Paternità |
B68-A6
Confesso di scrivere volentieri per i padri di famiglia, perché ho della paternità un altissimo concetto, so di parlare a persone rivestite di una missione, governate da sentimenti di responsabilità, a uomini che sanno per prova che cosa sia la vita: con costoro discorro adunque con piacere sul tema « la Paternità ».
Ma per intenderla nella sua interezza, bisogna ricorrere, come a termine di confronto, alla paternità divina, fonte e modello di ogni paternità: da questo punto di riferimento noi possiamo conchiudere che la paternità umana è anzitutto una partecipazione dell'atto creativo divino.
Premettiamo tuttavia che la generazione umana non è la creazione dal nulla, ma produzione secondo leggi di natura.
Ma chi è l'autore di queste leggi se non Iddio? Chi le ha immesse nella natura creata se non Lui?
Le leggi della natura negli esseri viventi, perpetuano dunque l'atto creativo divino.
Ma quale differenza tra l'uomo e gli altri esseri viventi; uno sguardo comprensivo al nostro globo ce la farà presto rilevare.
Splendida senza dubbio è la nostra dimora terrestre: in alto un padiglione trapuntato di stelle, intorno un mare di luce che ci inonda e ricrea; in basso un manto verde, sorriso da una policromia infinita di fiori, deliziato da saporitissimi frutti; occhieggiato da specchi incantevoli di acque, solcato da quei nastri d'argento che sono i fiumi; irrobustito dalle amene e gigantesche elevazioni dei colli e dei monti; allietato dalla musica degli uccelli, dal movimento multiforme e vario di tutti gli animali, fasciato e protetto all'intorno dalla maestà e forza dell'oceano.
È grande, sì, anche solo nel nostro globo, la sapienza e potenza del Creatore; l'artefice divino è invero presente nella sua opera: c'è armonia tra Dio e il mondo, ma un'armonia molto incompleta.
Non sanno quelle creature ciò che rappresentano, nulla intendono di quanto io qui scrivo: il pensiero dell'uomo era nella mente divina creandole; quelle cose non sono che, la transitoria dimora umana e nulla più.
Per crearle bastò un fiat; trattandosi invece di creare l'uomo Dio si raccolse ed esclamò: l'essere di costui sarà a nostra immagine e somiglianza.
E comincio con la somiglianza ella innocenza, lo stato di giustizia, la perfetta amicizia con Dio; poi l'immagine della intelligenza e dell'amore; per ultimo quella della perpetuità della vita con la esenzione al corpo dalle malattie e dalla morte.
Ma che vuol dire propriamente somiglianza?
Due esseri che si somigliano non tanto nei lineamenti esteriori quando per le qualità dell'anima, vivono l'uno nell'altro, s'intendono e si amano, formano a così dire un essere solo; ecco la dignità ed il preciso dovere dei padri di famiglia: alimentare in sé e perfezionare nei figli l'immagine di Dio.
Voi padri, che andate orgogliosi se nei figli scorgete l'animo vostro; rallegratevi, sì, ne avete ben ragione: è l'unico modo questo, di sopravvivere nel casato, di rendere imperitura la genealogia del nome: siamo creati per la vita, e vogliamo vivere in perpetuo anche in questo mondo; ma riconoscete almeno la stesso diritto anche in Dio.
Dio impronta e mantiene la sua immagine in tutto il creato; solo nell'uomo non avrà il diritto di mantenerla?
E non avrà questo diritto solo perché l'ha più d'ogni altra creatura beneficato e destinato alla gloria del cielo?
Orrore, mostruosità imperdonabile.
Risultano dunque chiari i doveri del padre di famiglia:
1. come partecipe dell'atto creativo divino non deve porre limiti alla volontà di Dio, espressa nell'efficacia delle sue leggi: il padre generando per Iddio, genera per la santità la gloria e la felicità dei figli;
2. deve mantenere in sé e conservare nei figli viva e parlante l'immagine di Dio: Con questo secondo dovere egli diventa anche strumento della provvidenza divina.
F. Isidoro di Maria
( Continua )