Giuseppe Marocco |
B43-A11
La pagina della Scuola Arti e Mestieri
Torino - Via delle Rosine, 14
Zelatore dell'Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata
Il 14 febbraio u. s., alle ore 10 di sera, piamente - come visse - moriva il signor Giuseppe Marocco, capo officina del nostro laboratorio di Aggiustaggio.
Per ricordare degnamente l'umile, ma ottimo operaio, che tanta parte ebbe nella organizzazione pratica dei nostri laboratori, bisognerebbe avere conosciuto intimamente le grandi virtù che ornarono l'animo suo ardente e semplice e saper ritrarre con colori vivi e reali la fede grande che l'animò nel suo lavoro monotono e noioso, compiuto da Lui con un'assiduita e con costanza non mai smentite.
Nacque a Villanova d'Asti il 15 giugno 1862, e finite appena le scuole del paese natio, veniva messo a lavorare presso un fabbro del suo villaggio.
Di là passò nelle officine dell'Arsenale di Torino, dove si fece ben volere dai Superiori per il fare gentile e modesto e stimare dai compagni di lavoro per la fermezza del carattere.
Nei tristi tempi dell'imperante sovversismo, egli, cristiano e cattolico praticante, fu tosto preso di mira dai motteggi, dai frizzi, e, talvolta anche dai non micidiali, ma per nulla piacevoli proiettili dei suoi compagni di lavoro ma non deviò per nulla dalla sua linea di condotta, praticando sempre e senza ostentazione gli atti della sua fede religiosa.
Raggiunto il limite di età, voluto dal Regolamento, fu mandato in pensione ed allora, nel 1921 il bravo operaio venne nel nostro Istituto come insegnante pratico di aggiustaggio.
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Ricordo ancora e sempre ricorderò, quando il buon Sig. Marocco venne a prendere il suo posto nella vecchia ed unica officina del nostro nascente Istituto.
Una forgia, poche morse, poche lime, qualche martello e qualche scalpello erano allora tutta l'attrezzatura della Scuola.
Ho ancora presente l'impressione di costernazione dipinta sulla sua faccia seria, ma buona, quando venne a parlarmi dopo aver visto in laboratorio quel pochissimo che c'era e quel moltissimo che mancava.
Ma non si scoraggiò la sua fede in Gesù Crocifisso che lo guidò nella sua vita operosa, gli additò: nella nostra scuola un mezzo infallibile di formazione di buoni operai e si mise risolutamente all'opera.
Non rifuggendo dalla fatica, abbozzo un programma di lavorazione giudicato ottimo da tutti gli intendenti; forgiò egli stesso gli utensili mancanti; fu fabbro, meccanico, falegname, muratore e incominciò la sua missione di pazienza, di attività, di dedizione piena alla scuola, che solo la morte doveva troncare.
Quando nel 1926 l'Istituto poté prendere in affitto altri locali e trasportare in una sala più ampia e più luminosa l'officina per aggiustatori, guidato dal suo senso pratico e sostenuto dal suo amore per la scuola, lavorò indefessamente per tre mesi affine di mettere in tutto punto il laboratorio, ordinandolo in ogni particolare come avrebbe fatto della sua stessa casa.
Chi può dire quanta pazienza abbia dovuto esercitare con alunni numerosi, maldestri, irrequieti e sempre alle prese tutti i giorni e per tutto l'anno scolastico con lo stesso lavoro e con le stesse difficoltà?
Proprio per questo era amato dai suoi alunni: per la pazienza a tutta prova; per la paterna bontà dell'animo suo ( anche quando faceva il viso burbero e severo, manifestava chiaramente che solo il vero bene dell'allievo lo guidava nell'aspro lavoro ); per il suo buon cuore che si commoveva fino alle lacrime dinanzi al corruccio dei giovanissimi alunni incapaci di portare a compimento i loro piccoli capolavori.
Nelle periodiche riunioni trimestrali per la proclamazione dei, risultati degli esami, quando entrava in sala il buon Signor Marocco, l'assemblea numerosa degli alunni scattava unanime in un fragoroso applauso il brav'uomo si commoveva visibilmente per la manifestazione.
Ricordo che una volta volle dire due parole ai giovani: raccomandò l'onestà e la fermezza del carattere, ma non poté continuare a lungo il suo dire: la commozione lo vinse.
Ultimamente, poi, non interveniva più alle solite adunanze trimestrali; nemmeno quando una deputazione degli allievi più grandi andava a cercarlo nella sua officina con propositi - non mai però mantenuti - di fargli perfino dolce violenza …: voleva evitarsi quelle ovazioni e la conseguente commozione.
Finito il corso dagli studi, gli alunni si recano al lavoro presso le officine della città; ma al pomeriggio del sabato o nelle mezze giornate di riposo, tornano alla scuola che li addestrò alla vita, per rivedere quei luoghi e persone, a cui si sentono sempre affezionati e rivivere i momenti così dolci della fanciullezza e della adolescenza.
Ma non un ex-allievo è venuto a rivedere la sua scuola, senza recarsi all'officina di aggiustaggio a salutare « Papà Marocco »!
Della sua fede operativa diede tali prove da riuscire di grande edificazione per tutti coloro che l'avvicinarono.
Fin da bambino fu devotissimo della V. Maria: in onore suo e per ottenere la materna protezione, nei primi anni di lavoro sacrificò per parecchi mesi la parca colazione del sabato, destinando in elemosina a un Santuario della Madonna i due soldi che la mamma gli dava per comprarsi il companatico.
Devotissimo della Santa Eucaristia assisteva quotidianamente alla Santa Messa nella Chiesa della Visitazione, non lontana da casa sua, e vi faceva abitualmente la Santa Comunione.
Era ascritto alla Associazione dell'Adorazione Notturna e non una volta lasciò di passare la notte in adorazione, quando l'Associazione chiamava mensilmente i suoi Soci al pio tributo di onore al Dio Eucaristico.
Amantissimo della preghiera, non incominciava mai la sua giornata di lavoro senza offrire a Dio le sue fatiche e quando già insegnante alla Scuola Arti e Mestieri si recava in officina per predisporre il lavoro degli allievi, appena indossata la bluse del l'operaio, credendo non esser visto da nessuno, si rivolgeva verso il SS. Crocifisso e faceva la sua preghiera.
E quante volte si vide il buon Marocco confondersi con i giovani dell'Unione del SS. Crocifisso per fare con loro il ritiro mensile!
Ora Egli non è più. Il suo spirito benedetto già gode in Cielo il premio delle sue virtù; ma il suo ricordo rimane ben vivo nella Scuola da Lui tanto amata, è scolpito nel cuore dei tanti alunni che lo hanno amato qual padre e venerato come un maestro, è circonfuso d'imperituro affetto e gratitudine dalla Scuola Arti e Mestieri.