Scintilla d'amore a Gesù Crocifisso |
B56-A8
Per gli aspiranti Catechisti
Tutti noi abbiamo certamente nell'animo un desiderio grande di farai sempre più buoni e, per quanto ci è passibile, di rendere migliori coloro che ci stanno attorno: parenti, amici, conoscenti.
E nel tempo stesso ci sentiamo tanto deboli.
Dovremmo forse rinunciare al nostro grande ideale di bene, di apostolato?
Non prevalga mai in noi tale sentimento di sfiducia!
Se non possiamo nulla, chiediamo aiuto con tutto l'ardore del cuore al Grande Santificatore delle anime, allo Spirito Santo, supplicandolo con fede di concederci i suoi doni, e di farci comprendere che la vera ricchezza dell'uomo, viatore sulla terra, è la virtù.
Chiediamogli di riempire l'anima nostra del « santo timore di Dio », affinché abbiamo da fuggire il male, non solo, ma che la sola ombra di esso ci spaventi e ci faccia gridare come i santi: « La morte, ma non il peccato ».
Preghiamolo pure insistentemente di concederci il grande dono della fortezza, in modo che ci siano rese facili due virtù che fanno tanto cara la giovinezza, specialmente quella che si dà all'apostolato catechistico, cioè la modestia e il silenzio.
Si legge nella vita di Santa Margherita Maria, colei che ebbe dal Sacro Cuore di Gesù le note rivelazioni e promesse, che essa era così modesta e silenziosa, da far dire a uno dei suoi famigliari: « Mi pare che esageri anche un poco ».
Essa abbassò il capo, e disse umilmente: « Perché accontentare tanto gli occhi e la lingua che presto dovranno marcire? ».
Sapiente risposta di una fanciulla!
Nelle brevi note cronologiche dei nostri Catechisti defunti, si legge che avevano una modestia e un silenzio ammirabile.
Il Catechista Nicoara, ingegnere Giustino, il quale per salvare alcuni operai sacrificò la propria vita, aveva una modestia edifìcantissima; per le vie di Torino e all'Università per il suo silenzio e la sua modestia attirò l'affetto di tutti i buoni.
Nella biografia di Galliano Cotti, giovane che nella sua breve esistenza non sognò che il Cielo, e che morì esclamando: « Paradiso, paradiso », aveva una modestia che dicemmo perfino esagerata.
Ad imitazione dei nostri Catechisti morti siamo modesti e silenziosi in casa, nel lavoro quotidiano, per le vie, e preghiamo perciò lo Spirito Santo a comunicarci il dono della fortezza che le due predette virtù sostiene e conferma.
La parola della lode è pronunciata dai vostri Catechisti, da coloro che sono stati, dai nostri benamati Superiori, incaricati di seguirvi nelle vostre virtù, che sono ancora come arbusti facili a piegarsi e a schiantarsi alle burrasche della giovinezza.
Essi avevano raccomandato vivamente, prima del termine dell'anno scolastico, a coloro di voi che sarebbero andati lontani dalla sede a trascorrere il periodo delle vacanze, di scrivere, di tenersi vicino d'anima con la sede, e, sebbene lontani, di seguire quelle pratiche di pietà che, anche nella stagione estiva, si sarebbero tenute vive alla sede.
Le loro raccomandazioni sono state accettate dai cari assenti; infatti sovente arrivarono alla nostra sede delle lunghe corrispondenze: era la vita dei campi, dei monti, del mare, vissuta in intimità con Dio, con il pensiero agli amici dell'Unione » e affidata al testimonio buono della nitida carta.
I vostri Catechisti nel ricevere una vostra missiva sentivano nell'anima una festa e nel tempo stesso la consideravano un premio alle fatiche durate per voi, e quindi sentono il dovere di affidare sulla pagina di « Scintilla » i loro ringraziamenti vivissimi.
In modo particolare la parola del plauso sincerissimo vada agli Aspiranti Catechisti, i quali restati a Torino furono puntualissimi al mattino alla funzione domenicale dell'Unione.
I registri di presenza della nostra cara Unione hanno segnato ogni domenica da quindici a venti vostri nomi.
Per voi, amatissimi Aspiranti fu un sacrifizio, ma qual fonte di gioia nel giorno del premio!
Allora benediremo di essere stati fedeli al Regolamento della nostra cara Unione Catechisti, di avere arricchita l'anima nostra dei fiori delle più belle virtù e specialmente di essere stati apostoli del Catechismo, poiché è infallibile la promessa del Signore: « Coloro che avranno insegnato la via del bene agli altri risplenderanno come stelle nell'eternità ».