopo aver accennato ai più alti pubblici titoli di elogio, meritati in Esposizioni ed in Mostre dall'Istituto, ringrazia gli industriali torinesi che collaborarono per la riuscita dell'Istituto, e tra questi in special modo il dott. Poma, il cav. Forgnone, molti ex-allievi, e termina la sua lucida e confortante relazione, con un ringraziamento alle Autorità ed Enti cittadini ed a quanti, come il comm, prof. Piero Gribaudi, non tralasciarono occasione per aiutare l'Istituto, e chiude il suo discorso auspicando, con calda perorazione, alle fortune della Patria.

La paterna parola di S. Eminenza

Quindi l'ex-allievo dell'Istituto, signor Francesco Bosio portò a S. E. ed alla Direzione il memore saluto degli ex-allievi.

Quindi ebbe luogo la premiazione dei giovani che più si distinsero, tra i quali segnaliamo i giovani Unia, Ferrari e Gillo, premiati con medaglia d'oro e d'argento offerte dalla Camera di Commercio.

Prese la parola S. Em. il Cardinale che elogiò con paterna parola l'opera dell'Istituto e ne esaltò le alte finalità rincorando gli animi dei giovani con accese parole di fede.

Terminò ricordando le parole di S. Em. il Cardinale Mercier allorché visitò la nostra città: « non c'è città ove più regni sovrana la carità! » osservando come l'Istituto Arti e Mestieri ben onori la Città.

Le alte ed ispirate parole dell'Illustre Principe della Chiesa scesero nei cuori altamente ammonitrici e rincoranti.

Il canto delle belle e fresche voci dei giovani pose fine alla lieta festa del lavoro e della fede ».

Ci sia permesso aggiungere qui alcune impressioni d'un Socio dell'Unione, del Crocifisso sul discorso di S. Em. dopo la benedizione del Vessillo; e poi un passo d'un bell'articolo della Contessa Rosa di San Marco apparso sempre sul « Momento » il 13 febbraio a proposito della futura festa della benedizione dei locali dell'Istituto Arti e Mestieri.

« Il rito della benedizione del Vessillo e dei due quadri di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata che orneranno la sede dell'Unione, è presto compiuto; e ora fra la più profonda attenzione Sua Eminenza rivolge la parola ai presenti.

E qui impossibile riportare tutti i pensieri e insegnamenti che si potevano e si dovevano trarre da quell'ardente parola.

L'adempimento perfetto e coscienzioso dei propri doveri, la necessità della perfezione spirituale e dell'insegnamento religioso alle anime ignoranti, insomma l'intero regolamento della Unione Catechisti, trovava nell'autorevole e convincente parola di S. Em. il Cardinale non solo la approvazione più piena ma anche il plauso che non ci deve inorgoglire, ma si spronarci a sempre meglio operare; affinché con l'opera nostra, quantunque modesta, possiamo sempre portare un sassolino a quel grandioso edificio che tutti ammirano e inchinano, cioè a quella Chiesa che brillando di luce immortale illumina i popoli, li dirige per vie giuste e sante verso il regno del Suo Mistico Sposo Gesù Cristo.

È certo che profonda fu l'impressione fatta sugli animi dalle parole di S. Em. il Cardinale, e la vista del vessillo.

Varrà a ricordare i propositi di preghiera, di azione e di sacrificio che in quel momento d'entusiasmo si sono fatti, affinché l'opera nostra sia non meteora che passa, ma opera fattiva, ricca di frutti spirituali per noi e per gli altri, sì da lasciare una luminosa incancellabile impronta, che sia via sicura alla Patria Celeste ».

* * *

« Finita la scuola, i ragazzi del popolo che devono avviarsi al lavoro per farsi strada nella vita, si trovano sbalzati d'improvviso a contatto con tutte le tentazioni del male, di fronte a tutte le difficoltà che inceppano il passo.

Ogni noviziato è penoso. Ogni tirocinio è gravoso.

Così per moltissimi, l'apprendissaggio è l'anticamera dell'inferno.

Per molti è il vestibolo della galera.

* * *

Ma non si potrebbero aprire scuole per gli apprendisti come si aprono scuole per gli analfabeti?

Furono persone di grande fede e di gran-de cuore che si fecero questa domanda e che vi risposero affermativamente, istituendo Laboratori interni nei Ricoveri degli orfani, dei derelitti rifugiati sotto le provvide ali della carità cristiana.

Il posto d'onore spetta, come sempre, al sacerdozio cattolico, antesignano d'ogni benefica opera umanitaria e civile.

Il Venerabile Don Bosco, il Servo di Dio Leonardo Murialdo, Don Luigi Orione ed altri ancora, hanno dato alla Società le magnifiche legioni degli operai credenti, onesti, disciplinati che arginarono le straripanti correnti in epoche tempestose e presidiarono validamente la patria.

Ai futuri lavoratori non escono che in minoranza dai Collegi e dalle Opere Pie.

Come fare per quelli che provengono direttamente dalle famiglie? Questa fu la seconda domanda, che ebbe esaudimento dalla generosità d'un umile Minorita, Fra Leopoldo Musso, vissuto e morto da Santo in Torino, inspiratore dell'istituto d'Arti e Mestieri che i benemeriti Fratelli delle Scuole Cristiane apersero in via delle Rosine, 14, per i ragazzi esterni.

Sotto la guida saggia, indefessa, amorevole, premurosa di Fratello Aquilino e dei suoi aiutanti nei quali rivive, splende e fiammeggia lo spirito di S. Giovanni Battista La Salle, l'istituto s'infoltò di alunni e ben presto divenne angusto allo scopo.

La crisi economica, la scarsezza del danaro, il costo eccessivo della mano d'opera non valsero a far desistere la Direzione dall'idea di ampliarlo.

Nuovi locali grandiosi arieggiati, corredati di macchinario perfezionato, vi furono aggiunti ed oggi saranno inaugurati alla presenza delle Autorità cittadine, e benedetti dall'Em.mo Cardinale Arcivescovo, che tanta paterna benevolenza riserba ai figli del lavoro.

Oltre 200 sono gli apprendisti, divisi in sezioni di coetanei, che scelti e provetti maestri addestrano teoricamente e praticamente nei vari mestieri, con una continua sorveglianza, ch'è sicurezza di appoggio e mai peso di giogo.

La preghiera e gli esercizi di pietà iniziano la giornata laboriosa, che ha sue pause gradite nelle ricreazioni in vasto cortile, dove i giochi all'aria aperta, la ginnastica, il canto richiamano sulle labbra degli adolescenti non la risata ignobile od insensata per lazzi volgari che abbrutisce, ma la risata fresca e pura che zampilla dalla sana e schietta letizia della coscienza in pace.

La festa d'oggi non è tuttavia un fine, ma una tappa nel programma della Direzione, che sogna in avvenire una casa propria capace di migliaia di posti, per accondiscendere a tutte le richieste e formare squadre - modello di operai artigiani che in Italia ed all'estero sappiano tenere alte le belle tradizioni del lavoro nazionale ingentilito dalla grazia dell'arte nostra.

Che il buon desiderio si avveri, dev'essere l'augurio di quanti sull'esempio di Cristo amando i fanciulli, li vogliono sottrarre ad ogni perniciosa occasione di fisico danno e di morale pervertimento ».

Contessa Rosa di San Marco.